Parafrasi, Analisi e Commento di: "Neve" di Umberto Saba


Immagine Umberto Saba
1) Scheda dell'Opera
2) Introduzione
3) Testo e Parafrasi puntuale
4) Parafrasi discorsiva
5) Figure Retoriche
6) Analisi e Commento
7) Confronti
8) Domande e Risposte

Scheda dell'Opera


Autore: Umberto Saba
Titolo dell'Opera: Canzoniere
Data: 1934 (la raccolta Parole è confluita nella terza edizione del Canzoniere, opera che contiene l'intera produzione poetica di Saba. L'ultima edizione, uscita postuma nel 1961, è suddivisa in 26 sezioni)
Genere: Poesia lirica
Forma metrica: Endecasillabi sciolti, tranne i versi 2, 3 e 17, per un totale di 20 versi raggruppati in due strofe irregolari, la prima di 6 e la seconda di 14 versi.



Introduzione


L'introduzione della poesia "Neve" di Umberto Saba ci introduce in un'atmosfera intima e riflessiva, tipica dello stile del poeta. In questa lirica, Saba utilizza la neve come simbolo di purezza, silenzio e distacco dal mondo quotidiano. Attraverso immagini semplici ma evocative, il poeta trasforma un paesaggio innevato in uno scenario che invita alla meditazione e all'introspezione, esplorando temi come la solitudine, il tempo e il legame tra natura e stati d'animo. La neve, con la sua presenza leggera e avvolgente, diventa metafora di un mondo interiore sospeso tra malinconia e serenità.


Testo e Parafrasi puntuale


1. Neve che turbini in alto ed avvolgi 2. le cose in un tacito manto, 3. una creatura di pianto 4. vedo per te sorridere; un baleno 5. d'allegrezza che il mesto viso illumini, 6. e agli occhi miei come un tesoro scopri. 7. Neve che cadi dall'alto e noi copri, 8. coprici ancora, all'infinito. Imbianca 9. la città con le case e con le chiese, 10. il porto con le navi; le distese 11. dei prati, i mari agghiaccia; della terra 12. fa' – tu augusta e pudica – un astro spento, 13. una gran pace di morte. E che tale 14. essa rimanga un tempo indeterminato, 15. un lungo volger d'evi. Il risveglio, 16. pensa il risveglio, noi due soli, in tanto 17. squallore. In cielo 18. gli angeli con le trombe, in cuore acute 19. dilaceranti nostalgie, ridesti 20. vaghi ricordi, e piangere d'amore. 1. Neve che turbini in mulinelli ed avvolgi 2. tutte le cose in un mantello silenzioso, 3 – 4. vedo mia moglie (una creatura votata al pianto come tutti gli esseri umani) sorridere per te; (vedo) 5. un'allegria improvvisa che illumina il suo viso triste 6.ed è come se i miei occhi avessero scoperto un tesoro. 7. Neve che cadi dall'alto e ci ricopri (con il tuo manto) 8. ricoprici ancora, all'infinito. Imbianca 9. le case e le chiese della città, 10. le navi del porto; rendi gelide le superfici 11. dei prati e dei mari; 12 – 14. tu che sei di buon augurio e pura, fai della terra un astro spento e donale una gran pace con la morte. E fa' che essa rimanga in questo stato per sempre, 15. o almeno per un lunghissimo periodo (per un lungo trascorrere di secoli). 16 – 17. Immagina come sarebbe il risveglio: solo noi due in mezzo a tanta desolazione. In cielo 18 – 20. si risveglierebbero gli angeli con le trombe, nel cuore profonde e laceranti nostalgie, vaghi ricordi, così da piangere per tanto amore.



Parafrasi discorsiva


[vv. 1-5] Neve che turbini in mulinelli ed avvolgi tutte le cose in un mantello silenzioso, vedo mia moglie (una creatura votata al pianto come tutti gli esseri umani) sorridere per te; (vedo) un'allegria improvvisa che illumina il suo viso triste 6.ed è come se i miei occhi avessero scoperto un tesoro.

[vv. 7-20] Neve che cadi dall'alto e ci ricopri (con il tuo manto) ricoprici ancora, all'infinito. Imbianca le case e le chiese della città, le navi del porto; rendi gelide le superfici dei prati e dei mari; tu che sei di buon augurio e pura, fai della terra un astro spento e donale una gran pace con la morte. E fa' che essa rimanga in questo stato per sempre, o almeno per un lunghissimo periodo (per un lungo trascorrere di secoli).
Immagina come sarebbe il risveglio: solo noi due in mezzo a tanta desolazione. In cielo si risveglierebbero gli angeli con le trombe, nel cuore profonde e laceranti nostalgie, vaghi ricordi, così da piangere per tanto amore.


Figure Retoriche


Anafore: vv. 1, 6: "Neve". Le due strofe che compongono la poesia ripetono il soggetto centrale del componimento.

Personificazione: vv. 1, 6: "Neve". Il poeta si rivolge alla neve come fosse un personaggio in carne e ossa

Apostrofi: vv. 1-6, v. 12: "Neve che", "tu augusta e pudica". Il componimento è formalmente rivolto dal poeta alla neve

Endiadi: v. 12: "tu augusta e pudica". I due attributi accoppiati descrivono la regalità e l'innocenza della neve.

Perifrasi: v. 3: "una creatura di pianto". La moglie del poeta è evocata attraverso la descrizione della sua malinconia.

Asindeti: vv. 9-13: "le città [...]/ [...] pace di morte". Il poeta elenca gli elementi panoramici avvolti dalla caduta della neve

Allitterazioni: v. 1, v. 9, v. 15, v. 18, v. 19: "Neve che turbini in alto ed avvolgi", "la città con le case e con le chiese", "un lungo volger d'evi. Il risveglio", "gli angeli con le trombe, in cuore acute", "dilaceranti nostalgie, ridesti". Il poeta insiste sui suoni dolci per riprodurre il silenzio della caduta dei fiocchi.

Enjambements: vv. 1-2, 3-4, 4-5, 8-9, 10-11, 11-12, 13-14, 16-17, 17-18, 18-19, 19-20. Il ritmo sintattico del componimento è spezzato e da l'idea della lentezza e della pace.

Similitudini: v. 6: "agli occhi miei come un tesoro scopri". Il volto sorridente della moglie alla vista della neve riempie il poeta di una gioia rara.

Metafore: v. 2, v. 3, v. 12: "tacito manto" = la neve che ricopre tutte le cose è come un mantello silenzioso, "una creatura di pianto" = un essere umano, per sua natura votato al pianto. In questo caso si tratta della moglie del poeta, "un astro spento" riferito alla terra che sembra riposare sotto la coltre di neve.

Sinestesia: v. 2: "tacito manto" = il mantello (elemento visivo) è silenzioso (elemento sonoro).

Chiasmi: vv. 7-8: "noi copri,/ coprici" il pronome personale in funzione di oggetto è prima anteposto, poi posposto come clitico.

Epanalessi: vv. 15-16: "Il risveglio, pensa il risveglio". La ripetizione aggiunge enfasi sui versi finali del componimento.

Anastrofi: vv. 13-14: "tale/ essa rimanga". L'inversione crea solennità nella descrizione della grande nevicata.

Iperbato: vv. 3-4, vv. 11-12: "una creatura di pianto/ vedo per te sorridere", "della terra/ fa' – tu augusta e pudica – un astro spento". Le inversioni sintattiche creano rallentamento e soffermarsi sull'effetto prodotto dalla nevicata sulla terra e sulle persone.

Antitesi: vv. 3-5: "una creatura di pianto / vedo per te sorridere; un baleno / d'allegrezza che il mesto viso illumini,". La nevicata riscopre il sorriso e l'allegria sul volto solitamente disperato della moglie del poeta.

Poliptoti: vv. 6-7: "copri, / coprici ancora". La variazione del verbo ripetuto aggiunge enfasi all'appello che il poeta rivolge alla neve.

Zeugma: vv. 17-20: "In cielo / gli angeli con le trombe, in cuore acute / dilaceranti nostalgie, ridesti / vaghi ricordi, e piangere d'amore.". La parte finale del componimento è retta dall'unico verbo "ridesti" e accorpa nel periodo tutte le emozioni della nevicata.


Analisi e Commento


Storico-letterario

Neve è un componimento contenuto nella sezione "Parole" del Canzoniere di Umberto Saba. La raccolta, il cui titolo richiama il grandissimo precedente petrarchesco, vide, dopo una prima circolazione manoscritta, una prima edizione nel 1921 che fu poi ristampata e arricchita sino all'ultima, pubblicata postuma e contenente gran parte della produzione poetica dell'autore, nel 1961. A un'edizione del 1948 fu allegata la Storia e cronistoria del Canzoniere, una guida dell'opera redatta dallo stesso autore in terza persona a funzione esplicativa per il lettore.

"Parole" rappresenta una sezione in cui Saba si discosta dalle sue peculiarità stilistiche consuete: restando fedele a un'impostazione lirica tradizionale e dimessa, il poeta si cimenta in scelte tematiche e stilistiche più "alte" rispetto a quelle adottate in precedenza, che si traducono in toni più asciutti ed epigrammatici.

L'autore compose Neve e le altre liriche di "Parole" mentre si trovava in un periodo segnato da frequenti crisi nevrotiche e depressive, in cui decise di affidarsi alla psicoanalisi, scienza allora nascente sulle orme delle scoperte di Sigmund Freud da poco pubblicate e divulgate, per sondare le ferite del proprio inconscio, nella speranza di uscire da questa situazione di profonda sofferenza, che egli chiama appunto "il dolore".

Le tematiche principali delle liriche di Umberto Saba sono proprio l'analisi e la descrizione di sé attraverso l'evocazione di ambienti esterni, naturali e urbani, che diventano occasioni di scavo psicologico, ma non solo in senso autobiografico: la sua apparente semplicità rispecchia una volontà di relazione e comunicazione con l'umanità intera. Il paesaggio malinconico investito dalla bufera di neve in questo componimento si carica dunque di profondi significati simbolici e introspettivi, che allineano lo stile dell'autore a quello delle altre grandi figure della letteratura del primo Novecento, da Giovanni Pascoli a Italo Svevo.

Tematico

Le due strofe di cui è composta la poesia si aprono con un'anafora della parola "Neve", oggetto personificato a cui il poeta rivolge direttamente. Il quadretto della prima strofa evoca un ambiente naturale. La nevicata, sin dal suo rapido manifestarsi in un turbinio di fiocchi nell'aria che lentamente iniziano a posarsi sul paesaggio, viene accolta come un presagio di buon augurio.

A osservarla, probabilmente attraverso una finestra, è la moglie del poeta, una presenza quasi invisibile dal momento che è evocata attraverso la metafora "creatura di pianto", al terzo verso. La donna, come tutti gli esseri umani, è una creatura destinata alla sofferenza; il contesto è solo in apparenza privato ed è la metafora stessa a indicare la valenza collettiva e corale di questa definizione. Il poeta conclude la strofa con l'affermazione della consolazione provata nel vedere il rapidissimo e rarissimo sorriso che appare sul viso della donna alla vista di quanto sta accadendo fuori dall'appartamento dal quale, presumibilmente, i due guardano la scena descritta.

Nella seconda strofa è proprio questo desiderio di rinascita e consolazione ad essere esplicitato: dispiegando figure ed enjambement il poeta costruisce una forma di invocazione alla neve (vv. 7-8) e, attraverso l'asindeto tra i vv. 9-13 che imita la cadenza di una preghiera, lascia che si susseguano in elenco tutti gli elementi urbani e naturali sui quali la neve viene invitata a posarsi. La neve, così personificata, potrebbe trasformare la Terra intera in «un astro spento» (v. 12). La speranza del poeta è che la pace della nevicata momentanea possa diventare eterna (si noti la ripetizione di sintagmi sinonimici che indicano una dimensione atemporale: «all'infinito», «un tempo indeterminato», «un lungo volger d'evi»).

Per tale ragione la «gran pace di morte» (v.13), portata dalla neve e immaginata dal poeta si pone come evento necessario a un inaspettato «risveglio» (vv.15-16) che gli permetta di rinnovare il suo amore per la vita, fra la nostalgia di ciò che non è più e la riemersione di sentimenti autentici, quelli occultati dall'infermità della nevrosi ma naturalmente inclini alla rinascita, tema contenuto nell'immagine quasi celestiale e paradisiaca retta dallo zeugma negli ultimi versi.

Stilistico

Neve è composta in endecasillabi sciolti (privi di schema rimico regolare), fatta eccezione per i versi 2, 3 e 16, per un totale di 20 versi raggruppati in due strofe irregolari, la prima di 6 e la seconda di 14 versi. Come detto in precedenza, entrambe le strofe sono aperte dall'anafora della parola "neve", parola-chiave e vera e propria interlocutrice a cui è rivolta, tramite un'apostrofe, la preghiera del poeta.

Gran parte dei versi contenuti nella lirica sono in enjambement (vv. 1-2; 3-4; 4-5; 8-9; 10-11; 11-12; 13-14; 16-17; 17-18; 18-19; 19-20) e ciò contribuisce alla creazione di un ritmo lento, cadenzato e simbolico, rendendo l'idea della "gran pace di morte" che il poeta spera che la neve posi sul mondo. Importantissimo per la lettura dei componimenti di Saba è inoltre il piano simbolico, enfatizzato da forti metafore (v.2: "tacito manto" = la neve che ricopre tutte le cose è come un mantello silenzioso; v.3: "una creatura di pianto" = un essere umano, per sua natura votato al pianto: in questo caso si tratta della moglie del poeta; v.12: "un astro spento" riferito alla terra che sembra riposare sotto la coltre di neve) e figure dalla grande valenza emotiva come il chiasmo (vv. 7-8: "noi copri,/ coprici"), l'antitesi (vv. 3-5: "una creatura di pianto / vedo per te sorridere; un baleno / d'allegrezza che il mesto viso illumini,") e il poliptoto (vv. 6-7: "copri, / coprici ancora").

Coerentemente con quanto accade nel resto dei componimenti che fanno parte della sezione "Parole" del Canzoniere, Saba decide di adottare un sostanziale monolinguismo, perseguendo un ideale di chiarezza e comunicatività attraverso l'utilizzo di forme metriche tradizionali, tanto nella sintassi quanto nel lessico. Quest'ultimo viene però selezionato ulteriormente rispetto a raccolte precedenti, infatti il poeta sceglie di ridurre il vocabolario al minimo indispensabile e quotidiano per rafforzare il tono epigrammatico-aforistico; la brevitas di Saba diviene così il tramite di un particolare tipo di realismo psicologico, che si propone di ricomporre i traumi della psiche attraverso una parola intima e sincera.


Confronti


La "creatura di pianto" che compare al v. 3 è un riferimento implicito alla moglie di Umberto Saba, donna che egli amava profondamente e a cui dedicò la poesia A mia moglie all'interno della raccolta Poesie. Si tratta di un lungo e umano elogio alla femminilità della donna, paragonata di strofa in strofa alle caratteristiche di diversi animali, per esaltare la facilità di vita e la semplicità di una figura molto presente tra le tematiche di Saba. In Neve essa diviene la metafora di ogni essere umano, "creatura di pianto" destinata per sua natura alla sofferenza, sul cui volto compare però il sorriso preludio alla rinascita dal dolore evocata negli ultimi versi.

Il "dolore" è infatti uno dei temi principali della poesia di Umberto Saba, sebbene l'autore descriva il concetto in maniera molto differente da poeti suoi contemporanei, come Ungaretti che parla di «morte» tragica (Tematica ricorrente ne L'Allegria (1931) e in Sentimento del tempo (1933), ma anche nella raccolta più tarda Il Dolore (1947)) e il Montale del «male di vivere» (Spesso il male di vivere ho incontrato, da Ossi di seppia (1925)), che è una condizione propria e ineluttabile dell'umanità, specie che per tutta la sua esistenza cammina su una muraglia cosparsa di "cocci aguzzi di bottiglia" (Meriggiare pallido e assorto).

Il tormento interiore di Saba non rimanda ad alcuna tensione metafisica, al contrario è un sentimento tutto umano, è la scissione dolorosa del soggetto che lo accompagna lungo l'arco di un'esistenza. La neve, un fenomeno banale del quotidiano, porta con sé un lampo di gioia poiché avvolge ogni cosa nel silenzio, placa la sofferenza accendendo nel poeta un desiderio di quiete e annullamento. Nell'approfondire questo tema, la sensibilità del poeta si avvicina a quella del Carducci di Nevicata. Si tratta di un componimento in cui viene descritta la neve che si posa sulla città di Bologna e suscita nell'autore un desiderio quasi spettrale di ricongiungersi con i suoi cari defunti, che vengono a battere alla sua finestra per chiamarlo. L'atmosfera lugubre, dal tono ottocentesco e fantastico nella poesia di Carducci, viene recuperata da Saba e superata: la "gran pace di morte" e la terra resa dalla neve un "astro spento" (che ricorda l' "atomo opaco di male" di X agosto di Giovanni Pascoli) sono infatti la condizione necessaria perché il dolore venga superato e ci si possa aprire a nuova vita. A contribuire a questa evoluzione del pensiero tutta novecentesca è soprattutto la natura terapeutica dei principi psicanalitici proclamati da Sigmund Freud: le nevrosi e le crisi interiori possono essere superate solo attraverso un viaggio attraverso le oscurità dell'inconscio, così da essere portate a nuova luce e aprire la porta a una serenità dell'animo.


Domande e Risposte


In quale raccolta si trova la poesia Neve?
Neve è contenuta nel Canzoniere di Umberto Saba.

In che sezione della raccolta si trova la poesia?
La poesia si trova nella sezione "Parole".

Qual è il tema principale del componimento?
Il tema principale del componimento è un'invocazione alla neve perché ricopra il mondo con il suo manto e gli doni pace.

Qual è la forma metrica di Neve?
Neve è composta in endecasillabi sciolti (privi di schema rimico regolare), fatta eccezione per i versi 2, 3 e 16, per un totale di 20 versi raggruppati in due strofe irregolari, la prima di 6 e la seconda di 14 versi.

A quale terapia si stava rivolgendo Umberto Saba nel periodo in cui scrisse Neve?
Umberto Saba stava conducendo una terapia psicanalitica per curare il proprio malessere interiore durante il periodo in cui scrisse Neve.

Chi è la "creatura di pianto" che compare al v.3 di Neve?
Con la metafora "creatura di pianto" il poeta si riferisce a sua moglie che osserva la nevicata dalla finestra.

Fonti: libri scolastici superiori

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