Analisi del Testo di: "William Wilson" di Edgar Allan Poe


Immagine Edgar Allan Poe
1) Scheda dell'Opera
2) Introduzione
3) Trama
4) Personaggi
5) Temi principali
6) Riassunto
7) Analisi e Commento

Scheda dell'Opera


Autore: Edgar Allan Poe
Titolo dell'Opera: Racconti
Prima edizione dell'opera: 1848
Genere: Racconto



Introduzione


L'introduzione di William Wilson, racconto scritto da Edgar Allan Poe e pubblicato per la prima volta nel 1839, immerge il lettore in un'atmosfera di mistero e introspezione. Narrata in prima persona, la storia esplora temi come il doppio, l'identità e la lotta interiore tra il bene e il male. Il protagonista, che si presenta con il nome di "William Wilson" — un nome che lui stesso afferma non essere il suo vero — descrive il suo percorso di vita e la presenza ossessiva di un sosia, un alter ego che appare in vari momenti chiave, quasi fosse il simbolo della sua coscienza. Attraverso uno stile gotico e introspettivo, Poe esplora le fragilità psicologiche del personaggio, portando il lettore a riflettere sull'inesorabilità del conflitto interiore e sulla consapevolezza dell'autodistruzione.


Trama


"William Wilson" è un racconto di Edgar Allan Poe, pubblicato per la prima volta nel 1839, incentrato sui temi dell'identità, della dualità e della coscienza. La storia è narrata dal protagonista, William Wilson, che ci racconta gli eventi drammatici della sua vita, segnati dalla comparsa di un misterioso "doppio".

William, sin dall'infanzia, viene perseguitato da un ragazzo identico a lui, nato il suo stesso giorno e con il suo stesso nome. Questo "doppio" lo segue ovunque e lo imita, ma con una differenza fondamentale: non può alzare la voce oltre un sussurro. La sua presenza è ossessiva e si manifesta ogni volta che William si lascia andare a comportamenti moralmente discutibili, come a volergli impedire di intraprendere la strada dell'immoralità.

Con il passare del tempo, l'ombra di William Wilson lo segue in ogni aspetto della sua vita, mettendo a repentaglio le sue azioni e interferendo nei suoi piani. Esausto e spinto dalla crescente ossessione, William arriva a sfidare il suo doppio in un duello finale. Tuttavia, uccidendolo, si rende conto di avere distrutto una parte di sé stesso, come se il "doppio" fosse in realtà la personificazione della sua coscienza o del suo lato morale. La storia si chiude con la consapevolezza tragica e amara del protagonista, che comprende di aver annientato proprio quella parte di sé che cercava di guidarlo sulla retta via.


Personaggi


In William Wilson, Edgar Allan Poe presenta una storia affascinante e oscura incentrata sul conflitto tra il protagonista e il suo misterioso doppio. Ecco una descrizione dei due personaggi principali:

William Wilson (il protagonista): Il narratore e protagonista della storia, che assume il nome fittizio di William Wilson, è un uomo dall'indole ribelle, egoista e amorale. Sin dall’infanzia, si dimostra arrogante e incline all’inganno. È tormentato da una personalità oscura e autodistruttiva, che lo porta a compiere azioni moralmente discutibili. Tuttavia, è anche un personaggio complesso, che riflette profondamente sulle sue colpe e sulla propria rovina, combattuto tra il piacere dell’autoindulgenza e il desiderio di liberarsi dal senso di colpa.

Il doppio di William Wilson: Questo misterioso personaggio appare come un compagno di scuola identico al protagonista sia nell’aspetto fisico che nel nome. Il doppio sembra essere una sorta di coscienza vivente, che perseguita il protagonista, apparendo ogni volta che Wilson si trova sul punto di commettere atti immorali. A differenza di Wilson, il doppio mantiene un’aria di calma e moralità, senza mai alzare la voce, parlando appena sussurrando. Diventa l’incarnazione della coscienza di Wilson, che cerca di ostacolarlo nei momenti di immoralità, fino a quando il protagonista, esasperato dalla continua persecuzione, lo affronta in un duello mortale.

Attraverso questo rapporto conflittuale, Poe esplora il tema del doppio e del conflitto tra bene e male insito nell’essere umano, mostrando come la battaglia interiore tra virtù e vizi possa portare a un destino tragico.


Temi principali


Il racconto William Wilson di Edgar Allan Poe affronta temi profondamente psicologici, concentrandosi sulla natura del doppio e sull'identità. Il protagonista, William Wilson, è perseguitato da un sosia che appare costantemente per contrastare le sue azioni immorali, quasi a rappresentare la sua coscienza o la parte migliore di sé. Questo doppio riflette un conflitto interiore tra il bene e il male, la ragione e l’impulso. Attraverso il rapporto tra Wilson e il suo alter ego, Poe esplora il tema della lotta interna che si manifesta attraverso una figura esterna e persistente, capace di distruggere la pace del protagonista.

Un altro tema centrale è quello della colpa e dell’autodistruzione: il protagonista, nel suo tentativo di fuggire dal suo doppio, si immerge sempre più profondamente in una spirale di autodistruzione, fino a un tragico epilogo che rappresenta la distruzione della propria identità. Infine, la narrazione riflette su concetti di libero arbitrio e destino, lasciando intendere che Wilson non può sottrarsi alla sua stessa coscienza, simboleggiando la natura ineluttabile della responsabilità morale.


Riassunto


"William Wilson" è un racconto breve di Edgar Allan Poe pubblicato nel 1839. La storia è narrata in prima persona dal protagonista, che si presenta con lo pseudonimo di William Wilson per celare la sua vera identità. Il racconto esplora temi di dualità e coscienza, combinando elementi di horror psicologico e mistero. Fin dalle prime righe, William descrive se stesso come un individuo di indole oscura e ribelle, il cui carattere problematico si manifesta già durante la sua infanzia.

Il racconto inizia con i ricordi di William del tempo trascorso in una rigida scuola inglese, dove stringe amicizia con un compagno di classe dal nome identico, un altro "William Wilson". Questo secondo William è l'esatto opposto del protagonista: posato, riflessivo e dotato di una presenza inquietante. La somiglianza tra i due non è solo nel nome, ma anche nelle sembianze e nel tono della voce, sebbene il secondo William abbia un misterioso problema vocale che lo costringe a sussurrare. I due sviluppano un rapporto ambiguo, fatto di rivalità e tensione: il protagonista è profondamente infastidito da questo "doppio", che sembra rispecchiare i suoi difetti e tenerlo costantemente sotto controllo.

Con il passare del tempo, William comincia a percepire il suo sosia come una figura oppressiva, quasi una rappresentazione della sua stessa coscienza. Ogni volta che il protagonista cerca di intraprendere azioni immorali, come ingannare o approfittarsi degli altri, il secondo William compare improvvisamente per fermarlo, agendo come un costante ostacolo alla sua sete di potere e libertà. La sua presenza diventa una vera ossessione, spingendo il protagonista a tentare di sfuggire a questo influsso.

Nonostante numerosi trasferimenti e tentativi di fuga, il "doppio" continua a seguirlo, apparendo in luoghi e situazioni cruciali. Ogni apparizione di questo misterioso alter ego incrementa l’odio e la paura del protagonista, che si sente intrappolato in una prigione invisibile. La svolta avviene durante una festa in maschera a Roma, dove, accecato dalla rabbia e dal desiderio di liberarsi definitivamente della propria ombra, William affronta il sosia in un duello. Con un gesto impulsivo, lo ferisce mortalmente, solo per scoprire, osservando il corpo morente del suo "doppio", che il volto di questo è il suo stesso volto. In quel momento realizza che uccidendo il suo sosia ha, in realtà, distrutto se stesso, poiché il "doppio" non era altro che una manifestazione della sua coscienza morale.

Il racconto termina con un’immagine inquietante e ambigua, in cui William si trova solo, immerso in un profondo senso di vuoto e disperazione, privo ormai di qualsiasi guida morale. "William Wilson" è un viaggio oscuro nei meandri della psiche umana e un monito sulla lotta tra le pulsioni autodistruttive e il senso di moralità, un conflitto che può portare alla rovina quando una delle due forze si elimina completamente. Poe usa la figura del "doppio" come metafora della scissione interna dell’uomo, rivelando le conseguenze della fuga dalle proprie responsabilità morali e del rifiuto di accettare il proprio lato oscuro.


Analisi e Commento


Labirinto, inconscio, sdoppiamento. E poi William Wilson, perfettamente integrato in questo clima di instabilità mista a terrore. È attraverso un simile racconto che Edgar Allan Poe si insinua tra i rami intricati di una tematica come quella del doppio, tematica che è possibile incontrare già nelle prime forme di letteratura e teatro, e che viene ripresa poi, continuamente, nel corso dei secoli nella sua graduale evoluzione.

Se, però, originariamente si privilegia la messa in scena di un doppio come identità rubata da qualche forza soprannaturale, quindi esterna al personaggio, o di doppio come forte somiglianza tra due individui che può sì turbare, per la confusione che comporta, i personaggi agenti ma contemporaneamente suscita reazioni di comico nello spettatore, nel corso del Novecento e con la letteratura fantastica, le cose cambiano e si approda ad un doppio che turba a fondo e completamente la coscienza, sia dei personaggi che del lettore: è il perturbante, ciò che dà il titolo allo stesso saggio freudiano del 1919.

Il William Wilson di Poe è un personaggio che racconta retrospettivamente quale sia stata la sua vita cattiva e dissoluta, partendo da una descrizione di infanzia e adolescenza trascorse in un collegio e approdando al racconto della sua singolare morte avvenuta in seguito ad alcuni episodi cruciali di scontro con una presenza strana che, sin da subito, aveva cominciato ad occupare le sue giornate e i suoi pensieri. La presenza strana viene delineata nei suoi caratteri essenziali in modo crescente all'interno della narrazione, con l'aggiunta graduale di dettagli sempre nuovi: innanzitutto si descrive il ragazzino perturbante come un ragazzino che sembrerebbe divertirsi a contrastare il protagonista e a tenergli testa (peraltro, l'unico in grado di farlo fra tutti gli studenti del collegio) ma allo stesso tempo tendente al manifestare nei suoi confronti un qualche affetto o preoccupazione, una sorta di volontà di controllo e supervisione sui suoi comportamenti. Si viene poi a sapere che quel ragazzino ha lo stesso nome del protagonista (dettaglio questo che inizialmente sembrerebbe non preoccupare dato il carattere comune del nome, appunto, William Wilson), stessa data di nascita e che è entrato nel collegio lo stesso giorno in cui vi è entrato il protagonista.

Tutto ciò conduce al culmine della situazione, aumentando sempre più la tensione, fino al momento in cui, di notte, il protagonista, nell'avvicinarsi al viso addormentato di quel ragazzino, ne riconosce immediatamente i tratti, l'espressione, i caratteri: sono esattamente i suoi e, nel sonno, trovano la manifestazione più evidente di quella profonda somiglianza. Un solo dettaglio è differente nei due e indice di quale sia la vera identità dell'"impostore": William Wilson due non ha una voce chiara e squillante, ma conserva sempre un tono molto basso e sussurrato, sebbene il timbro sia identico a quello di William Wilson uno.

Chiaramente, dunque, William Wilson due è l'inconscio, il doppio come coscienza morale, quella istanza autogiudicante che Freud definirà Super Io; si spiega in questo modo perché il protagonista, una volta fuggito dal collegio, si troverà ad essere immancabilmente seguito da quella presenza inquietante e a trovarvisi puntualmente di fronte, interrotto da quel terrificante sussurro, ogni qual volta sfiorerà il limite massimo di degradazione morale.

Come si può leggere nel saggio di Marchetti, E.A. Poe, la scrittura eterogenea, «nel racconto di Poe non si tratta di proiezione dell'eroe in un altro avente le caratteristiche di una complementarità speculare ma un 'se stesso' vivente al di fuori della sfera dell'Io sebbene dotato di nessuna autonomia finanche nel nome». Non siamo dunque di fronte al doppio speculare di Stevenson o alla moltiplicazione dell'io a cui si assiste ne "Il sosia" di Dostoevskij, ma di fronte ai meccanismi di una psiche che sovrappone i piani e sconvolge i paradigmi di realtà, introducendo elementi spesso illogici e inspiegabili, dinamiche tipiche della letteratura fantastica e ricondotte da Otto Rank, nel suo saggio sul doppio, alle stesse dinamiche psichiche dei loro autori, tutti dalle personalità patologiche e con un livello di nevrosi arrivato agli eccessi.

È innegabile, comunque, che ci si trovi di fronte a realtà fortemente tormentate e, nello specifico di questo racconto, ad un protagonista che credendo di uccidere, in preda alla disperazione, colui che è usurpatore della sua identità e di liberarsi da tanta oppressione, finisce in realtà per uccidere sé stesso, in una lotta spietata che non può avere altra via d'uscita.

Fonti: libri scolastici superiori

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