Parafrasi, Analisi e Commento di: "Ulisse" di Umberto Saba


Immagine Umberto Saba
1) Scheda dell'Opera
2) Introduzione
3) Testo e Parafrasi puntuale
4) Parafrasi discorsiva
5) Figure Retoriche
6) Analisi e Commento
7) Confronti
8) Domande e Risposte

Scheda dell'Opera


Autore: Umberto Saba
Titolo dell'Opera: Canzoniere
Data: Composta nel 1945-1946, pubblicata nel 1948 (la raccolta Mediterranee è confluita nella terza edizione del Canzoniere, opera che contiene l'intera produzione poetica di Saba. L'ultima edizione, uscita postuma nel 1961, è suddivisa in 26 sezioni; Ulisse si trova nel terzo volume, che comprende quattro sezioni: Parole, Ultime cose, Mediterranee, Quasi un racconto)
Genere: Poesia lirica
Forma metrica: 13 endecasillabi sciolti raggruppati in un'unica strofa.



Introduzione


L'introduzione della poesia "Ulisse" di Umberto Saba offre una riflessione profonda sulla figura del mitico eroe greco, presentato come un simbolo dell'eterna ricerca umana, del desiderio di conoscenza e del confronto con l'ignoto. Saba, con il suo stile intimo e riflessivo, interpreta Ulisse non solo come un viaggiatore alla ricerca di nuove terre, ma anche come un uomo che affronta il suo destino con coraggio, nonostante le incertezze e le difficoltà. La poesia diventa quindi un'allegoria della condizione umana, in cui l'eroismo risiede nell'accettazione delle proprie sfide interiori e del continuo cammino verso la scoperta di sé stessi.


Testo e Parafrasi puntuale


1. Nella mia giovinezza ho navigato
2. lungo le coste dalmate. Isolotti
3. a fior d'onda emergevano, ove raro
4. un uccello sostava intento a prede,
5. coperti d'alghe, scivolosi, al sole
6. belli come smeraldi. Quando l'alta
7. marea e la notte li annullava, vele
8. sottovento sbandavano più al largo,
9. per fuggirne l'insidia. Oggi il mio regno
10. è quella terra di nessuno. Il porto
11. accende ad altri i suoi lumi; me al largo
12. sospinge ancora il non domato spirito,
13. e della vita il doloroso amore.
1. Nell'età della mia gioventù ho avuto l'occasione di navigare
2-3. lungo le coste della Dalmazia (regione balcanica oggi parte della Croazia). Emergevano isolotti dalla superficie delle onde, dove di rado potevo scorgere
4. un uccello marino fermarsi e scrutare il mare in attesa di pesci da predare,
5-6. ed erano (gli isolotti) ricoperti di alghe, scivolosi, brillanti al sole per il loro verde smeraldo. Quando l'alta
7–8. marea sopraggiungeva e la notte li sottraeva alla vista sommergendoli, le vele si piegavano dalla parte opposta rispetto al vento conducendo le barche verso il largo
9–10. per evitare il pericolo di incagliarsi contro di loro. Oggi il mio regno è quello spazio incontaminato e deserto, dove non vive nessuno. Il porto
11–13. offre ad altri le sue luci rassicuranti; quanto a me, il mio spirito indomabile e il mio appassionato amore per la vita mi portano ancora al largo (alla scoperta di orizzonti nuovi).



Parafrasi discorsiva


Nella mia giovinezza ho navigato lungo le coste dalmate. Emergevano isolotti dalla superficie delle onde, dove di rado si fermava un uccello in attesa di pesci da predare, ed erano (gli isolotti) ricoperti di alghe, scivolosi, brillanti al sole per il loro verde smeraldo. Quando l'alta marea sopraggiungeva e la notte li sottraeva alla vista, le vele si piegavano dalla parte opposta rispetto al vento conducendo le barche verso il largo per evitare il pericolo di schiantarsi. Oggi il mio regno è quello spazio incontaminato. Il porto offre ad altri le sue luci rassicuranti; quanto a me, il mio spirito indomabile e il mio appassionato amore per la vita mi portano ancora al largo (alla scoperta di orizzonti nuovi).


Figure Retoriche


Allitterazioni: v. 1, v. 2, v. 5, v. 7, v. 8, v. 12, v. 13: "Nella mia giovinezza ho navigato", "lungo le coste dalmate. Isolotti", "coperti d'alghe, scivolosi al sole", "marea e la notte li annullava", "sottovento sbandavano più al largo", "sospinge ancora il non domato spirito", "e della vita il doloroso amore". Il poeta riproduce fonicamente i suoni del mare e della lenta navigazione.

Enjambements: vv. 1-2, 2-3, 3-4, 5-6, 6-7, 7-8, 9-10, 10-11, 11-12.

Similitudini: v. 6: "belli come smeraldi". Gli isolotti coperti d'alghe illuminati dal sole risplendono come smeraldi.

Iperbole: v. 7: "li annullava". Per intendere che la marea sottraeva alla vista gli isolotti sommergendoli.

Sineddoche: v. 7, v. 11: "vele" (una parte) al posto di "barche" (l'intero oggetto), "i suoi lumi". Per indicare le luci dei fari e delle città retrostanti ai porti.

Anastrofi: vv. 3-4, vv. 5-6: "raro/ un uccello sostava", "al sole/ belli". La figura crea musicalità e regolarità ritmica dei versi.

Iperbato: v. 2-3, vv. 11-12, vv. 13: "Isolotti/ a fior d'onda emergevano", "me al largo/ sospinge ancora il non domato spirito", "e della vita il doloroso amore". La figura dà complessità sintattica di sfondo al linguaggio semplice utilizzato dal poeta.

Epifore: vv. 8, 11: "largo". L'essere "al largo" è una parola chiave del significato concettuale del testo che parla della condizione di esilio spirituale permanente del poeta rispetto agli altri esseri umani.

Metafore: v. 3, vv. 9-10, v. 12: "a fior d'onda". Gli isolotti emergono sulla superficie del mare e compaiono o svaniscono in base alla marea, "Oggi il mio regno / è quella terra di nessuno.". Il poeta si sente a casa dove nessuno può raggiungerlo, "non domato spirito". L'interiorità del poeta è fatta di una sensibilità violenta e viene descritta citando quella di Ugo Foscolo, poeta originario delle isole adriatiche, anche lui in esilio dalla terra natale e isolato dai suoi simili.

Ossimori: v. 13: "il doloroso amore". La ragione dell'isolamento del poeta è un feroce attaccamento alla vita che gli causa persino sofferenza.

Asindeti: vv. 5-6: "coperti d'alghe, scivolosi, al sole / belli come smeraldi". Gli isolotti vengono descritti con rapidità attraverso il colore con cui spiccano sulla superficie marina.

Allegoria: La poesia è attraversata da diverse allegorie. Il viaggio di Ulisse nel suo complesso rappresenta la vita del poeta, sempre alla ricerca di esperienze nuove e avvincenti.


Analisi e Commento


Storico-letterario

Ulisse è il testo poetico che chiude la sezione Mediterranee del Canzoniere di Umberto Saba. Il poeta scrive i testi di Mediterranee tra il 1945 e il 1946 per includerne la sezione nella terza edizione della sua principale raccolta, uscita nel 1948, a tre anni di distanza dalla seconda, datata 1945. Il Canzoniere originale vide invece la sua prima pubblicazione nel 1921, per poi conoscere numerosi arricchimenti sino all'edizione completa, in cui si può trovare l'intera produzione poetica di Umberto Saba, venuta alla luce postuma nel 1961.

Saba scrive Ulisse e "Mediterranee" mentre osserva da lontano la sua città natale, Trieste, sconvolta dalla distruzione successiva alla Seconda Guerra Mondiale (il poeta si trovava infatti a Roma in quel periodo). Le tematiche principali della sezione sono pertanto, da una parte, un profondo senso di lontananza, quasi di esilio come si evince dai numerosi riferimenti a Ulisse e Ugo Foscolo nel testo, dal luogo che ha rappresentato per Saba l'origine della vita e della propria scrittura; dall'altra, un'attenta meditazione sul tempo, il tempo della storia e il tempo dell'uomo. Lo sguardo dell'autore è infatti segnato dalla vecchiaia che avanza e dal proposito, esplicito o velato, di non scrivere più.

La ripresa di figure mitologiche o epiche, come quello del leggendario eroe greco, è uno dei leitmotiv (= temi ricorrenti) dell'intera sezione. L'intento del poeta, nel rielaborare tematiche mitiche, non è tuttavia quello di aderire a forme di neoclassicismo o ermetismo: egli si serve di personaggi come Ulisse, Ganimede, Narciso, per evocare le situazioni archetipiche alle quali questi nomi rimandano.

Non a caso, il testo Ulisse ha di mitico soltanto il titolo; in questa poesia è evidente come la letteratura diventi per Saba uno strumento di scavo nel profondo della condizione umana, per cui il topos del viaggio di Ulisse si trasforma in allegoria del percorso di vita del poeta, la favola antica diventa il velo che protegge una «verità che giace al fondo» (Come leggiamo in Amai, un altro testo della sezione Mediterranee.). Inoltre, se il titolo "Ulisse" è una parola-chiave che dà senso allegorico a quanto viene narrato nel corpo del testo, esso non compare poi più come riferimento esplicito, a testimonianza dell'alto valore simbolico della figura scelta come archetipo da Saba in questo componimento.

Tematico

Da un punto di vista strutturale il testo di Ulisse è strutturato in una bipartizione in due parti, spezzate all'altezza del verso 9. Fino a "l'insidia" il verbo utilizzato è un passato, l'imperfetto, tempo della narrazione e del ricordo; subito dopo, a partire da "Oggi" abbiamo un forte richiamo al presente, e tutta la seconda parte sarà infatti declinata al presente e tratterà del sentimento interiore del poeta, sciogliendo in parte il significato simbolico dell'immagine degli isolotti dalmati evocati nella prima parte.

La sovrabbondanza di elementi naturali è la caratteristica dell'immagine "geografica" e suggestiva descritta nella prima parte della poesia (le "coste dalmate", l'"uccello", le "alghe", il "sole", la "marea"). L'ambiente marino era uno dei luoghi che più aveva caratterizzato la giovinezza triestina di Saba, imbarcato come mozzo su una nave mercantile. Le immagini utilizzate risultano, pur nella loro concretezza, altamente evocative e quasi idilliache, poiché il poeta ne possiede un ricordo talmente vivido da riuscire a restituirne, attraverso le parole, una percezione limpida e suggestiva.

La seconda parte riconduce proprio quel ricordo al tempo presente: il poeta identifica il proprio habitat naturale con "quella terra di nessuno", simbolo del suo sentimento di esilio e isolamento presente. La natura incontaminata, persino evanescente, degli isolotti dalmati è un simbolo di libertà e potenza generatrice come di avventura e voglia di scoprire nuovi mondi, come lo era il Mediterraneo o addirittura l'oceano per l'Ulisse omerico e poi dantesco. Il poeta, per sua natura, sente metaforicamente di dover rifuggire le luci dei porti sicuri e preferire ancora nel tempo metter "se per l'alto mare aperto", (secondo la celebre descrizione di Dante) e appagare la propria curiosità insaziabile e l'"indomato spirito" (citazione che il poeta ricava dal poeta di origine dalmata Ugo Foscolo in Alla sera) che lo induce, ancora una volta, a superare se stesso. Se l'Ulisse dantesco (nel XXVI canto dell'Inferno) va incontro al proprio destino tragico per aver lottato contro il limite imposto alla natura umana, l'Ulisse/Saba non fornisce una risposta, non vuole giungere a una fine: il suo destino è il suo stesso desiderio di libertà.

Stilistico

Ulisse è una lirica composta di 13 endecasillabi sciolti (privi di schema rimico) raggruppati in un'unica strofa organica, che, come detto, presenta una strutturale divisione fondata sul cambio dei tempi verbali tra il v.9 e il v. 10.

Da un punto di vista linguistico e stilistico, in "Mediterranee" Saba non modifica la propria poetica, che persegue la volontà di una «poesia onesta» (La formula «poesia onesta» proviene da un intervento che Saba scrisse nel 1911 per la rivista "La voce" e, sebbene rifiutato dalla rivista, fu poi ritrovato tra le carte del poeta e pubblicato nel 1959 con il titolo Quello che resta da fare ai poeti.), chiara nel comunicare a tutti il suo messaggio più autentico, e dunque lontana sia dall'estetismo dannunziano che dal simbolismo pascoliano, così come da quell'area dell'ermetismo più ellittica e formalmente rigorosa che aveva dominato la scena poetica nella prima parte del Novecento. Tale scelta risulta evidente dal punto di vista lessicale; i termini scelti da Saba sono sempre semplici, dimessi e di facile comprensione.

Saba decide quindi di adottare una forma metrica tradizionale, quella dell'endecasillabo sciolto di derivazione pariniana e leopardiana, arricchendolo e ammodernandolo attraverso l'utilizzo di sonorità inedite e di un ritmo non convenzionale, ottenuto anche grazie al susseguirsi in catena degli enjambements (vv. 1-2; 2-3; 3-4; 5-6; 6-7; 7-8; 9-10; 10-11; 11-12) e delle allitterazioni (v. 1: Nella mia giovinezza ho navigato; v.2: lungo le coste dalmate. Isolotti; v.5: coperti d'alghe, scivolosi al sole; v.7: marea e la notte li annullava; v.8: sottovento sbandavano più al largo; v.12: sospinge ancora il non domato spirito, v.13). Nel testo non sono presenti rime (esse sono infatti "nascoste": talvolta in forma di assonanza (ad es. "navigato" - "raro"), altre volte interne ("scivolosi, al sole"), tranne la rima identica o epifora "largo" (vv. 8-11), il cui contenuto ha alto valore concettuale. Il sentirsi "al largo" rispetto agli altri esseri umani è appunto la sensazione interiore descritta dal poeta come tematica centrale del componimento.

Tra le figure retoriche frequenti anche le inversioni dell'ordine sintattico consueto, attraverso l'utilizzo diffuso di anastrofi e iperbati. Si tratta di un meccanismo frequentissimo nello stile di Umberto Saba, che adotta un ordine sintattico estremamente complesso di sottofondo alla linearità e semplicità di ritmo, lessico e forma metrica. Il poeta vuole infatti dare un'immagine di sé basata sulle concezioni novecentesche dell'uomo secondo i principi della psicanalisi di Sigmund Freud: al di sotto della stabilità dell'adulto, convivono pezzi di io frammentato, lacerazioni, scissioni e complessi infantili che nel loro equilibrio ne formano la personalità sfumata e intricata, propria di ogni individuo. La psicoterapia fu per Umberto Saba, oltre agli studi condotti su Freud, una via d'uscita dalla sofferenza e dai traumi che percorsero l'intera sua esperienza di uomo e di poeta.


Confronti


Una lirica che porta il titolo Ulisse non può fare a meno di porre riferimenti all'eroe greco protagonista della letteratura occidentale dai suoi albori. Oltre all'epopea omerica, grazie alla quale nel corso della storia Ulisse è l'uomo "dall'agile mente", astutissimo durante la Guerra di Troia, ideatore dello stratagemma del cavallo e poi nell'Odissea pellegrino in esilio per vent'anni dalla sua Itaca per aver offeso il dio Poseidone accecando il gigante Polifemo, l'eroe con la sua sete di conoscenza insaziabile è il simbolo dell'avventura in terre lontane e sconosciute, metafora della naturale volontà umana di scoprire il mondo. "Fatti non foste a viver come bruti" sono infatti le parole che Dante gli attribuisce nel Canto XXVI dell'Inferno quando l'eroe racconta l'arringa rivolta ai suoi marinai al passaggio delle colonne d'Ercole per la missione di andare a scoprire cosa c'era al di là del mar Mediterraneo.

Nell'Inferno dantesco, Ulisse brucia eternamente con il compagno d'armi Diomede in una fiamma tra i Consiglieri fraudolenti, proprio perché i due avevano ideato lo stratagemma del cavallo che pose fine alla guerra di Troia. Nell'immaginazione dantesca però l'eroe narra di un nuovo viaggio intrapreso dopo il tanto agognato ritorno a Itaca per brama di "divenir del mondo esperto". L'avventura conduce Ulisse sino ai piedi della montagna del Purgatorio, dove per volere divino la sua nave è affossata e l'eroe trova un'epica morte, che lo riabilita persino di aver sfidato l'ordine divino con la sua sete di conoscenza.

Oltre a Ulisse, Saba immette dei riferimenti ad altri eroi esuli e vagabondi, riconoscibili nei suoi modelli letterari. Il "regno" che il poeta trova nella "terra di nessuno" richiama i "deserti campi" che Francesco Petrarca percorreva solitario pensando alla sua Laura in Solo et pensoso, così come la condizione di solitudine e isolamento è desunta dal Leopardi di L'infinito, A se stesso, Canto notturno di un pastore errante dall'Asia o La sera del dì di festa. Ma il riferimento più puntuale per quanto riguarda Ulisse è quello a Ugo Foscolo, poeta esule per eccellenza e originario della costa balcanica dell'Adriatico, la stessa raccontata da Saba nel nostro componimento, dalla quale fu bandito e che rimpianse per tutto il corso della propria esistenza. L'argomento del carme Dei Sepolcri, dedicato all'importanza delle sepolture per la creazione di un'identità nazionale, è tratto da un viaggio – simile a quello di Ulisse – dell'amico del poeta Ippolito Pindemonte attraverso l'Adriatico verso le regioni omeriche della Troade e del mediterraneo navigato in lungo e in largo da Odisseo. Il "non domato spirito" del v. 12 di Ulisse, che Saba descrive in se stesso è addirittura una citazione quasi diretta degli ultimi versi del grande sonetto foscoliano Alla sera ("E mentre io guardo la tua pace, dorme / quello spirto guerrier ch'entro mi rugge." Se per Foscolo il calar della sera era ciò che ammansiva lo spirito in lotta, Saba tuttavia associa ai mari inesplorati il luogo proprio del suo non domato spirito, dove esso ha la facoltà di dispiegare tutta la sua energia.


Domande e Risposte


Di quale raccolta fa parte Ulisse?
Ulisse è una lirica inclusa nel Canzoniere di Umberto Saba.

In quale sezione della raccolta la lirica compare?
La lirica è parte della sezione Mediterranee.

Qual è la tematica principale del componimento?
La tematica principale è la rievocazione di un viaggio in nave verso la Dalmazia, simbolo dello stato interiore del poeta.

Qual è la forma metrica di Ulisse?
Ulisse è una lirica composta di 13 endecasillabi sciolti (privi di schema rimico) raggruppati in un'unica strofa organica.

In quale stato si trova la costa navigata da Saba durante l'infanzia e raccontata in Ulisse?
La Dalmazia è una regione costiera compresa nel territorio dell'odierna Croazia.

Quale lavoro portò Saba a intraprendere viaggi in nave nel mediterraneo?
Da giovane Umberto Saba si imbarcò come mozzo su una nave mercantile triestina.

Fonti: libri scolastici superiori

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