Parafrasi, Analisi e Commento di: "Comune rustico" di Giosuè Carducci


Immagine Giosuè Carducci
1) Scheda dell'Opera
2) Introduzione
3) Testo e Parafrasi puntuale
4) Parafrasi discorsiva
5) Figure Retoriche
6) Analisi e Commento
7) Confronti
8) Domande e Risposte

Scheda dell'Opera


Autore: Giosuè Carducci
Titolo dell'Opera: Rime nuove
Prima edizione dell'opera: 1887 (la poesia è datata 10-12 agosto 1885)
Genere: Poesia lirica
Forma metrica: Sestine di endecasillabi, con schema delle rime AABCCB



Introduzione


"Comune rustico" fu composta da Giosuè Carducci nel 1885, poco prima che il poeta lasciasse i monti della Carnia in Friuli, dove aveva trascorso un periodo di vacanza. La poesia fu successivamente inserita nelle "Rime nuove" del 1887. Nell'analisi che segue di "Comune rustico", oltre a fornire una parafrasi e a identificare le figure retoriche, si esaminano le tematiche, i significati, lo stile e il linguaggio del componimento. In questa lirica, Carducci celebra l'epoca comunale del Medioevo italiano, un'era di virtù e coraggio, contrapposta alla corruzione politica e religiosa del suo tempo.


Testo e Parafrasi puntuale


1. O che tra faggi e abeti erma su i campi
2. smeraldini la fredda orma si stampi
3. al sole del mattin puro e leggero,
4. o che foscheggi immobile nel giorno
5. morente su le sparse ville intorno
6. a la chiesa che prega o al cimitero

7. che tace, o noci de la Carnia, addio!
8. Erra tra i vostri rami il pensier mio
9. sognando l'ombre d'un tempo che fu.
10. Non paure di morti ed in congreghe
11. diavoli goffi con bizzarre streghe,
12. ma del comun la rustica virtù

13. accampata a l'opaca ampia frescura
14. veggo ne la stagion de la pastura
15. dopo la messa il giorno de la festa.
16. Il consol dice, e poste ha pria le mani
17. sopra i santi segnacoli cristiani:
18. Ecco, io parto fra voi quella foresta

19. d'abeti e pini ove al confin nereggia,
20. e voi trarrete la mugghiante greggia
21. e la belante a quelle cime là.
22. E voi, se l'unno o se lo slavo invade,
23. eccovi, o figli, l'aste, ecco le spade,
24. morrete per la vostra libertà -.

25. Un fremito d'orgoglio empieva i petti,
26. ergea le bionde teste; e de gli eletti
27. in su le fronti il sol grande feriva.
28. Ma le donne piangenti sotto i veli
29. invocavan la Madre alma de' cieli.
30. Con la man tesa il console seguiva:

31. – Questo, al nome di Cristo e di Maria,
32. ordino e voglio che nel popol sia -.
33. A man levata il popol dicea, Sì.
34. E le rosse giovenche di su 'l prato
35. vedean passare il piccolo senato,
36. brillando su gli abeti il mezzodì.
1. Sia che solitaria tra faggi e abeti sui campi
2. Del color verde come lo smeraldo la vostra fredda ombra si distenda
3. Sotto il sole del mattino, limpido e lieve;
4. Sia che essa si proietti cupa e immobile
5. Al tramonto sui palazzi delle città (ville) attorno
6. A una chiesa in cui i fedeli pregano o a un cimitero

7. Immerso nel silenzio, vi dico addio, alberi di noce della Carnia!
8. Il mio pensiero si perde tra i vostri rami
9. Rievocando le immagini di un antico passato.
10. Non vedo la paura della morte e sguaiate
11. Ciurme di diavoli accompagnate da fantomatiche streghe,
12. Ma la forza contadina del comune medievale

13. Accampata al fresco dell'ampia ombra
14. Durante la stagione estiva dei pascoli
15. Dopo la messa celebrata in un giorno di festa.
16. Il podestà ("il consol") esclama, ed egli ha posto prima le mani
17. Sui sacri simboli del Cristianesimo per benedirle:
18. "Ecco, io divido tra voi in parti uguali quel bosco

19. Di abeti e pini che al suo estremo confine sembra una macchia scura nel paesaggio
20. E voi condurrete i greggi di mucche
21. E di pecore lassù su quelle vette
22. E a voi, se gli Unni o gli Slavi ci invaderanno,
23. Consegno, figli miei, lance e spade,
24. Morirete difendendo la vostra libertà"

25. I petti erano scossi dall'orgoglio patriottico
26. E le loro teste bionde erano da esso sollevate e di coloro che erano stati scelti
27. Le fronti erano irradiate dal sole.
28. Ma le donne, che con gli occhi coperti dal velo piangevano,
29. Invocavano la Madonna, madre e spirito dei Cieli.
30. Il podestà continuava il suo discorso con la mano tesa:

31. "Questo, nel nome di Gesù Cristo e di Maria,
32. Ordino e voglio che sia il destino di questo popolo".
33. Il popolo rispondeva sollevando entusiasta anch'esso la mano e gridando all'unisono: "Sì!"
34. E le giovani vacche dal manto rossastro sul pascolo
35. Vedevano passare questa piccola folla di uomini
36. Mentre sugli abeti brillava il sole di mezzogiorno.



Parafrasi discorsiva


O alberi di noce della regione della Carnia, vi dico addio, sia che la vostra fredda ombra si stenda solitaria tra i faggi e gli abeti sui campi di colore verde smeraldo, sotto il primo sole del mattino limpido e lieve, sia che si proietti cupa e immobile al tramonto sulle case di campagna sparse intorno alla chiesa in cui i fedeli pregano o al cimitero in cui c'è silenzio! Il mio pensiero vaga tra i vostri rami, rievocando le immagini del tempo antico. Non ci sono paure dei morti e diavoli sguaiati in società con strane streghe, bensì vedo riuniti all'ombra e al fresco in un luogo spazioso nella stagione dei pascoli (in estate) soltanto i campagnoli virtuosi tipici del Comune medievale, dopo la Messa nel giorno festivo. Il console parla, e in precedenza ha posato le mani sui sacri simboli del Cristianesimo: "ecco, divido tra di voi quel bosco di abeti e pini dove al confine formano una macchia scura. E voi condurrete su quelle vette le mandrie di buoi e i greggi di pecore. E voi, o figli, se gli Unni o gli Slavi ci invaderanno, eccovi le aste, ecco qui le spade, morirete per la vostra libertà". Un moto di orgoglio riempiva i cuori, faceva sollevare le teste bionde; e il sole alto colpiva le fronti di coloro che erano stati scelti. Ma le donne sofferenti sotto i loro veli invocavano la Madonna, santa dei Cieli. Il console continuava a parlare con la mano tesa: "nel nome di Cristo e di Maria, ordino e desidero che accada nel popolo". Alzando la mano, il popolo diceva: "". E le giovani vacche rosse sul prato vedevano passare il piccolo senato, mentre risplendeva sugli abeti il mezzogiorno.


Figure Retoriche


Anacoluti: v. 22: "se l'unno o se lo slavo invade,". La figura retorica collega i due popoli dell'antichità e della contemporaneità designandoli entrambi come invasori e stranieri.

Anadiplosi: v. 23: "eccovi, o figli, l'aste, ecco le spade,". La ripetizione accentua l'enfasi e la solennità del discorso del personaggio.

Anafore: vv. 1, 4, vv. 18, 23, vv. 20, 22: "o che... o che", "ecco... eccovi ...ecco", "e voi... e voi". Figura di ripetizione che evoca l'unità del paesaggio presente con quello solenne, eroico e maestoso del passato.

Anastrofi: v. 12, v. 16: "del comun la rustica virtù", "poste ha pria le mani". Figura di simmetria ritmica che evidenzia la musicalità del metro e del componimento.

Apostrofi: v. 7, v. 23: "o noci de la Carnia, addio!". Il poeta rivolge il proprio discorso agli alberi che vede allontanandosi, "o figli". Il console si rivolge ai sudditi con tono paterno.

Endiadi: v. 32: "ordino e voglio". L'accoppiamento dei due termini indica l'esercizio forte del potere da parte della carica comunale suprema.

Enjambements: vv. 1-2, vv. 4-5, vv. 5-6, vv. 6-7, vv. 18-19, vv. 26-27, vv. 28-29, vv. 31-32, vv. 34-35: "campi / smeraldini", "giorno / morente", "intorno / a la chiesa", "cimitero / che tace", "foresta / d'abeti", "de gli eletti / in su le fronti", "sotto i veli / invocavan", "Maria / ordino", "prato / vedean". Figura che spezza il ritmo poetico rallentandolo ed evidenziando le parole chiave, quelle che compongono il quadro impressionistico del paesaggio ed eroico della scena evocata dal passato.

Metafore: v. 2, vv. 4-5: "fredda orma". L'ombra dei noci è paragonata all'orma di un piede umano, "giorno / morente". Il tramonto del sole è descritto come fosse la sua morte.

Metonimia: v. 25: "i petti". Con i petti si indica la sede del cuore e per estensione dell'animo umano.

Personificazione: v. 2, vv. 4-5, vv. 6-7: "fredda orma". L'ombra è descritta come un'impronta lasciata dagli uomini del passato, "giorno / morente". Il giorno è descritto come una persona che muore, "chiesa che prega o al cimitero / che tace". Si attribuiscono alla chiesa e al cimitero le azioni compiute da chi vi è all'interno, i fedeli o i cadaveri nelle tombe.

Perifrasi: vv. 4-5, v. 9, vv. 20-21, v. 29: "giorno / morente", "d'un tempo che fu", "mugghiante greggia / e la belante", "la Madre alma dei cieli". Figura che accentua la solennità degli oggetti evocati, descritti secondo le loro caratteristiche preminenti e non secondo il loro proprio nome comune.

Prosopopea: vv. 16-25, v. 32, v. 33: "Il consol dice [...] la vostra libertà", "il console seguiva [...] nel popol sia", "il popol dicea, Sì". Il poeta riporta come un dialogo attraverso il discorso diretto il discorso del magistrato e della folla.

Reticenza: vv. 10-14: "Non paure di morti ed in congreghe / diavoli goffi con bizzarre streghe, [...] vèggo". Il poeta nomina esplicitamente quello che in realtà dice di non voler nominare.

Sineddoche: v. 5, vv. 6-7, vv. 12-13: "ville". Si indica con l'edificio di dimensione maggiore l'insieme dei palazzi che costituiscono il comune, "chiesa che prega o al cimitero / che tace". Si designano con l'edificio della chiesa e la superficie del cimitero l'insieme di chi sta al loro interno, "la rustica virtù / accampata". Si fa riferimento alla folla che si accalca ad ascoltare il console sottolineando la sua forza.

Sinestesia: v. 2, v. 13: "fredda orma", "opaca ampia frescura". Entrambe costruzioni metaforiche che descrivono l'ombra (fenomeno prettamente visivo) associandovi la sensazione tattile (la freddezza o la freschezza) corrispondente.


Analisi e Commento


Storico-letterario

Comune rustico fu pubblicata da Giosuè Carducci all'interno delle Rime nuove nel 1887, ma la composizione della poesia risale in realtà al 10-12 agosto 1885. L'occasione che ispira il componimento è la partenza del poeta dal villaggio di Piano d'Arda, nella regione della Carnia in Friuli, dove aveva trascorso un periodo di vacanza e dalla quale era rimasto affascinato. In una lettera datata 30 luglio 1885 egli scriveva infatti alla moglie: "Qui sono tutte montagne, e le montagne sono tutte coperte di abeti, a anche di larici, e qua e là di castagni e di faggi: ma sul pendio e in vetta ci sono prati bellissimi, d'un verde tenero e smagliante [...]". A seguito della fascinazione per il paesaggio Carducci aveva approfondito le ricerche sulle origini dei borghi della regione e, non avendo trovato materiale a sufficienza, decise di conferire attraverso la parola poetica un'origine mitica ed epica ai luoghi che lo avevano folgorato.

All'interno delle Rime nuove sono presenti i metri tradizionali della poesia italiana e tutta la varietà dei temi carducciani, spesso ispirati dalla lettura dei classici greco-latini o dalla rievocazione nostalgica di eventi storici del passato, come accade in questo componimento. Non mancano, inoltre, le note paesaggistiche, la tematica amorosa e il richiamo malinconico dei momenti della propria giovinezza spesso contrapposto alla mediocrità politica e morale della contemporaneità.

Il momento descritto dal poeta in Comune rustico è quello della partenza dai monti della Carnia, quando il poeta osserva per l'ultima volta i boschi e i rilievi che ne formano il panorama. Il componimento offre un ottimo esempio del senso della storia in Carducci: essa è intesa come maestra di vita e depositaria di alti valori. La descrizione della realtà presente è il pretesto per evocare un passato mitico, in questo caso il Medioevo, con l'esplicito rifiuto delle immagini magiche e terribili tanto care ai Romantici, e concentrarsi invece sul lato glorioso e a tratti epico degli eventi all'origine della civiltà italiana.

Tematico

Le prime due strofe del componimento hanno carattere autobiografico e sono dedicate alla contestualizzazione della poesia nel momento presente. Rivolgendosi agli amati "noci della Carnia" (v.7) e le loro ombre proiettate sui boschi e gli edifici del luogo, il poeta li saluta per sempre e lascia vagare la sua immaginazione ad evocare il passato di quei luoghi. Utilizzando la reticenza ai vv. 10-14 "Non paure di morti ed in congreghe / diavoli goffi con bizzarre streghe, [...] vèggo", Carducci prende una precisa posizione rispetto alla letteratura dominante del suo tempo. Il Romanticismo aveva trovato nel Medioevo un periodo affascinante, in cui la superstizione e il sovrannaturale erano strettamente legati alla vita degli esseri umani, e ne aveva fatto materia di spunti letterari. L'ideale classicista di Carducci porta invece a rifiutare queste tematiche e di contro ad esaltare l'eroismo e il valore storico-politico dell'età comunale, nucleo fondante dell'identità italiana durante il Medioevo.

La scena evocata in seguito (vv.16-36) celebra appunto con toni da epica storica la formazione spontanea dei primi nuclei cittadini come àncora di salvataggio contro la barbarie dilagante e la schiavitù feudale. Viene descritto il momento in cui, nell'epoca comunale, dopo la Messa, i cittadini si riuniscono in assemblea per prendere le decisioni. L'evocazione di questo scenario è impregnata di istanze politiche: la società viene colta in forma idealizzata e eroica, patriotticamente attaccata all'identità del Comune, la quale è fondata sul senso di responsabilità civile di ogni individuo e cittadino. I toni epici e leggendari si contrappongono quindi implicitamente alla coscienza di un presente in cui quella società non può materialmente più esistere se non nella rievocazione consolatoria e nostalgica. La critica del poeta è pertanto rivolta all'Italia contemporanea, dove il valore etico e lo spirito patriottico sono, secondo il poeta, andati perduti e la scena immaginata del passato, chiara, energica e luminosa, è simbolo di forza vitale, va dunque contrapposta indirettamente allo squallore dell'attualità. Gli ultimi versi del componimento, con la menzione delle "rosse giovenche", hanno un valore leggermente ironico. La funzione è quella di riportare la scenetta alla realtà, evidenziando ulteriormente l'alta dignità della civiltà antica.

Stilistico

Comune rustico è composta da sei sestine di endecasillabi a loro volta suddivise al loro interno in due terzine grazie allo schema rimico AAB CCB. Carducci insiste molto sulla sonorità ritmica della poesia facendo largo uso di figure come l'enjambement ("campi / smeraldini" (vv. 1-2); "giorno / morente" (vv. 4-5); "intorno / a la chiesa" (vv. 5-6); "cimitero / che tace" (vv. 6-7); "foresta / d'abeti" (vv. 18-19); "de gli eletti / in su le fronti" (vv. 26-27) sotto i veli / invocavan (vv. 28-29) "Maria / ordino" (vv. 31-32) "prato / vedean" (vv. 34-35) e l'anastrofe "del comun la rustica virtù" (v. 12); "poste ha pria le mani" (v. 16).

L'utilizzo di queste figure accentua l'andamento cadenzato e solenne tipico dell'epica, accompagnato poi da un andamento sintattico complesso, ricco di subordinate ed incisi, e la scelta di figure fortemente evocative come la perifrasi ("giorno / morente" (vv.4-5); "d'un tempo che fu" (v.9): "mugghiante greggia / e la belante" (vv. 20-21); "la Madre alma dei cieli" (v.29) e la prosopopea ("Il consol dice [...] la vostra libertà" (vv.16-25); "il console seguiva [...] nel popol sia" (v.32); "il popol dicea, Sì" (v.33). Attraverso quest'ultima figura, con la quale il poeta evoca attraverso il discorso diretto le esatte parole pronunciate dal "console" e dal "popolo" viene resa immanente l'atmosfera gloriosa del passato, come se gli eventi narrati continuassero in perpetuo a risuonare nel paesaggio presente che il poeta ha davanti ai suoi occhi.

Dal punto di vista linguistico, il linguaggio scelto da Carducci è decisamente aulico con molti latinismi ("erma", "pria", ecc.) e di sicuro contribuisce anch'esso alla creazione di un'atmosfera mitica e leggendaria. È interessante notare inoltre come il poeta crei un effetto di sovrapposizione tra la società romana e quella medievale. Il "console" e il "senato" sono infatti una magistratura e un'istituzione tipiche dell'antica Roma repubblicana, mentre per l'epoca medievale si sarebbe più correttamente parlato di Consiglio comunale o Consiglio del Popolo e sindaci o podestà. Creando questa sovrapposizione a livello storico il poeta vuole accostare le origini classiche della civiltà alla loro evoluzione durante il Medioevo e indicare le basi di una comune identità culturale italiana.


Confronti


Comune rustico è un componimento particolarmente significativo all'interno dell'evoluzione ideologica del Carducci poeta e figura politica dell'Italia del suo tempo. Nelle Odi barbare, l'altra principale raccolta carducciana, è presente una simile esaltazione dell'età comunale Nella piazza di San Petronio:

13. che ne la bigia pietra nel fósco vermiglio mattone
14. par che risvegli l'anima de i secoli,

15. e un desio mesto pe 'l rigido aëre sveglia
16. di rossi maggi, di calde aulenti sere,

17. quando le donne gentili danzavano in piazza
18. e co' i re vinti i consoli tornavano.

In questo componimento Carducci rievoca la vittoria dell'esercito comunale bolognese contro quello del Sacro Romano Impero, guidato da Re Enzo, figlio dell'Imperatore Federico II, che fu fatto prigioniero nella battaglia di Fossalta (1249) e recluso nel palazzo che da lui prende il nome in Piazza Maggiore a Bologna, città dove Carducci trascorse la maggior parte della sua vita. Il ricordo storico è suscitato nel poeta dalla visione della cattedrale bolognese di San Petronio e dagli edifici circostanti, ossia appunto il Palazzo Re Enzo e Palazzo D'Accursio, dove si trova la sede storica del comune di Bologna. La piazza raccoglie perciò i simboli dell'identità civile e religiosa della città, analogamente a quanto è espresso dal "console" in Comune rustico, che si rivolge ai cittadini dopo aver posto "le mani / sopra i santi segnacoli cristiani" (vv.16-17). Questo elemento, ossia un ideale repubblicano fondato sull'uguaglianza e la pietà religiosa, è il principale dell'ideologia politica del Carducci maturo, che ha abbandonato gli ideali progressisti e anticlericali dell'Inno a Satana e si avvia verso un radicale riallineamento verso posizioni dichiaratamente conservatrici e quasi monarchiche espresse in componimenti come Il bove.

Comune rustico contiene anche precisi riferimenti e prese di posizioni letterarie che esprimono il tipico classicismo carducciano. Il verso 8 "Erra tra i vostri rami il pensier mio" è una citazione diretta de L'infinito di Leopardi "Così tra questa immensità s'annega il pensier mio" ed è riferita ad analogo tema. Anche Leopardi come Carducci utilizzava l'immaginazione come consolazione rispetto alla malinconia della sua condizione personale e del "secolo superbo e sciocco" (definizione che troviamo in La ginestra) in cui viveva. Gli altri riferimenti sono invece diretti alle idee del capofila della letteratura romantica italiana, Alessandro Manzoni. La prima parte di Comune rustico narra della partenza dalla Carnia e con il suo "Addio!" richiama il celeberrimo "Addio monti", piccolo monologo pronunciato da Lucia nei Promessi sposi nel momento in cui è costretta a fuggire dal proprio amato paese natale per sfuggire alle grinfie di don Rodrigo intenzionato a rapirla. Inoltre il riferimento critico a "congreghe" di "goffi diavoli" e "bizzarre streghe" dei vv.10-11 richiama l'analoga presa di posizione di Manzoni sul Romanticismo, che non è "un guazzabuglio di streghe, spettri, un disordine sistematico", secondo quanto egli scrive in una celebre lettera al marchese Carlo D'Azeglio. Per Carducci, come per Manzoni, la letteratura italiana dell'Ottocento, pur innovando il proprio aspetto, deve fondarsi su basi storiche e gloriose razionali e identitarie, senza cedere al fascino orrorifico del sovrannaturale stregonesco e diabolico che è invece tipico del romanticismo e della letteratura gotica europea del periodo.


Domande e Risposte


Di quale raccolta fa parte Comune rustico?
Il componimento da parte delle Rime nuove (1887)

In quale regione è ambientata la lirica?
Il paesaggio descritto nella lirica è quello della Carnia.

Qual è il tema principale del componimento?
Il tema principale del componimento è la rievocazione consolatoria del passato leggendario di quei luoghi.

Qual è la forma metrica di Comune rustico?
Comune rustico si compone di sei sestine di endecasillabi con schema rimico AAB CCB.

A quale epoca storica risalgono le origini identitarie della regione?
Le origini identitarie della regione risalgono al Medioevo.

A chi è formalmente rivolta la poesia attraverso l'apostrofe al verso 7?
La poesia è formalmente rivolta agli alberi di noce della Carnia.

Fonti: libri scolastici superiori

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