Analisi del Testo di: "I Malavoglia" di Giovanni Verga
1) Scheda dell'Opera
2) Introduzione
3) Personaggi
4) Temi principali
5) Riassunto
6) Analisi e Commento
Scheda dell'Opera
Autore: Giovanni Verga
Titolo dell'Opera: I Malavoglia
Prima edizione dell'opera: 1881
Genere: Romanzo
Introduzione
I Malavoglia, pubblicato nel 1881, è il primo romanzo del ciclo dei Vinti di Giovanni Verga, considerato uno dei capolavori del Verismo italiano. Ambientato nella Sicilia della seconda metà dell'Ottocento, il romanzo narra le vicende della famiglia Toscano, soprannominata "Malavoglia," una famiglia di umili pescatori di Aci Trezza, un piccolo borgo marinaro. Attraverso le difficoltà quotidiane, le lotte per la sopravvivenza e i conflitti tra i valori tradizionali e le aspirazioni personali, Verga dipinge un ritratto realistico e crudo della vita dei contadini e dei pescatori siciliani. La storia dei Malavoglia diventa così il simbolo della lotta di uomini e donne comuni contro il destino avverso, immersa in un mondo dove il progresso sembra non poter raggiungere i più umili e dove la rassegnazione si scontra con il desiderio di miglioramento.
Personaggi
Padron 'Ntoni: Il capofamiglia e nonno della famiglia Toscano, soprannominata "Malavoglia". Rappresenta la saggezza tradizionale, il legame con il lavoro e i valori antichi. Nonostante le difficoltà e i colpi del destino, cerca di mantenere unito il nucleo familiare e di trasmettere il rispetto per la terra e il mare.
Bastianazzo: Figlio di padron 'Ntoni e padre dei nipoti, uomo semplice e dedito alla famiglia. Il suo tragico destino segna l'inizio delle sventure per i Malavoglia, poiché muore in un naufragio mentre trasporta un carico di lupini, portando la famiglia in rovina.
Maruzza, detta la Longa: Moglie di Bastianazzo e madre dei nipoti. Devota e laboriosa, incarna il sacrificio delle donne siciliane e cerca di affrontare la povertà e le avversità con coraggio e dignità. La sua morte per colera lascia un grande vuoto e aggiunge ulteriore sofferenza alla famiglia.
'Ntoni: Il nipote maggiore, che rappresenta il conflitto generazionale e il desiderio di emancipazione. È insofferente alle tradizioni e alla vita del villaggio, e sogna un'esistenza più libera. La sua ribellione e le sue scelte porteranno ulteriori disgrazie alla famiglia e culmineranno nella sua rovina.
Mena (Filomena): Figlia maggiore di Bastianazzo e Maruzza, conosciuta come Mena la Santuzza per il suo carattere riservato e il suo senso del dovere. La sua vita è segnata dalla rinuncia e dal sacrificio, poiché rinuncia all'amore per Alessi a causa delle difficoltà economiche della famiglia.
Alessi: Il figlio minore, che rappresenta la speranza di continuità e di riscatto per la famiglia Malavoglia. Nonostante le tragedie, Alessi resta legato al mare e alla casa del nespolo, simbolo dell'unione familiare, e cerca di ricostruire ciò che è andato perduto.
Luca: Altro figlio di Bastianazzo e Maruzza, giovane e promettente, ma che perderà la vita in guerra. La sua morte è un'altra tragedia per la famiglia, che ne segna ulteriormente la decadenza.
Temi principali
La lotta contro il destino: Il concetto di "fato" è centrale nell'opera; i personaggi vivono la propria vita sentendosi vincolati da un destino inevitabile e immutabile. Gli eventi tragici che colpiscono i Malavoglia, come la perdita della barca e il fallimento economico, sono presentati quasi come una predestinazione, una forza contro cui è inutile ribellarsi.
L'importanza della famiglia e dei legami: Per Verga, la famiglia rappresenta un rifugio e un valore insostituibile. I Malavoglia sono legati da un profondo senso di unità e di solidarietà, e l'intero romanzo ruota attorno al loro desiderio di mantenere intatto il nucleo familiare, nonostante le avversità. La casa del nespolo, simbolo della stabilità familiare, rappresenta questo legame con le radici e con il passato.
L'immobilità sociale: Verga mette in evidenza la quasi totale impossibilità per i personaggi di cambiare la propria condizione sociale. Gli sforzi dei Malavoglia di migliorare la propria situazione spesso portano a insuccessi e sofferenze, rafforzando il concetto che chi nasce povero è destinato a rimanere tale, intrappolato in una realtà che non permette né progresso né speranza di cambiamento.
Il contrasto tra tradizione e modernità: Verga descrive il conflitto tra valori antichi e il progresso. Da un lato, i Malavoglia rappresentano il mondo contadino, fedele alla tradizione e ai ritmi naturali. Dall'altro, i cambiamenti economici e sociali portano scompiglio e influiscono negativamente sui personaggi, spingendoli verso scelte che spesso tradiscono i loro valori più profondi.
L'illusione del progresso: Nonostante il desiderio di riscatto, il romanzo mostra l'inefficacia del progresso e delle ambizioni personali per coloro che, come i Malavoglia, appartengono alla classe sociale più umile. Verga sottolinea come ogni tentativo di andare contro le proprie radici o di cercare un miglioramento porti a disillusione e tragedia, rafforzando una visione pessimista della possibilità di riscatto sociale.
Riassunto
I Malavoglia racconta la storia della famiglia Toscano, nota come "i Malavoglia", che vive ad Aci Trezza, un piccolo villaggio di pescatori siciliano. La famiglia è composta dal patriarca Padron 'Ntoni, i suoi figli e i nipoti, tra cui spiccano Bastianazzo e il giovane 'Ntoni. La loro vita ruota attorno alla casa del Nespolo e alla "Provvidenza", la barca con cui lavorano per guadagnarsi da vivere.
La trama si sviluppa attorno a una serie di sventure che colpiscono la famiglia: Bastianazzo muore in mare durante una traversata per trasportare un carico di lupini, un investimento che avrebbe dovuto risollevare le loro condizioni economiche ma che si rivela invece una rovina. Le difficoltà economiche si aggravano, portando infine alla perdita della casa del Nespolo e alla disgregazione della famiglia stessa. Il giovane 'Ntoni, incapace di adattarsi alla vita di sacrifici, finisce per ribellarsi e intraprendere una strada di perdizione, abbandonando la sua famiglia.
Attraverso le vicende dei Malavoglia, Verga rappresenta la lotta degli umili contro un destino ineluttabile, tratteggiando un mondo in cui le ambizioni personali spesso si scontrano con la realtà della povertà e delle rigide convenzioni sociali. Il romanzo riflette così i temi del Verismo, sottolineando la forza delle tradizioni e l'ineluttabilità del destino, soprattutto per chi vive nelle condizioni più modeste.
Analisi e Commento
"Accorgersi che non si sta bene, o che si potrebbe stare meglio" è l'istinto che muove i personaggi del primo romanzo verghiano, I Malavoglia. In una famiglia comune e depositaria dei più genuini valori tradizionali, si innesca un meccanismo che non avrà più un punto di ritorno: è l'esplicita volontà di migliorare la propria condizione sociale, il desiderio del salto, dell'ascesa, sentimenti e ambizioni, in un mondo come quello che ci descrive Verga, inevitabilmente delusi.
Verga, con I Malavoglia, apre il suo Ciclo dei Vinti, progetto di cinque romanzi mediante il quale si era proposto di delineare quell'affannata "lotta per la vita" che coinvolge il mondo e seleziona, sulla scia delle teorie darwiniste, i più adatti a sviluppare strategie di vita sufficienti alla sopravvivenza, lotta che lascia scampo a pochi e quei pochi sopravvissuti non potranno comunque superare un esiguo limite di miglioramento (lo si vedrà in Mastro Don Gesualdo, riuscito nell'intento di arricchirsi ma poi destinato alla solitudine più assoluta).
È così che si possono osservare, sulla scena di una Sicilia appena successiva all'unificazione italiana, personaggi sostanzialmente simmetrici e rigorosamente scissi in due gruppi: il mondo tradizionale e vero, legato ai valori dell'onestà e del lavoro (di cui è parte la famiglia Malavoglia) e il mondo arrivista e spregiudicato, orientato completamente al tornaconto economico (di cui è rappresentante l'intera società cittadina, con poche eccezioni).
La famiglia Malavoglia, sotto la guida dell'autorevole nonno 'Ntoni, rappresentante di un mondo che sta per conoscere il suo inevitabile declino (proprio perché autenticamente puro), è protagonista di una serie di sventure che la condurranno da possidente di una casa, la casa del Nespolo, e di una barca, la Provvidenza, grazie alle quali riescono a condurre una vita modesta, a nullatenente, costretta a "vivere alla giornata" per la sopravvivenza. Tutto nasce proprio da quell'ingenua volontà di migliorarsi che l'autore considera la vera causa di ogni distruzione, ingannatrice dell'animo umano nel fomentarlo con promesse di grandezza e poi autentica illusione, vista in tutta la sua dissacrante nudità.
È questa la visione fortemente disincantata di Verga e il suo rifiuto verso quella che definisce la "fiumana del progresso", responsabile di un'evoluzione inarrestabile che va a soppiantare quanto resta di un mondo di valori saldi e rigorosamente sani. Di fronte ad uno scenario del genere, infatti, la mossa vincente è proprio la stabilità di Padron 'Ntoni e la sua fatica giornaliera tesa a preservare il passato, opposta al riscatto dalla propria condizione, ciò che caratterizzerà invece 'Ntoni, nipote e figlio ribelle che, una volta tagliato il filo con il mondo del suo passato e delle sue tradizioni, non potrà più tornare indietro. Se poi, da un punto di vista di "lieto fine", tutto l'ordine sarà ricomposto, mediante la riacquisizione (per opera di Alessi, ultimo nipote rimasto) dei patrimoni appartenenti alla famiglia e della casa, dunque, primo elemento unificatore, ciò non accadrà sul piano dell'integrazione, del libero ritorno lasciato a chi segue l'emancipazione e si lancia a capofitto in quella sezione di mondo che non sarà mai la sua.
In opposizione ad un'emergente volontà di esibizionismo, che comincia a caratterizzare la seconda metà dell'Ottocento, Verga si fa narratore nascosto, accogliendo l'esplicito invito di una voce autorevole come quella di De Sanctis: "Il motto di un'arte seria è questo: poco parlare di noi e far molto parlare le cose, sunt lacrimae rerum. Dateci le lacrime delle cose e risparmiateci le vostre."
Sarà così, allora, che l'opera di Verga dovrà sembrare "essersi fatta da sé" (come lui stesso dichiara in una lettera a Salvatore Farina), con una mano dell'artista "assolutamente invisibile" per cui il lettore non dovrà mai comprendere il romanzo "attraverso la lente dello scrittore" ma si troverà di fronte al fatto reale e crudo, come se lo stesse vivendo in prima persona. È assente anche ogni forma di giudizio da parte dell'autore perché, nel pensiero verghiano, contrariamente alla corrente naturalista francese e a Zola in particolare, nessun contributo umano (e specificamente letterario) può modificare la realtà.
Il verismo di Verga è, difatti, fortemente permeato di pessimismo e decade anche qualsiasi forma di narratore onnisciente: il narratore è perfettamente tutt'uno con i personaggi e ne sa sempre quanto loro. Non esiste alcuna mediazione e ciò si evince fin dalle prime pagine del romanzo: si è introdotti da subito in medias res, attraverso una finestra che si apre su una stretta strada di paese e percepisce solo un caos chiassoso. È soltanto dopo, nell'addentrarsi della storia, che tutto si fa chiaro e il lettore diventa parte di quel mondo, come se gli fosse appartenuto da sempre.
Fonti: libri scolastici superiori