Parafrasi, Analisi e Commento di: "San Martino" di Giosuè Carducci
1) Scheda dell'Opera
2) Introduzione
3) Testo e Parafrasi puntuale
4) Parafrasi discorsiva
5) Figure Retoriche
6) Analisi e Commento
7) Confronti
8) Domande e Risposte
Scheda dell'Opera
Autore: Giosuè Carducci
Titolo dell'Opera: Rime nuove
Prima edizione dell'opera: 1887, ma la poesia risale al 1883
Genere: Poesia lirica
Forma metrica: Odicina anacreontica di quartine di settenari con schema di rime ABBC
Introduzione
Se una notte d'inverno un viaggiatore è un romanzo che parla di come sono fatti i romanzi. Italo Calvino costruisce una vicenda per cui un Lettore si trova a leggere dieci incipit diversi di romanzo senza poter mai poter portare a termine la lettura di ognuno. L'autore pone quindi una riflessione sull'arte di scrivere e di leggere, affermando come la letteratura non possa essere per propria natura il mezzo per arrivare alla conoscenza reale delle cose; al contrario: essendo essa fatta di finzione, è il luogo in cui si dà più ampio spazio alla fantasia. Il testo, divenuto ben presto celebre in tutto il mondo, è uno dei maggiori metaromanzi del Novecento.
Testo e Parafrasi puntuale
1. La nebbia a gl'irti colli 2. Piovigginando sale, 3. E sotto il maestrale 4. Urla e biancheggia il mar; 5. Ma per le vie del borgo 6. Dal ribollir de' tini 7. Va l'aspro odor de i vini 8. L'anime a rallegrar. 9. Gira su' ceppi accesi 10. Lo spiedo scoppiettando: 11. Sta il cacciator fischiando 12. Su l'uscio a rimirar 13. Tra le rossastre nubi 14. Stormi d'uccelli neri, 15. Com'esuli pensieri, 16. Nel vespero migrar. |
1. La nebbia sui colli privi di vegetazione 2. Si alza gonfia di goccioline umide 3. e, mosso dal poderoso vento di maestrale, 4. il mare scroscia rigonfio e le onde si coprono di schiuma bianca; 5. ma lungo le strade del paesino, 6. dalle botti in cui fermenta 7. va l'odore pungente e amarognolo del vino 8. a rallegrare l'animo delle persone. 9. Gira sulla legna della brace infuocata 10. lo spiedo scricchiolando; 11. il cacciatore fischietta allegro 12. Stando sulla soglia della porta di casa a osservare attentamente 13. tra le nubi rossastre 14. gli stormi di uccelli neri – le rondini -, 15. che come i pensieri malinconici dell'esiliato che vagano verso l'orizzonte lontano, 16. Iniziano il loro viaggio migratorio nella luce del crepuscolo. |
Parafrasi discorsiva
La nebbia sui colli privi di vegetazione si alza gonfia di goccioline umide e, mosso dal poderoso vento di maestrale, il mare scroscia rigonfio e le onde si coprono di schiuma bianca; ma lungo le strade del paesino, dalle botti in cui fermenta va l'odore pungente e amarognolo del vino a rallegrare l'animo delle persone.
Gira sulla legna della brace infuocata lo spiedo scricchiolando; il cacciatore fischietta allegro stando sulla soglia della porta di casa a osservare attentamente tra le nubi rossastre gli stormi di uccelli neri – le rondini -, che come i pensieri malinconici dell'esiliato che vagano verso l'orizzonte lontano, iniziano il loro viaggio migratorio nella luce del crepuscolo.
Figure Retoriche
Allitterazioni: vv. 5-8, vv. 9-11, vv. 13-16: della "r", "Ma per le vie del borgo/ Dal ribollir de' tini/ Va l'aspro odor de i vini/ L'anime a rallegrar.". L'insistenza sul suono richiama il sapore e l'odore del vino. Della "c", "Gira su' ceppi accesi/ Lo spiedo scoppiettando:/ Sta il cacciator fischiando". Ripetizione che esprime lo scricchiolio del fuoco sotto lo spiedo. Della "s", "Tra le rossastre nubi/ Stormi d'uccelli neri, / Com'esuli pensieri, / Nel vespero migrar.". Ripetizione dolce che associa la sensazione di divagazione sconfinata nello spazio.
Anastrofi: vv. 1-2, v. 8, v. 11, vv. 9-10: "agl'irti colli/ piovigginando sale", "l'anime a rallegrar", "sta il cacciator fischiando", "Gira su' ceppi accesi/ Lo spiedo scoppiettando". Inversioni che generano alternanze ritmiche e simmetriche nella sintassi del componimento.
Antitesi: v. 5: "Ma per le vie del borgo". Si rompe l'atmosfera lugubre della prima strofa e si inizia la descrizione del quadro lieto dell'estate di San Martino.
Chiasmi: vv. 1-4, vv. 9-12: "La nebbia a gl'irti colli / piovigginando sale, / e sotto il maestrale / urla e biancheggia il mar", "Gira su' ceppi accesi / lo spiedo scoppiettando: / sta il cacciator fischiando / su l'uscio a rimirar". Struttura sintattica che descrive i due quadri paralleli in forma complementare e simmetrica.
Endiadi: v. 4: "urla e biancheggia". Coppia di verbi che descrive il rumore del mare in tempesta e il colore della schiuma generata dal rifrangersi delle onde.
Enjambements: v. 3, vv. 5-6-7, v. 9, v. 11, v. 13: Interruzioni che creano ritmo cadenzato e regolare a livello fonico.
Iperbato: vv. 5-8: "Ma per le vie del borgo / dal ribollir de' tini / va l'aspro odor de i vini / l'anime a rallegrar.". Ricostruito: ma l'odor aspro dei vini va dal ribollir de' tini a rallegrar l'anime per le vie del borgo". Figura sintattica che rallenta l'andamento del ritmo e si sofferma sul quadro descritto come in un'atmosfera fiabesca.
Metafore: v. 1, v. 15: "irti colli". I colli sono irti e ripidi perché le chiome cadute degli alberi non li adornano più con dolcezza. "esuli pensieri". L'aggettivo esprime il vagare del pensiero lontano dalla fonte che li genera, verso l'infinito.
Metonimia: v. 6: "ribollir de' tini". Il vino in fermentazione è indicato attraverso il riferimento al suo ribollire.
Onomatopea: v. 6, v. 10, v. 11: "ribollir", "scoppiettando", "fischiando". Termini che riproducono i rumori, anche minimi, che animano la scena.
Personificazione: v. 4, v. 15: "Urla... il mar". Il rumore del mare è assimilato a un grido umano, "esuli pensieri". L'aggettivo che descrive i pensieri li assimila alla figura di un esule o un vagabondo.
Similitudini: vv. 14-15: "stormi d'uccelli neri,/ com'esuli pensieri". Il volo degli uccelli nel cielo è assimilato esplicitamente a quello del pensiero che vaga nell'infinito.
Sineddoche: v. 8: "anime" (per persone). Attraverso il sostantivo vengono indicati gli abitanti del borgo sottolineando il loro stato d'animo lieto.
Sinestesia: v. 4, v. 7: "urla e biancheggia il mar". Associazione che mette in evidenza gli aspetti sonori e visivi del mare in tempesta, "aspro odor". Assimilazione dell'odore e del sapore del vino che si spandono nell'aria.
Analisi e Commento
Storico-letterario
San Martino (in Maremma pisana) è una delle liriche più conosciute di Giosuè Carducci e fa parte delle Rime nuove (1887). Il titolo originale della poesia, come indica il manoscritto autografo, era Autunno e fu composta nel dicembre 1883. Il componimento, prima di apparire nella raccolta, fu pubblicato nell'opuscolo "Natale e capo d'anno" della rivista "Illustrazione italiana" nel 1883.
Le Rime nuove contengono tutte le liriche scritte da Carducci tra il 1861 e il 1887 e seguono i metri tradizionali della poesia italiana. Tutta la varietà dei temi carducciani è dunque contemplata nella raccolta ed è possibile riscontrare al suo interno il fascino suscitato nel poeta dalla lettura dei classici della letteratura. Altra problematica fondamentale della poesia carducciana è la rievocazione di eventi del passato o di momenti della propria giovinezza per prendere le distanze dalla mediocrità e la malinconia del presente. Non mancano, inoltre, le note paesaggistiche, soprattutto maremmane come in San Martino, e la tematica amorosa.
San Martino è un bozzetto che evoca un quadro naturalistico utilizzando tratti impressionistici e quasi pittorici. Il titolo fa riferimento, com'è noto, ai giorni intorno all'11 novembre, l'estate di San Martino, in cui si registrano usualmente temperature più miti rispetto alla media autunnale e in cui avviene parallelamente la trasformazione del mosto in vino al termine della vendemmia. La struttura, che insiste molto come vuole la tradizione neoclassica sulla linearità e la simmetricità, mostra un procedimento tipicamente carducciano attraverso il quale a immagini negative il poeta tenta di opporre scene più liete, ma alla fine sono le prime a prevalere. La corrispondenza di alcune parole e immagini ("pensier, rosseggiar, vespro, mar nebbie, colli, sàle") e del metro (l'odicina anacreontica) ha indotto il critico Dante Isella a ipotizzare che Carducci fosse stato ispirato da due componimenti di identico tema composti da Ippolito Nievo nel 1858, che l'autore avrebbe avuto modo di consultare durante un soggiorno temporaneo in Toscana nel settembre del 1883. (Dante Isella, Due "lucciole" per San Martino, in "Strumenti critici", n. 2, febbraio 1967, pp. 187-89.)
Tematico
Il tema principale del componimento deve essere interpretato attraverso la relazione tra la parola chiave contenuta nel titolo (San Martino) e le immagini contrastanti che si susseguono nel bozzetto in una struttura che è tuttavia simmetrica e circolare, come vuole il canone classico. L'estate di San Martino è infatti un periodo illusorio in cui la stagione autunnale concede una tregua temporanea alla malinconia per poi riprendere il suo corso verso il freddo invernale.
Di conseguenza, a livello di contenuto, la prima e l'ultima strofa si richiamano a vicenda così come la seconda e la terza. Le notazioni paesaggistiche autunnali che aprono la lirica (la nebbia, la pioggerella, gli alberi spogli, il mare agitato) suggeriscono non solo un'atmosfera di malinconia, ma anche l'idea della morte, ripresa, circolarmente, dagli "uccelli neri" dell'ultima strofa, dal valore decisamente simbolico, anche perché accostati ai tristi pensieri dell'esule che volano verso l'ignoto. Come il poeta, gli uccelli che migrano sono consapevoli di star vivendo un'illusione e continuano nonostante l'atmosfera lieta il loro viaggio per evitare l'arrivo dell'inverno.
Le due strofe centrali, al contrario, descrivono la lieta atmosfera di festa del giorno di San Martino (11 novembre) in un paesino di campagna, presumibilmente della Maremma pisana, come suggerito dal sottotitolo del componimento. Le immagini confortanti, fatte di pace e calma, esorcizzano le inquietudini esistenziali simboleggiate dal mare in tempesta della strofa d'apertura: il vino e il fuoco sono simboli di vitalità, di convivialità e di quiete domestica. Nel "borgo" (v. 5), che viene colto nel momento seguente alla vendemmia, quando il mosto che fermenta diffonde il suo odore pungente nelle strade, si ritrovano i valori morali tipici di un passato immobile e ormai perduto per sempre, nonostante il rinfocolarsi dell'estate passata che torna illusoriamente per qualche giorno. Il netto cambiamento di tono è chiaramente esplicitato dall'antitesi introdotta dalla congiunzione avversativa "ma" all'inizio della seconda strofa. Anche la terza strofa, come la precedente, rappresenta una tranquilla scena domestica: uno spiedo sta girando all'aperto e presumibilmente una famiglia si sta preparando a consumare un ricco pasto. Il "cacciator" del verso 11, che contempla il tramonto e gli uccelli migratori, è certamente una trasposizione della figura del poeta con le sue inquietudini, che, alla fine, hanno la meglio, nonostante il tentativo di esorcizzarle con il rinvio a immagini solari e vitali. Si tratta perciò di sentimenti tipicamente romantici, che il classicismo formale carducciano non riesce a stemperare appieno.
Stilistico
San Martino è un'odicina anacreontica di quartine di settenari con schema di rime ABBC. Si tratta di una forma ridotta di ode caratterizzata da una perfetta regolarità ritmica e strutturale e prende il nome dal poeta greco Anacreonte, che utilizzava questo tipo di forme metriche per descrivere quadri di carattere lieto, celebrativo o scherzoso. San Martino è anch'essa, sebbene solo in apparenza, un'ode celebrativa dell'atmosfera di festa dopo la vendemmia. Si tratta di un tipico esempio di "metrica barbara", ovvero il procedimento secondo il quale Carducci tentò di adattare gli schemi e le forme metriche tipiche della poesia classica greco-latino alla lingua italiana.
La regolarità di stampo neoclassico è dunque ciò che caratterizza la poesia a livello fonico e ritmico. Ciò avviene attraverso l'utilizzo di uno schema rimico e di accentazione piano e regolare, dall'impiego sostenuto di enjambements (vv.3-5-6-7-9-11-13) e allitterazioni (della "r": vv. 5-8: "Ma per le vie del borgo/ Dal ribollir de' tini/ Va l'aspro odor de i vini/ L'anime a rallegrar.", della "c": vv. 9-11: "Gira su' ceppi accesi/ Lo spiedo scoppiettando:/ Sta il cacciator fischiando", della "s": vv. 13-16: "Tra le rossastre nubi/ Stormi d'uccelli neri, / Com'esuli pensieri, / Nel vespero migrar."). La combinazione di questi elementi offre perciò una giustapposizione di quadri visivi, sonori e olfattivi che nella loro combinazione compongono il quadro descritto.
Se a livello tematico la struttura del componimento è circolare, a livello sintattico si registra invece una specularità tra le prime due strofe e le ultime due. Si tratta di due quadri aperti da periodi ipotattici fondati sul chiasmo (strofe 1-3) che legano il loro contenuto a ciò che viene descritto nelle strofe 2-4. Questa divisione è inoltre evidenziata dal punto fermo in chiusura della seconda strofa, che marca appunto la suddivisione a metà dei due periodi complessi che compongono la lirica. L'utilizzo di figure di inversione come l'anastrofe e l'iperbato favorisce l'andamento ritmico regolare della poesia, che risulta perciò estremamente concisa e musicale nonostante la complessità sintattica messa in campo.
Il livello lessicale scelto da Carducci è elevato ed aulico, anche per adattamento allo stile neoclassico ma non sconfina nella ricerca della pedanteria e della raffinatezza eccessiva: si tratta pur sempre di un quadro rurale e festivo. Tuttavia, la scelta di alcune espressioni e accostamenti come "urla e biancheggia", v.4, o "esuli pensieri", v.15, tradiscono la generale impostazione idilliaca e pacata del componimento e rimandano ad atmosfere dense di pathos e tipicamente romantiche.
Confronti
Il componimento che all'interno delle Rime nuove più rispecchia a livello formale di procedimento San Martino è sicuramente Pianto antico. Si tratta di un'altra odicina anacreontica in cui il tradizionale tema lieto e giocoso viene ribaltato in un'atmosfera malinconica e in questo caso addirittura tragica: la poesia descrive infatti il "verde melograno dai bei vermigli fior" che rinverdisce ogni primavera, sotto il quale è però sepolto Dante, il figlio che il poeta perse prematuramente nel 1867.
A livello strutturale e di scelta delle immagini Carducci prende probabilmente spunto dal poeta latino Orazio, che il poeta considerava un modello esemplare. In particolare nell'Ode del Soratte, contenuta nei Carmi (I, 9) si descrive un triste paesaggio invernale e un mare in tempesta, ma l'atmosfera è rinfrancata dall'invito ad attendere il passare della brutta stagione consolandosi con il fuoco domestico e il vino.
Anche la letteratura del XIX secolo confluisce nella produzione pascoliana: la strofa finale di San Martino chiama in causa alcuni elementi molto significativi. I pensieri del cacciatore/poeta dispersi nel cielo come illusioni richiamano l'immensità consolatoria e il "dolce naufragare" nel mare dell'immaginazione che è il tema principale dell'Infinito di Leopardi. Inoltre, gli "esuli pensieri" del crepuscolo ("il vespero") riconducono al tema di Alla sera di Ugo Foscolo. Nel sonetto dell'autore levantino è appunto esaltata l'atmosfera serale capace di assopire almeno momentaneamente lo "spirto guerrier ch'entro rugge" ("l'animo in tempesta che ruggisce dentro il poeta") e le delusioni politiche e amorose che caratterizzarono la vita dell'autore, l'"esule" per eccellenza della letteratura italiana. In tutti e tre i poeti – Leopardi, Foscolo e Carducci – è presente un'attrazione per le illusioni contemporanea a una consapevolezza profonda delle inquietudini e le delusioni della Storia e della vita intima.
San Martino fu inoltre modello diretto per la poesia Novembre di Giovanni Pascoli, il cui titolo originale fu proprio San Martino perché concepita come continuazione e ribaltamento della poesia carducciana. Se Carducci descrive nella prima strofa il cupo quadro della stagione autunnale e poi lo ribalta attraverso l'antitesi introdotta dal "Ma" che apre la seconda strofa, Pascoli adotta lo stesso procedimento:
1. Gèmmea l'aria, il sole così chiaro
2. che tu ricerchi gli albicocchi in fiore,
3. e del prunalbo l'odorino amaro
4. senti nel cuore...
5. Ma secco è il pruno, e le stecchite piante
6. di nere trame segnano il sereno,
7. e vuoto il cielo, e cavo al piè sonante
8. sembra il terreno.
Vediamo appunto che il termine dell'antitesi è ribaltato: la prima strofa introduce l'illusione estiva data dal clima dei giorni intorno a San Martino e poi si passa alla descrizione del paesaggio funebre che è invece ciò che caratterizza la realtà, che Pascoli ricollega poi alla celebrazione dei morti che avviene appunto in apertura del mese di novembre.
Domande e Risposte
In quale raccolta è contenuta San Martino?
San Martino fa parte delle Rime nuove (1887).
Qual era il titolo originale del componimento?
Il titolo originale della poesia era Autunno.
Qual è il tema principale della lirica?
Il tema principale della lirica è il clima festivo e illusorio dell'estate di San Martino (11 novembre), situata nel pieno della stagione autunnale.
Qual è la forma metrica del componimento?
San Martino è un'odicina anacreontica in quartine di settenari con schema rimico regolare ABBC.
Dov'è ambientata la poesia?
La poesia è ambientata in un piccolo borgo della Maremma toscana, come indicato dal sottotitolo.
Che figura retorica è contenuta nel celebre verso 15 "com'esuli pensieri"?
La figura retorica nel verso è una similitudine.
Fonti: libri scolastici superiori