Parafrasi, Analisi e Commento di: "I pastori" di Gabriele D'Annunzio


Immagine Gabriele D'Annunzio
1) Scheda dell'Opera
2) Introduzione
3) Testo e Parafrasi puntuale
4) Parafrasi discorsiva
5) Figure Retoriche
6) Analisi e Commento
7) Confronti
8) Domande e Risposte

Scheda dell'Opera


Autore: Gabriele D'Annunzio
Titolo dell'Opera: Alcyone
Data: 1903
Genere: Poesia lirica
Forma metrica: Quattro strofe di cinque endecasillabi; in ogni strofa, l'ultimo verso rima col primo della strofa seguente. Nella prima, il primo verso rima col terzo, in tutte le altre il secondo con il quarto. Parole in rima: "migrare-mare", "monti-fonti", "natia-via", "avellano-piano", "silente-primamente", "marina-cammina", "aria-divaria", "romori-pastori".



Introduzione


"I pastori" è una delle poesie più celebri di Gabriele D'Annunzio, inclusa nella raccolta "Alcyone", pubblicata nel 1903. Questo componimento descrive il rito annuale della transumanza, un'antica pratica pastorale in cui i pastori e le loro greggi si spostano dalle montagne d'Abruzzo alle pianure del Tavoliere delle Puglie con l'avvicinarsi dell'inverno. Attraverso versi evocativi e immagini suggestive, D'Annunzio celebra la natura, la vita semplice e il legame profondo tra l'uomo e il paesaggio. La poesia si distingue per il suo linguaggio ricco e musicale, che riflette l'influenza della poetica simbolista e decadentista, e per la capacità di trasmettere la bellezza e la sacralità della tradizione pastorale.


Testo e Parafrasi puntuale


1. Settembre, andiamo. È tempo di migrare.
2. Ora in terra d'Abruzzi i miei pastori
3. lascian gli stazzi e vanno verso il mare:
4. scendono all'Adriatico selvaggio
5. che verde è come i pascoli dei monti.

6. Han bevuto profondamente ai fonti
7. alpestri, che sapor d'acqua natía
8. rimanga ne' cuori esuli a conforto,
9. che lungo illuda la lor sete in via.
10. Rinnovato hanno verga d'avellano.

11. E vanno pel tratturo antico al piano,
12. quasi per un erbal fiume silente,
13. su le vestigia degli antichi padri.
14. O voce di colui che primamente
15. conosce il tremolar della marina!

16. Ora lungh'esso il litoral cammina
17. la greggia. Senza mutamento è l'aria.
18. il sole imbionda sì la viva lana
19. che quasi dalla sabbia non divaria.
20. Isciacquío, calpestío, dolci romori.

21. Ah perché non son io co' miei pastori?
1. Il mese di settembre è giunto, andiamo. È il momento di partire – per la transumanza.
2. In questo momento dell'anno, nella terra d'Abruzzo, i miei conterranei pastori
3. lasciano i recinti dove sosta il gregge e si dirigono verso il mare:
4. scendono verso la costa Adriatica incontaminata
5. che è verde come i pascoli sulle montagne.

6. Hanno sostato e bevuto profondamente alle sorgenti
7. di montagna, in modo tale che il sapore dell'acqua della loro terra d'origine
8. resti a confortare i loro cuori lontani dalle regioni da cui provengono,
9. E in modo tale che per più tempo il loro bisogno di bere lungo il tragitto sia ritardato.
10. Hanno fabbricato un nuovo bastone di nocciolo.

11. Così si dirigono verso la pianura attraverso l'antico sentiero sterrato ("tratturo"),
12. come se discendessero un silenzioso fiume verdeggiante,
13. seguendo le orme dei loro antenati.
14. O che gioia nel grido di colui fra loro che per primo
15. Avvista da lontano il flusso continuo delle onde marine!

16. Ora procede lungo la costa
17. il gregge. C'è quiete nell'aria priva di vento.
18. Il sole illumina la lana delle pecore rendendola di un giallo così denso
19. che quasi non si differenzia dal colore della sabbia.
20. Rumore delle zampe che si sciacquano nell'acqua, del calpestare dei piedi, dolci suoni.

21. Ah, perché non posso essere io con i miei pastori?



Parafrasi discorsiva


Il mese di settembre è giunto, andiamo. È il momento di partire – per la transumanza. In questo momento dell'anno, nella terra d'Abruzzo, i miei conterranei pastori lasciano i recinti dove sosta il gregge e si dirigono verso il mare: scendono verso la costa Adriatica incontaminata che è verde come i pascoli sulle montagne.

Hanno sostato e bevuto profondamente alle sorgenti di montagna, in modo tale che il sapore dell'acqua della loro terra d'origine resti a confortare i loro cuori lontani dalle regioni da cui provengono, e che in modo tale che per più tempo il loro bisogno di bere lungo il tragitto sia ritardato. Hanno fabbricato un nuovo bastone di nocciolo.

Così si dirigono verso la pianura attraverso l'antico sentiero sterrato ("tratturo"), come se discendessero un silenzioso fiume verdeggiante, seguendo le orme dei loro antenati. O che gioia nel grido di colui fra loro che per primo avvista da lontano il flusso continuo delle onde marine!

Ora procede lungo la costa il gregge. C'è quiete nell'aria priva di vento. Il sole illumina la lana delle pecore rendendola di un giallo così denso che quasi non si differenzia dal colore della sabbia. Rumore delle zampe che si sciacquano nell'acqua, del calpestare dei piedi, dolci suoni.

Ah, perché non posso essere io con i miei pastori?


Figure Retoriche


Allitterazioni: vv. 1-3, vv. 14-15, vv. 9-10, v. 16, v. 1, vv. 5-6, vv. 7-8, vv. 10-11, vv. 15-17: della "R": "settembre, migrare, ora, terra, Abruzzi, pastori, verso, mare", "primamente [...] /tremolar della marina", della "L": "lungo illuda la lor / [...] avellano", "lungh'esso illitoral", di "M" ed "N": "settembre, andiamo, tempo, migrare", "come, monti, profondamente, fonti", "natia,/ rimanga", "rinnovato hanno, avellano, / vanno, antico, piano", "marina / cammina / mutamento".
All'interno di tutto il componimento è riscontrabile un profondo studio fonico che ha il fine tanto di riprodurre le sonorità della scena descritta quanto di innalzare il livello estetico della poesia.

Anafore: vv. 2-16: "Ora [...] / Ora".
La ripetizione dell'avverbio seguito poi dall'utilizzo dei verbi al presente serve a differenziare lo scorrere del tempo dalla partenza sui monti all'arrivo sulla costa Adriatica.

Anastrofi: v. 5, v. 10, v. 17: "verde è come i pascoli dei monti", "rinnovato hanno", "Senza mutamento è l'aria". Inversioni ritmiche che innalzano e armonizzano le sonorità del componimento.

Asindeti: v. 20: "Isciacquìo, calpestìo, dolci romori". Elenco dei rumori che privo di congiunzioni riproduce gli stessi suoni descritti.

Domanda retorica: v. 21: "Ah, perché non so' io cò miei pastori?". Conclusione enfatica "a sorpresa" in cui si rivela la nostalgia e la lontananza del poeta dalla sua terra natale.

Ellissi: v. 1, v. 14, v. 20: "Settembre, andiamo.", "O voce di colui che primamente / conosce il tremolar della marina!", "Isciacquío, calpestío, dolci romori.". Figura che togliendo verbi reggenti o soggetti rende la sensazioni di entusiasmo provata dai pastori durante il tragitto verso il mare.

Enjambements: vv. 2-3, vv. 6-7, vv. 16-17: "i miei pastori / lascian", "fonti / alpestri", "cammina / la greggia". Interruzioni che enfatizzano gli elementi principali della poesia: i pastori conterranei del poeta, il punto di partenza del viaggio (ossia la patria stessa) e il viaggio stesso.

Epifrasi: v. 21: "Ah perché non son io co' miei pastori?". Verso che racchiude il significato della poesia e capovolge la situazione iniziale di unità ("andiamo") con i pastori per rivelare la lontananza e la nostalgia provate da D'Annunzio.

Eufemismo: vv. 18-19: "imbionda sì la viva lana / che quasi dalla sabbia non divaria". Similitudine formulata alla forma negativa che crea un'identità cromatica tra la lana delle pecore e la sabbia.

Polisindeti: vv. 7-9: "che sapor d'acqua natía / rimanga ne' cuori esuli a conforto, / che lungo illuda la lor sete in via.". Si accostano il significato simbolico del bere tanta acqua sorgiva (la nostalgia per la patria) e quello pratico (farne scorta per il viaggio).

Metafore: v. 12, v. 18: "erbal fiume". Il sentiero che va dai monti al mare è visto come un fiume verde, colore che predomina in tutto il componimento, "imbionda". Il colore della lana è assimilato a quello dei capelli umani.

Metonimia: v. 7: "acqua natia". L'acqua è quella delle sorgenti – elemento da leggere in chiave metaforica – e dunque quella della madrepatria.

Similitudini: v. 5, v. 12: "verde è come i pascoli dei monti". Il colore del mare è assimilato a quello dei pascoli a indicare la complementarità tra la regione costiera dell'Abruzzo e quella montana, "quasi per un erbal fiume silente". La discesa attraverso il sentiero è paragonata alla discesa in barca di un fiume verso il mare.

Sinestesia: v. 20: "dolci romori". Il rumore è accostato a una sensazione di gusto come la dolcezza.

Personificazione: v. 4: "Adriatico selvaggio". Il mare Adriatico e la costa abruzzese che si affaccia su di esso sono incontaminati, quasi disabitati e in armonia con il mondo naturale (nel tempo in cui D'Annunzio scriveva questa poesia)


Analisi e Commento


Storico-letterario

I pastori è un componimento che fa parte di Alcyone, raccolta redatta da Gabriele D'Annunzio negli ultimi anni dell'Ottocento e pubblicata nel 1903.

Questa fa parte della serie di libri delle Laudi del cielo, della terra, del mare e degli eroi. Le Laudi sono appunto un ciclo incompiuto di sette raccolte poetiche che prendono il nome dalle stelle che compongono la costellazione delle Pleiadi (Maia, Elettra, Alcyone, Merope, Asterope, Targete e Celeno, sebbene di queste ultime due sia presente solo il titolo). Alcyone, terzo libro del ciclo, descrive il sogno di una vacanza estiva che lambisce varie regioni italiane, dai colli fiesolani alle coste tirreniche, seguendo l'andamento atmosferico stagionale che va dalle piogge dell'ultimo periodo di primavera ai primi paesaggi autunnali di settembre, come quello di I pastori. Nell'ultima parte del libro viene pienamente sviluppato il concetto di "panismo dannunziano": il principio secondo il quale l'uomo e gli elementi naturali si fondono in un'idilliaca unità. Si tratta propriamente di una serie di elegie di fine estate, il cui spegnimento approda a una dolce malinconia autunnale fatta di ricordi nostalgici di terre lontane immerse in un'atmosfera sognante.

In questo componimento, uno dei più celebri di D'Annunzio, il poeta rievoca il rito della transumanza, ossia la migrazione delle greggi dai pascoli appenninici verso le regioni costiere prima dell'arrivo delle stagioni più fredde. Il ricordo dell'Abruzzo, la regione natale del poeta e quella in cui ha trascorso i suoi primi anni, si tinge di un'atmosfera mitica, ancestrale e favolosa e l'autore in un crescendo di pathos rivela tutto il legame affettivo che lo lega alla sua terra.

Tematico

I pastori si apre con l'esortazione alla prima persona plurale "Settembre, andiamo" che denota la profonda vicinanza del poeta ai pastori abruzzesi. Egli si considera come fosse uno di loro, costretto a lasciare la propria terra, e perciò, in un certo qual modo, in esilio volontario.

L'usanza tradizionale che l'autore descrive è quella della transumanza ossia della migrazione (come sottolinea l'ultima parola del primo verso) da parte delle greggi dai pascoli appenninici verso le regioni costiere, allo scopo di evitare le temperature troppo rigide dell'autunno montano. La transumanza non era solo uno spostamento di greggi dai pascoli estivi a quelli invernali, ma anche l'incontro tra antiche tradizioni e usanze diverse. Era legata a leggi e regole non scritte rispettate da tutti e i pastori tornavano sempre arricchiti di esperienze e conoscenze, dopo aver attraversato fiumi e valli, eseguita da tempi immemori da queste persone che in una certa maniera fermavano il tempo delle epoche in cui vivevano. Si trattava di un viaggio lento e contemplativo e il poeta rende questa impressione nel susseguirsi delle tre strofe.

Dopo l'esortazione del primo verso, l'"ora" del verso 2 introduce al primo momento del viaggio, in cui pastori e greggi si soffermano ad abbeverarsi e far scorta d'acqua nelle fonti montane e, a livello figurativo, a immagazzinare nella mente il ricordo della terra natia che li accompagnerà consolandoli quando saranno lontani. La seconda strofa descrive invece il momento della discesa dai monti al mare: il viaggio dei pastori con il gregge a seguito è paragonato a quello di una barca sul letto di un fiume e si conclude con l'avvistamento del mare di una prima vedetta, capovolgendo ciò che avviene solitamente con l'annuncio "Terra!" quando i marinai avvistano la terraferma dalla nave. L'ultima strofa immortala invece l'arrivo e il transito delle greggi che giocherellano sulla risacca marina in un'immagine lieta, e fiabesca.

L'ultimo verso, "Ah, perché non so' io cò miei pastori?", un'interrogativa retorica con funzione di epifrasi, si distacca dal metro del resto del componimento ed esplicita il reale e struggente coinvolgimento emotivo del poeta nei confronti dei pastori. Egli non può, come annunciava nel primo verso, considerarsi uno di loro, ma la sensazione che lo domina è quella della separazione e della nostalgia.

Il paesaggio abruzzese è l'elemento centrale di questo componimento e D'Annunzio lo descrive come continuamente sospeso tra acqua e terra. Il poeta stabilisce tra questi elementi un'indissolubile fusione per sottolineare come la natura (mare, monti e uomini che li abitano, anche il poeta stesso) siano un "tutto" omogeneo e indissolubile, esprimendo così il concetto centrale del panismo di cui si fa portavoce.

Stilistico

I pastori è una lirica formata da quattro strofe di cinque endecasillabi; in ogni strofa, l'ultimo verso rima col primo della strofa seguente. Nella prima, il primo verso rima col terzo, in tutte le altre il secondo con il quarto. Le parole in rima sono: "migrare-mare"; "monti-fonti"; "natia-via"; "avellano-piano"; "silente-primamente"; "marina-cammina"; "aria-divaria"; "romori-pastori". L'ultimo verso è distaccato dal resto della forma metrica e ha funzione di epifrasi, riassume cioè in un'unica sentenza l'intero contenuto della lirica. Sono inoltre presenti tre enjambements ("i miei pastori / lascian" (vv. 2-3); "fonti / alpestri" (vv. 6-7); "cammina / la greggia" (vv. 16-17)).

La prima parte della lirica si sofferma soprattutto sull'azione dei pastori. Sono perciò dominanti i verbi di movimento ("andiamo"; "migrare"; "vanno"; "scendono"). La seconda è invece dominata dall'avvolgente e idilliaco elemento paesaggistico: gli elementi visivi ("erbal fiume silente"; "il tremolar de la marina"; "il sole imbionda") si mescolano a quelli sonori, resi attraverso allitterazioni (della "R": "settembre, migrare, ora, terra, Abruzzi, pastori, verso, mare" (vv. 1-3); "primamente [...] /tremolar della marina" (vv. 14-15); della "L": "lungo illuda la lor / [...] avellano" (vv. 9-10); "lungh'esso illitoral" (v. 16); di "M" ed "N": "settembre, andiamo, tempo, migrare" (v. 1); "come, monti, profondamente, fonti" (vv. 5-6); "natia,/ rimanga" (vv. 7-8); "rinnovato hanno, avellano, / vanno, antico, piano" (vv. 10-11); "marina / cammina / mutamento" (vv. 15-17) ed espressioni onomatopeiche ("isciacquio, capestio, dolci romori", v.20).

L'andamento sintattico è lento e pacato. Le forti pause riproducono un senso di nostalgia e di una pace primitiva, naturale e arcaica dalla quale il poeta vorrebbe essere assorbito. Ciò sta ad evocare i viaggi lenti e ripetitivi dei pastori, sempre uguali di generazione in generazione, legati alla terra e alle stagioni nella cornice di un paesaggio incontaminato.

Il panismo dannunziano è riscontrabile anche a livello lessicale nell'accostamento di termini aulici ("vestigia" o "esuli"), una citazione dantesca ("il tremolar della marina"), neologismi (come "erbal" e "isciacquio") e termini dialettali ("avellano").


Confronti


I pastori si colloca all'interno di Alcyone in una posizione speculare rispetto alla Sera fiesolana. Questo componimento è ambientato in una tiepida sera di fine primavera, nella quale comincia la fusione panistica tra uomo e natura che anima l'estate descritta dalla raccolta dannunziana:

46. [..] sì che pare

47. che ogni sera l'anima le possa amare [le colline fiesolane sotto la pioggia, NdR]
48. d'amor più forte.

49. Laudata sii per la tua pura morte,
50. o Sera, e per l'attesa che in te fa palpitare
51. le prime stelle!

Questi sono i versi conclusivi della lirica. Il poeta rimarca il sentimento che prevale nella contemplazione del paesaggio toscano. Si tratta della speranza e dell'entusiasmo con il quale ci si prepara all'arrivo dell'estate, che nell'ultimo verso è indicata in chiave metaforica con l'attesa dell'apparire delle prime stelle nel cielo estivo – e ricordiamo che la serie di libri delle Laudi prende nome dalle stelle delle Pleiadi. In I pastori ci troviamo invece nella situazione diametralmente opposta, quando la fusione estiva tra uomo e natura è avvenuta e si appresta a finire: il sentimento prevalente non è più quindi la speranza ma una malinconica nostalgia.

La lirica in cui invece il panismo dannunziano si sviluppa pienamente è La pioggia nel pineto, situata nel pieno dell'estate di Alcyone e composta dal poeta fra luglio e agosto 1902 nella villa La Versiliana a Marina di Pietrasanta, in cui il poeta risiedeva immerso del verde della pineta:

52. E immersi
53. noi siam nello spirto
54. silvestre,
55. d'arborea vita viventi;
56. e il tuo vólto ebro
57. è molle di pioggia
58. come una foglia,
59. e le tue chiome
60. auliscono come
61. le chiare ginestre,
62. o creatura terrestre
63. che hai nome
64. Ermione.

In questo come in altri luoghi del componimento sono evidenti gli elementi di fusione tra tratti umani e silvani dei due amanti nella pineta sotto la pioggia estiva. In I pastori la fine di questo processo è resa dalla separazione tra il primo verso "Andiamo" e la malinconia dell'interrogativa retorica dell'ultimo.

Il distacco e la nostalgia di D'Annunzio dalla natia terra abruzzese ne I pastori producono un quadro naturale idilliaco idealizzato simile a quello che Ugo Foscolo pone in A Zacinto:

3. Zacinto mia, che te specchi nell‟onde
4. del greco mar da cui vergine nacque
5. Venere, e fea quelle isole feconde

6. col suo primo sorriso, [...]

Foscolo si sofferma sulla bellezza incontaminate delle acque dell'isole che, secondo il mito, diedero la nascita alla dèa, esaltando la storia e l'incanto della sua madrepatria. Dell'Abruzzo D'Annunzio enfatizza sì la bellezza paesaggistica ma anche e soprattutto l'armonia naturale tra uomini e natura. L'esilio del poeta abruzzese tuttavia, a differenza di quello di Foscolo che fu reale e forzato da ragioni politiche, fu volontario e addolcito dalla fama, i viaggi e la fortuna personale. La mitizzazione della propria terra madre si fonda perciò su un ricordo nostalgico e non su una tragica constatazione della propria condizione disperata, che troviamo invece nell'ultimo verso della poesia foscoliana ("A noi prescrisse il fato illacrimata sepoltura.").


Domande e Risposte


Di quale raccolta fa parte I pastori?
I pastori fa parte della raccolta Alcyone pubblicata nel 1903.

Qual è il nome della serie di libri in cui la raccolta è inserita?
Alcyone è il terzo libro delle Laudi del cielo, della terra, del mare e degli eroi, dette anche più semplicemente Laudi.

Qual è il tema principale del componimento?
Il tema principale del componimento è la nostalgia del poeta per la propria terra natale.

Di quale regione era originario D'Annunzio?
Gabriele D'Annunzio era originario dell'Abruzzo.

Qual è la forma metrica della lirica?
La lirica si compone di 4 strofe di 5 endecasillabi e un unico verso finale.

Quale usanza tradizionale è immortalata nella poesia?
L'usanza tradizionale di cui tratta la lirica è la transumanza delle greggi dalle regioni montuose a quelle pianeggianti.

Fonti: libri scolastici superiori

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