Analisi del Testo di: "Canne al vento" di Grazia Deledda
1) Scheda dell'Opera
2) Introduzione
3) Trama
4) Personaggi
5) Temi principali
6) Riassunto
7) Analisi e Commento
Scheda dell'Opera
Autore: Grazia Deledda
Titolo dell'Opera: Canne al vento
Prima edizione dell'opera: 1913
Genere: Romanzo
Narratore: Interno (vari personaggi in prima persona)
Punto di Vista: Interno dei personaggi
Tempo della storia: Alcuni decenni a cavallo tra il XIX e il XX secolo in Sardegna.
Introduzione
"Canne al vento" è l'opera più celebre di Grazia Deledda, pubblicata per la prima volta nel 1913. Nel seguente approfondimento del testo, oltre a fornire un riassunto e una panoramica della trama, insieme alla descrizione dei personaggi principali, vengono esaminate anche le tematiche, i significati, lo stile e il linguaggio del romanzo. In questa opera, l'autrice affronta il tema delle fragilità umane, ambientando la storia nel contesto di una famiglia decadente della Sardegna rurale dei primi del Novecento.
Trama
La nobile famiglia Pintor, residente nel piccolo villaggio sardo di Galte, viene sconvolta dal gesto della figlia Lia, che fugge sul continente per "prender parte alla festa della vita" lontana dal padre, Don Zame. Questi è il vero e proprio patriarca dei Pintor, per il quale l'onore e l'orgoglio valgono più di ogni altra cosa. Quando decide di inseguire la figlia, che ha avuto un bambino a Civitavecchia, viene trovato misteriosamente morto all'uscita del palazzo di famiglia. Anni dopo la misteriosa morte di Don Zame, la famiglia Pintor vive un periodo di profonda miseria e decadenza, vegliata dall'anziano maggiordomo Efix. Il ritorno di Giacinto, figlio di Lia rimasto orfano, nella casa degli avi è vissuto con contrasti da chi è restato in casa, ma la pazienza e la dedizione del maggiordomo conducono gradualmente a un rinnovato equilibrio nell'accettazione del nuovo erede.
Personaggi
Don Zame: come vero e proprio patriarca dei Pintor incarna i valori tradizionali dell'aristocrazia sarda, ancora legata a fine XIX secolo alla gestione feudale della società rurale, superstiziosa e religiosa che amministra. Violento e rude, Don Zame impone la sussistenza del proprio lignaggio e del proprio onore attraverso l'orgoglio e la relegazione delle figlie a un ruolo marginale, atti di cui paga il fio con la fuga di Lia e la perdita dell'onore a cui tiene più di ogni altra cosa.
Lia: la figlia ribelle e attratta dalla modernità che decide di fuggire ad abbracciare i nuovi valori che vengono dal continente e dalla rinnovata società industriale. Il desiderio di libertà che la anima la porta ad entrare apertamente in conflitto con il padre e causare, involontariamente, il definitivo declino dei Pintor.
Efix: tra i due mondi in conflitto, quello di Don Zame e quello di Lia, è l'eroe di tutta la vicenda, che attraverso la coscienza e la pazienza cerca di sanare la parabola di decadenza tra il vecchio nucleo familiare e il nuovo, costituito da Giacinto, arrivato a rinnovare in maniera totalmente differente la vicenda dei Pintor. L'attitudine alla riflessione e la contemplazione ne fa un paradigma di saggezza, attraverso il quale la consapevolezza della fragilità umana diventa un punto di forza per costruire una resistenza strenua e non violenta alle turbolenze della storia.
Temi principali
I temi maggiori di Canne al vento sono espressi nel metaforico titolo. Seguendo la metafora di Pascal, secondo il quale gli uomini sono come fragili canne pronte a essere spazzate via da qualunque evento naturale, ma la cui forza di sopravvivenza sta nel pensiero, la decadenza dei Pintor è il frutto di un meccanismo storico ineluttabile al quale man mano tutti i membri, Lia inclusa, soccombono. L'accettazione della propria condizione di fragilità e la fede nei legami umani che ad ogni modo sostengono la famiglia e la comunità finiscono per ricreare un equilibrio nuovo e stabile. La filosofia di Efix è dunque ciò che tiene vivo il filo della vita nella casa nel tempo che questo trovi la maniera di riannodarsi per dare luogo a una rinascita.
Riassunto
Canne al vento è preceduto da un antefatto che racconta ciò che ha condotto la famiglia Pintor in decadenza. Don Zame è il padre-padrone del palazzo di famiglia a Galte, che amministra con rigore e orgoglio per preservare prestigio e onore di famiglia secondo i valori tradizionali. La terza figlia, Lia, si ribella alla condizione di emarginazione domestica che il padre impone alle donne di casa e fugge per mare a Civitavecchia, desiderosa di godersi una vita moderna e indipendente. Riuscirà quindi a sposarsi e aver un figlio, abbandonando definitivamente le sue origini. Don Zame, furioso per l'onore arrecato alla famiglia dal comportamento di Lia, saputo della fuga decide immediatamente di inseguirla, ma viene trovato morto sul ponte antistante il palazzo di famiglia. L'avvenimento resta avvolto nel mistero poiché non viene chiarito se si sia trattato di un incidente o di un assassinio.
Il romanzo vero e proprio inizia perciò alcuni anni dopo. Dopo la morte del padre, le altre quattro figlie di Don Zame restano nella casa ridotta in rovina e sono tormentate dalla miseria. Del loro orgoglio non è rimasto che qualche comportamento altezzoso ostentato di tanto in tanto e una rassegnazione ormai indelebile alle disgrazie che le hanno colpite. A vegliare su di loro c'è il servo Efix, anziano maggiordomo legato alla grandezza della casata che ne sogna una gioiosa rifioritura. Si tratta dell'artefice involontario della fuga di Lia, alla quale era infinitamente appassionato: nel facilitare la sua fuga e tentare di fermare il furioso Don Zame lo aveva accidentalmente ucciso.
La casa viene di nuovo sconvolta da un ritorno improvviso, quello di Giacinto, figlio di Lia ormai passato a miglior vita e legittimo erede del nome dei Pintor. L'avvento del giovane è vissuto in maniera contrastante da chi è rimasto a Galte, da chi vive ancora a casa Pintor agli abitanti del villaggio o ai servi che si avvicendano attorno al loro palazzo. Egli avrebbe potuto, infatti, fare nuovamente la fortuna della famiglia, ma era pur sempre figlio del ramo responsabile della sua decadenza. Grazie al paziente lavoro di Efix e le sue riflessioni filosofiche man mano tutti i membri della famiglia finiscono per accettare il ritorno di Giacinto per creare un nuovo e finalmente lieto equilibrio. Con la morte del servo, celebrata con un attittiddu, rito sardo legato al compianto di chi donando se stesso ha favorito il rifiorire di una comunità, il romanzo si conclude esaltandone la figura e l'operato.
Analisi e Commento
Se l'autrice passò in secondo piano rispetto ai grandi del suo tempo in Italia, il suo romanzo ebbe un enorme successo all'estero e le fruttò un inaspettato premio Nobel nel 1926.
Con Canne al vento Grazia Deledda riuscì a porsi in forma totalmente originale nell'approccio ai profondi cambiamenti di inizio Novecento rispetto ai suoi contemporanei. Immensi autori come Pirandello, Svevo o D'Annunzio affrontano la crisi dell'individuo rispetto alla modernità nei suoi aspetti nostalgici, psicologici o sociali, Deledda sfrutta l'ambientazione sarda per approfondire i valori antropologici del mondo rurale alla prova dei nuovi equilibri morali e storici nascenti.
L'arma per affrontare la decadenza e il cambiamento è la filosofia, di matrice leopardiana, per cui gli esseri umani sono e saranno per sempre condannati all'impotenza al cospetto della freddezza della natura e dell'universo. Il meccanismo di distruzione è però contrappuntato proprio dalla consapevolezza di questa fragilità e dal rifugio nella comunità, insieme di individui sempre capace di riadattarsi e sopravvivere nel tempo perché legato da sentimenti sinceri.
Dal punto di vista narrativo, inoltre, Canne al vento presenta alcune caratteristiche molto particolari per l'epoca, che l'autrice seppe scegliere per evidenziare l'ideologia sottostante l'esposizione della vicenda e i rapporti tra i personaggi. L'antefatto costituisce il punto di partenza dell'atmosfera decadente che abita il romanzo, il cui è protagonista è una figura che vive a margine, tessendo i fili dei rapporti di casa Pintor con pazienza e riflessività, divenendo, proprio per queste sue qualità, l'autentico eroe della rinascita della casata.
A animare la complessità con cui la trama, di per sé esile, viene esposta, vi è inoltre l'adozione dei molteplici punti di vista di personaggi maggiori e minori che raccontano dettagliatamente la loro reazione all'arrivo di Giacinto, descrivendo collettivamente sensazioni, umori ed emozioni del villaggio di Galte al ritorno del nuovo rampollo. Tale scelta formale è messa al servizio dell'ideale salvifico di comunità e sostegno che, sostenuto silenziosamente da Efix, riesce a portare la vicenda a un inaspettato lieto fine.
Fonti: libri scolastici superiori