Jürgen Habermas - L'etica del discorso come etica kantiana


Immagine Jürgen Habermas
1) Introduzione
2) Lettura
3) Guida alla lettura
4) Guida alla Comprensione

Introduzione


Nel passo che presentiamo, estratto da un saggio del 1986 intitolato "Le obiezioni di Hegel e Kant sono pertinenti anche contro l'etica del discorso?", Habermas conduce un'analisi rigorosa tra l'etica del discorso e il modello kantiano di fondazione di un'etica normativa. Dopo aver illustrato i criteri che Kant utilizza per determinare ciò che può essere elevato a regola prescrittiva universalmente valida, Habermas decide di mantenere gli stessi principi teorici (deontologismo, cognitivismo, formalismo, universalismo), cambiando però il contesto di riferimento: dall'esame interiore del soggetto con il test di validità della norma, si passa alla pratica intersoggettiva dell'argomentazione corretta.


Lettura


Che cosa vuol dire etica del discorso?
In via preliminare vorrei illustrare il carattere deontologico, cognitivistico, formalistico ed universalistico dell'etica kantiana. Siccome Kant si vuol limitare all'insieme dei giudizi normativi fondabili, deve avvalersi di un concetto morale ristretto. Le etiche classiche avevano fatto riferimento a «tutte» le questioni della «vita buona»; l'etica di Kant fa ormai riferimento unicamente ai problemi dell'agire giusto o equo.

I giudizi morali chiariscono come i conflitti d'azione possano essere risolti sulla base di un accordo razionalmente motivato. In senso più ampio essi servono a giustificare azioni alla luce di norme valide, o la validità delle norme alla luce di principi degni d'approvazione.

Il fenomeno fondamentale da chiarire in sede di teoria morale è cioè il valore prescrittivo [...] di precetti o norme d'azione. In questo senso parliamo di etica «deontologica». Questa intende la giustezza di norme o precetti in analogia alla verità di un enunciato assertorio.

D'altro canto la «verità» morale degli enunciati prescrittivi non può venire assimilata, come nell'intuizionismo o nell'etica dei valori, alla validità assertoria degli enunciati assertivi. Kant non fa un tutt'uno di ragion pratica e teoretica. Per giustezza normativa io intendo una pretesa di validità analoga alla verità.

In questo senso parliamo anche di etica «cognitivistica». Questa deve poter rispondere alla seguente domanda: come sono fondabili gli asserti normativi? Sebbene Kant scelga la forma imperativa («Agisci soltanto secondo quella massima, in base alla quale tu puoi allo stesso tempo volere che essa diventi una legge universale!»), l'imperativo categorico assume il ruolo di un principio di giustificazione che contrassegna le norme universalizzabili come valide: tutti gli esseri dotati di ragione devono necessariamente poter volere ciò che è giustificato dal punto di vista morale. A questo riguardo parliamo di etica «formalistica».

Nell'etica del discorso subentra, al posto dell'imperativo categorico, il procedimento dell'argomentazione morale. Essa istituisce il principio (D):
– che possono pretendere validità solo quelle norme che potrebbero trovare il consenso di tutti i soggetti coinvolti quali partecipanti ad un discorso pratico.

Al tempo stesso l'imperativo categorico viene abbassato ad un principio di universalizzazione (U), che assume il ruolo di una regola dell'argomentazione nei discorsi pratici:
– nelle norme valide devono poter essere accettati senza costrizione, da parte di tutti, i risultati e le conseguenze secondarie che derivano da una loro universale osservanza per il soddisfacimento degli interessi di ciascuno.

«Universalistica», infine, definiamo un'etica che sostiene che questo o un (simile) principio morale non esprime soltanto le intuizioni di una determinata cultura o di una determinata epoca, ma vale universalmente. Solo una fondazione del principio morale che non viene compiuta sulla base del semplice rinvio ad un fatto della ragione può invalidare il sospetto che si tratti di un'indebita deduzione etnocentrica. Si deve poter dimostrare che il nostro principio morale non rispecchia unicamente i pregiudizi del mitteleuropeo di oggi, adulto, bianco, maschio, con educazione borghese.

Non mi addentrerò comunque nel merito di questa parte estremamente difficile dell'etica, limitandomi a ricordare la tesi che l'etica del discorso sostiene a questo riguardo: chiunque intraprenda seriamente il tentativo di partecipare ad un'argomentazione aderisce implicitamente a presupposti pragmatici universali che hanno un contenuto normativo; il principio morale può essere quindi dedotto dal contenuto di questi presupposti dell'argomentazione, nella misura in cui sappiamo semplicemente che cosa vuol dire giustificare una norma d'azione. Tanto basti per quanto riguarda i fondamentali assunti deontologici, cognitivistici, formalistici ed universalistici, dalla cui adozione tutte le etiche di tipo kantiano sono accomunate.


Guida alla lettura


1) Come definisce Habermas il campo di un'etica normativa?
Habermas definisce il campo di un'etica normativa come l'insieme dei giudizi normativi fondabili, limitandosi ai problemi dell'agire giusto o equo. Contrariamente alle etiche classiche che facevano riferimento a tutte le questioni della "vita buona", l'etica kantiana si concentra sui giudizi morali che chiariscono come i conflitti d'azione possano essere risolti sulla base di un accordo razionalmente motivato e giustificano azioni alla luce di norme valide o la validità delle norme alla luce di principi degni d'approvazione.

2) Definisci i caratteri che Habermas attribuisce all'etica kantiana: deontologica, cognitivista, formalistica, universalistica.
Habermas attribuisce i seguenti caratteri all'etica kantiana:

Deontologica: L'etica kantiana si concentra sul valore prescrittivo delle norme d'azione, ossia sulla giustezza di norme o precetti in analogia alla verità di un enunciato assertorio. L'etica deontologica chiarisce come i conflitti d'azione possano essere risolti basandosi su un accordo razionalmente motivato.
Cognitivistica: Questa etica deve poter rispondere alla domanda su come sono fondabili gli asserti normativi. La giustezza normativa è intesa come una pretesa di validità analoga alla verità ma distinta dalla validità assertoria degli enunciati assertivi, come nell'intuizionismo o nell'etica dei valori. L'imperativo categorico kantiano assume il ruolo di un principio di giustificazione che contrassegna le norme universalizzabili come valide.
Formalistica: Sebbene Kant scelga la forma imperativa, l'imperativo categorico serve come principio di giustificazione. Tutti gli esseri dotati di ragione devono poter volere ciò che è giustificato dal punto di vista morale. L'etica formalistica utilizza questo principio per definire norme universalizzabili.
Universalistica: Un'etica che sostiene che un principio morale non esprime solo intuizioni di una determinata cultura o epoca ma vale universalmente. Questo principio morale deve essere fondato non solo sulla ragione ma deve dimostrare di non rispecchiare pregiudizi specifici di un gruppo culturale particolare.

Questi caratteri indicano come l'etica kantiana si basi su principi che devono essere razionalmente giustificabili, applicabili universalmente e fondati su una logica deontologica e cognitivista.

3) Che cosa si intende per carattere prescrittivo o normativo dei precetti morali?
Il carattere prescrittivo o normativo dei precetti morali si riferisce al valore delle norme d'azione in termini di obblighi o doveri. Questi precetti indicano come i conflitti d'azione possano essere risolti basandosi su un accordo razionalmente motivato e servono a giustificare azioni alla luce di norme valide, o la validità delle norme alla luce di principi degni d'approvazione. Nell'etica kantiana, il fenomeno fondamentale da chiarire è proprio il valore prescrittivo delle norme d'azione, che si intende in analogia alla verità di un enunciato assertorio.

4) Qual è, secondo Habermas, il fondamento di validità per le norme morali stabilito con l'imperativo categorico kantiano?
Secondo Habermas, il fondamento di validità per le norme morali stabilito con l'imperativo categorico kantiano è il principio di giustificazione che contrassegna le norme universalizzabili come valide. L'imperativo categorico viene formulato come: "Agisci soltanto secondo quella massima, in base alla quale tu puoi allo stesso tempo volere che essa diventi una legge universale!" Questo significa che una norma è valida se tutti gli esseri dotati di ragione possono volere che essa diventi una legge universale senza contraddizione.

5) Quali caratteri possiede, secondo Habermas, l'etica del discorso?
Secondo Habermas, l'etica del discorso possiede i seguenti caratteri:

Deontologica: Essa si concentra sulla giustezza di norme o precetti in analogia alla verità di un enunciato assertorio, cercando di chiarire il valore prescrittivo di precetti o norme d'azione.
Cognitivistica: L'etica del discorso deve rispondere alla domanda su come sono fondabili gli asserti normativi. Anche se usa la forma imperativa, l'etica del discorso adotta un principio di giustificazione che riconosce le norme universalizzabili come valide.
Formalistica: In sostituzione dell'imperativo categorico kantiano, l'etica del discorso adotta il procedimento dell'argomentazione morale, istituendo un principio (D) secondo cui solo quelle norme che potrebbero trovare consenso tra tutti i soggetti coinvolti in un discorso pratico possono pretendere validità. Inoltre, l'imperativo categorico viene abbassato a un principio di universalizzazione (U), che diventa una regola dell'argomentazione nei discorsi pratici.
Universalistica: Questa etica sostiene che il principio morale deve valere universalmente, non solo riflettendo le intuizioni di una specifica cultura o epoca. Deve dimostrare che il principio morale non rispecchia semplicemente i pregiudizi di un particolare gruppo sociale o culturale.

Habermas conclude che l'etica del discorso implica che chiunque partecipi seriamente a un'argomentazione aderisce implicitamente a presupposti pragmatici universali con un contenuto normativo, dai quali può essere dedotto il principio morale.

6) Richiama le quattro regole dell'argomentazione, definite e condivise da Habermas e Apel.
Nel testo, non vengono esplicitamente elencate le quattro regole dell'argomentazione definite e condivise da Habermas e Apel. Tuttavia, possiamo inferire alcune caratteristiche chiave dell'etica del discorso di Habermas, che potrebbero corrispondere a tali regole.

Deontologismo: Le norme e i precetti devono essere giustificati in modo simile alla verità di un enunciato assertorio, cioè devono avere un valore prescrittivo che può essere razionalmente difeso.
Cognitivismo: Le affermazioni normative devono poter essere fondate razionalmente, in modo che la loro giustezza normativa sia analoga alla verità ma non completamente assimilabile ad essa.
Formalismo: L'imperativo categorico kantiano viene trasformato in un principio di giustificazione che identifica le norme universalizzabili come valide, assumendo la forma di una regola dell'argomentazione.
Universalismo: Le norme devono poter essere accettate universalmente, non basandosi solo su intuizioni culturali specifiche ma su presupposti pragmatici universali che implicano un contenuto normativo.

Se queste non rispondono esattamente alla tua domanda, potrebbe essere necessario fornire ulteriori dettagli specifici da altri testi di Habermas o Apel per chiarire le quattro regole dell'argomentazione esatte che hai in mente.


Guida alla Comprensione


1) Perché, secondo Habermas, un'etica normativa deve avere una fondazione analoga, ma non identica a una teoria della verità?
Secondo Habermas, un'etica normativa deve avere una fondazione analoga ma non identica a una teoria della verità perché l'etica normativa si occupa della giustificazione delle norme morali e delle azioni in base a queste norme, mentre una teoria della verità si occupa della validità degli enunciati assertivi. Habermas distingue tra la verità di un enunciato assertivo e la giustezza normativa delle norme o precetti. Mentre una teoria della verità si concentra sulla corrispondenza degli enunciati con i fatti o con la realtà, un'etica normativa come quella del discorso si basa sulla giustificazione intersoggettiva delle norme attraverso un processo di argomentazione razionale. Pertanto, sebbene entrambe le aree possano condividere principi di validità e universalità, la fondazione dell'etica normativa si distingue per la sua enfasi sulla pratica intersoggettiva dell'argomentazione corretta, rispetto alla teoria della verità che si occupa di verità assertiva e teoretica.

2) Spiega i riferimenti di Habermas alla fondazione dell'etica in Kant. In che senso si può dire che egli se ne appropri fondando con criteri analoghi un'etica del discorso?
Habermas si riferisce alla fondazione dell'etica secondo Kant per evidenziare i criteri fondamentali che Kant utilizza per stabilire la validità e la universalità delle norme morali. Questi criteri includono il deontologismo (il focus sull'obbligazione morale), il cognitivismo (la ricerca di fondamenti razionali per le norme morali), il formalismo (l'accento sulla forma universale delle leggi morali), e l'universalismo (l'idea che le norme morali debbano essere valide per tutti gli esseri razionali).

Habermas adotta queste stesse istanze teoriche nella costruzione dell'etica del discorso ma muta il quadro di riferimento: mentre Kant si concentra sull'interiorità del soggetto e sulla verifica della validità delle norme attraverso un processo razionale individuale, Habermas sposta l'attenzione verso la pratica intersoggettiva dell'argomentazione morale. Questo significa che, invece di basarsi solo sulla forma imperativa dell'imperativo categorico di Kant, Habermas introduce il procedimento dell'argomentazione morale. Questo procedimento implica che le norme morali devono essere valide solo se potrebbero trovare il consenso di tutti i soggetti coinvolti in un discorso pratico.

Quindi, Habermas si appropria della fondazione kantiana dell'etica introducendo un metodo di giustificazione morale che si basa sulla razionalità intersoggettiva e sul consenso, piuttosto che sull'imperativo categorico kantiano. Questo approccio consente di mantenere i principi fondamentali dell'etica kantiana (deontologismo, cognitivismo, formalismo, universalismo) ma li applica in un contesto più orientato al dialogo e alla razionalità intersoggettiva, caratteristiche distintive dell'etica del discorso di Habermas.

3) Spiega a che cosa corrisponde nell'etica del discorso di Habermas il criterio di universalizzazione delle massime in Kant.
Nell'etica del discorso di Habermas, il criterio di universalizzazione delle massime di Kant viene sostituito dal procedimento dell'argomentazione morale. Questo procedimento afferma che le norme possono pretendere validità solo se potrebbero trovare il consenso di tutti i soggetti coinvolti come partecipanti ad un discorso pratico. Ciò implica che le norme valide devono poter essere accettate liberamente e senza costrizione da parte di tutti, considerando i risultati e le conseguenze che derivano dalla loro osservanza universale per il soddisfacimento degli interessi di ciascuno.

In sintesi, mentre Kant utilizza l'imperativo categorico per testare la universalizzabilità delle massime attraverso una forma imperativa, Habermas sostituisce questo con un processo più interattivo e intersoggettivo di argomentazione morale, dove la validità delle norme è determinata dal potenziale consenso razionale tra tutti i partecipanti al discorso pratico.

Fonti: Zanichetti, libri scolastici superiori

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