Hans Kelsen - Principio di maggioranza e compromesso


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1) Introduzione
2) Lettura
3) Guida alla lettura
4) Guida alla Comprensione

Introduzione


Nel saggio di Kelsen "Essenza e valore della democrazia" (pubblicato per la prima volta nel 1920 e successivamente in una seconda edizione riveduta nel 1929), viene esposta una delle più classiche e lineari argomentazioni a favore della democrazia parlamentare. Secondo Kelsen, il Parlamento è l'organo legislativo in cui i partiti rappresentano proporzionalmente gli interessi e le idee presenti nella società. La creazione delle leggi riflette inevitabilmente la linea politica della maggioranza parlamentare, seguendo il principio di maggioranza. Tuttavia, per mantenere la coesione sociale, è essenziale considerare anche le posizioni della minoranza.

Il «compromesso» è un concetto chiave per Kelsen: si tratta di scegliere, tra le decisioni che seguono la linea politica della maggioranza, quella meno sgradita all'opposizione. Questo processo rappresenta una sintesi superiore che, per Kelsen, incarna il significato più profondo del principio di maggioranza nella democrazia reale. Qui di seguito riportiamo i passaggi centrali dell'argomentazione, estratti dal capitolo VI ("Il principio di maggioranza") dell'edizione del 1929.


Lettura


La procedura parlamentare insegna propriamente una cosa, e cioè che nel principio di maggioranza dobbiamo distinguere tra ideologia e realtà. Dal punto di vista ideologico, ossia all'interno del sistema dell'ideologia democratica di libertà, il principio di maggioranza implica la formazione della volontà generale a fronte del massimo accordo possibile fra la medesima e la volontà degli individui a essa sottoposti. Ora, nel momento in cui la volontà generale risulti però coincidere con un numero di volontà individuali superiore a quello con cui è in dissenso (ed è precisamente ciò che si verifica, come si è visto in precedenza, nel caso di una deliberazione a maggioranza), si è allora conseguito il valore massimo di libertà possibile – presupponendo la libertà nell'accezione dell'autodeterminazione.

Prescindendo dalla finzione secondo cui la maggioranza rappresenterebbe anche la minoranza e la volontà della maggioranza coinciderebbe con la volontà generale, il principio di maggioranza si rivela dunque essere il principio del dominio della maggioranza sulla minoranza. Nella realtà le cose non stanno, però, sempre così. Innanzitutto, infatti, la realtà sociale insorge contro quella che talora, e assai efficacemente, è stata denominata la «casualità dell'aritmetica». Nella realtà ciò che conta non è tanto la maggioranza numerica, dato che – pur stante un pieno riconoscimento del cosiddetto principio di maggioranza – anche la minoranza numerica è in grado di dominare sulla maggioranza numerica: ciò può avvenire sia in forma occulta – nel caso in cui il gruppo dominante sia solo in apparenza, ossia in virtù di un qualche artificio tecnico-elettorale, il gruppo maggioritario – sia in forma del tutto palese – nel caso, cioè, di un cosiddetto governo di minoranza, che è sì contrario all'ideologia del principio di maggioranza e della democrazia, ma che nondimeno è assolutamente compatibile con la tipologia reale di quest'ultima.

In vista di una considerazione orientata alla realtà sociale, l'importanza del principio di maggioranza non consiste tanto nel fatto che a vincere sia la volontà della maggioranza numerica, quanto piuttosto nel fatto che, stante l'accoglimento di tale idea e acclarata l'efficacia di tale ideologia, gli individui che costituiscono la comunità sociale si organizzino essenzialmente in due gruppi. Ciò che conta è che, dalla tendenza a formare una maggioranza e a conquistare una maggioranza, sortisca in estrema istanza l'esito che due, ed essenzialmente solo due, siano i gruppi a contrapporsi e a lottare per il potere, superando gli innumerevoli fattori di differenziazione e di scissione che agiscono nell'interno della società, per conservare un'unica opposizione fondamentale. La forza numerica di questi due gruppi può essere più o meno diversa, ma essi non differiscono mai troppo quanto alla loro valenza politica e sociale. Ora, è proprio questa forza di integrazione sociale a caratterizzare sociologicamente il principio di maggioranza.

Che nell'efficacia del principio maggioritario ciò che propriamente importa non sia tanto la maggioranza numerica dipende nella maniera più profonda dalla circostanza in base a cui nella realtà sociale non vi è affatto un dominio assoluto della maggioranza sulla minoranza: la volontà generale infatti, formata secondo il cosiddetto principio di maggioranza, non si manifesta sotto forma di diktat imposto dalla maggioranza alla minoranza, ma come l'esito dell'influsso reciprocamente esercitato dai due gruppi, cioè come la risultante dei loro orientamenti politici in conflitto. Una dittatura della maggioranza sulla minoranza non è alla lunga possibile, per il semplice fatto che una minoranza condannata a non esercitare alcun tipo di influsso dovrà infine rinunciare alla sua partecipazione soltanto formale – che come tale è per essa non solo priva di valore, ma persino nociva – alla formazione della volontà generale; in questo modo, essa sottrae alla maggioranza – che già per definizione non è possibile senza la minoranza – il suo stesso carattere di maggioranza. È proprio in questa possibilità che viene offerto alla minoranza un mezzo con cui poter esercitare un influsso sulle deliberazioni della maggioranza.

Quanto fin qui detto vale in modo particolare per la democrazia parlamentare. Infatti, l'intera procedura parlamentare, con la sua tecnica di contraddittorio dialettico, basata su discorsi e repliche, argomenti e contro-argomenti, è orientata al conseguimento di un compromesso. Qui alberga il significato autentico del principio di maggioranza nella democrazia reale; meglio sarebbe quindi denominarlo principio di maggioranza e minoranza. Classificando sostanzialmente l'insieme degli individui soggetti alla norma in soli due gruppi, ossia maggioranza e minoranza, esso fornisce anche la possibilità, nella formazione della volontà generale, di un compromesso, dopo naturalmente che quest'ultima integrazione sia stata predisposta proprio mediante la costrizione a un altro compromesso, che è l'unico in virtù del quale possono costituirsi tanto il gruppo della maggioranza quanto quello della minoranza: vale a dire mettere in second'ordine ciò che separa in favore di ciò che unisce.

Ogni scambio, ogni contratto è un compromesso, dato che compromesso significa esattamente trovare un accordo tra contraenti. Già solo un rapido sguardo alla prassi parlamentare rende evidente come il principio di maggioranza si affermi proprio, all'interno del sistema parlamentare, come un principio di compromesso e di accomodamento tra diversi antagonismi politici. Tutta la procedura parlamentare è orientata al conseguimento di una linea mediana tra interessi contrapposti, di una risultante tra forze sociali di senso contrario. Essa crea, cioè, le garanzie necessarie affinché possano trovare espressione i diversi interessi dei gruppi rappresentati in Parlamento, ossia affinché questi possano manifestarsi come tali in una pubblica procedura. E se il procedere specificamente dialettico e contraddittorio del Parlamento ha un senso, tale senso potrà essere soltanto quello di fare emergere una qualche sintesi dalla contrapposizione in tesi e antitesi degli interessi politici. Ma ciò può qui significare soltanto una cosa, ossia non far emergere – come si è talora a torto attribuito al concetto di parlamentarismo, confondendone la realtà con l'ideologia – una verità «superiore», assoluta, ovvero un valore assoluto che stia al di sopra degli interessi dei singoli gruppi, ma appunto un compromesso.

È da questo punto di vista che occorre stabilire a quale sistema elettorale accordare, dal punto di vista di una democrazia parlamentare, la preferenza, se cioè sia preferibile, onde poter costituire un Parlamento, un sistema elettorale maggioritario o un sistema elettorale proporzionale. La decisione deve pendere a favore di quest'ultimo.Lo si ricava da un'analisi che riveli il significato politico di questo sistema elettorale: se si richiede che, nell'assegnazione dei mandati, ogni partito sia rappresentato da un numero di eletti corrispondente alla sua consistenza numerica, se dunque, per ogni partito politico, si pretende una «specifica» rappresentanza proporzionale, si fa cadere l'idea che sia il «popolo» nel suo complesso a creare il corpo rappresentativo inteso come un'unità. Se si esige un sistema elettorale tale che ogni partito, nelle elezioni, possa affermarsi in virtù della propria forza, ci si auspica, come soggetto dell'atto elettorale, non la totalità degli elettori, ma corpi elettorali parziali che – a differenza dei sistemi elettorali a ripartizione circoscrizionale – vengono formati non secondo il principio innaturale della territorialità, ma secondo un principio di personalità. Non gli abitanti di un territorio arbitrariamente circoscritto, ma gli appartenenti a un partito, ossia tutte le persone che abbiano un medesimo convincimento politico, debbono formare i corpi tra i quali andranno distribuiti i mandati da assegnare – e da assegnare proprio in base alla volontà espressa da tali corpi.

Nel quadro di un corpo elettorale così inteso non ha luogo – in forza della sua stessa composizione – alcun tipo di lotta. Ancorché, infatti, non tutti i voti di un partito debbano necessariamente concentrarsi in parte eguale sui candidati in lista – e i diversi sistemi proporzionali lasciano aperte a questo riguardo varie possibilità –, il fatto che i singoli candidati possano ottenere, all'interno di un medesimo partito, un differente numero di voti ha un senso del tutto diverso da quanto avviene, invece, in una competizione elettorale che si svolga internamente a un medesimo corpo elettorale ove viga il principio di maggioranza. Nel sistema proporzionale la somma dei voti ottenuti dai membri di un partito non va sottratta, ma affiancata, alla somma dei voti ottenuti da un altro partito e parimenti i voti ottenuti dai diversi candidati di uno stesso partito non vanno considerati nel senso di una polarizzazione, ma piuttosto in quello di un parallelismo; essi infatti si rafforzano a vicenda in vista del conseguimento del risultato complessivo.

Nel caso ideale di elezione con sistema proporzionale, non ci sono vinti, poiché non c'è ricorso alla maggioranza. Per essere eletti non è infatti necessario ottenere una maggioranza di voti, ma è sufficiente una «quota minima», la quantificazione della quale costituisce lo specifico della tecnica proporzionale. Ora, se si guarda al risultato elettorale complessivo, se cioè si considera come un'unità il corpo rappresentativo che si è venuto a formare mediante l'elezione proporzionale e la si raffronta alla totalità del corpo elettorale, si dovrà ammettere – il che viene talora considerato l'essenza stessa del sistema proporzionale – che tale rappresentanza è stata eletta con i voti di tutti e contro i voti di nessuno, che è però come dire: all'unanimità. Questo vale, naturalmente, solo per il caso ideale. Di fatto, vi saranno ordinariamente minoranze non rappresentate che non abbiano ottenuto il minimo di voti necessari al conseguimento di un mandato. L'idea della proporzionalità sarà dunque tanto meglio realizzata quanto maggiore sarà il numero dei mandati attribuibili in rapporto ai voti espressi.


Guida alla lettura


1) Definisci il principio di maggioranza, riassumendo le formulazioni di Kelsen.
Il principio di maggioranza, secondo Kelsen, è un concetto fondamentale nella democrazia parlamentare ma deve essere compreso sia dal punto di vista ideologico che realistico.

Distinzione tra Ideologia e Realtà:

Ideologia: Nella visione ideologica democratica, il principio di maggioranza rappresenta la formazione della volontà generale, che riflette il massimo accordo possibile tra la volontà generale e le volontà individuali. In questo contesto, si presuppone che la maggioranza rappresenti anche la minoranza e che la volontà della maggioranza coincida con la volontà generale.
Realtà: In realtà, il principio di maggioranza spesso si traduce nel dominio della maggioranza sulla minoranza. Tuttavia, Kelsen riconosce che anche una minoranza numerica può dominare una maggioranza numerica, sia attraverso artifici tecnici-elettorali che in un governo di minoranza.

Importanza Sociologica:

Integrazione Sociale: Il principio di maggioranza non è importante tanto perché la volontà della maggioranza numerica prevale ma perché promuove l'integrazione sociale formando due gruppi principali che si contrappongono e lottano per il potere, superando numerosi fattori di divisione.
Influsso Reciproco: Nella realtà sociale, la volontà generale non è un diktat della maggioranza sulla minoranza ma il risultato dell'influsso reciproco tra i due gruppi. Una dittatura della maggioranza non è sostenibile a lungo termine poiché una minoranza senza influenza finirebbe per ritirarsi dalla partecipazione, privando la maggioranza del suo carattere di maggioranza.

Procedura Parlamentare e Compromesso:

Compromesso: Il principio di maggioranza nella democrazia reale è, in effetti, un principio di compromesso. La procedura parlamentare, attraverso il dibattito e il contraddittorio, mira a raggiungere un compromesso tra interessi opposti.
Principio di Maggioranza e Minoranza: Classificando gli individui in maggioranza e minoranza, il sistema parlamentare permette un compromesso nella formazione della volontà generale, mettendo in secondo piano ciò che divide in favore di ciò che unisce.

In sintesi, il principio di maggioranza per Kelsen è essenzialmente un meccanismo che, pur nel rispetto delle dinamiche numeriche, promuove il compromesso e l'integrazione sociale, evitando la dittatura della maggioranza e assicurando l'influenza delle minoranze nella formazione della volontà generale.

2) Definisci il sistema proporzionale raccogliendo tutte le indicazioni fornite dal testo.
Il sistema proporzionale, come descritto nel testo, è un sistema elettorale in cui ogni partito è rappresentato da un numero di eletti corrispondente alla sua consistenza numerica. Questo significa che i mandati sono assegnati in proporzione al numero di voti ottenuti da ciascun partito. Le principali caratteristiche del sistema proporzionale sono:

Rappresentanza Specifica: Ogni partito riceve un numero di seggi proporzionale ai voti che ha ottenuto. Questo garantisce che anche i partiti minori abbiano una rappresentanza adeguata nel Parlamento, evitando che la maggioranza numerica domini completamente.
Corpi Elettorali Parziali: Gli elettori sono suddivisi non in base a territori ma secondo un principio di personalità. Gli appartenenti a un partito, ovvero persone con un medesimo convincimento politico, formano i corpi tra i quali vengono distribuiti i mandati.
Assenza di Lotta Interna: All'interno di un corpo elettorale così formato, non vi è competizione interna. I voti ottenuti dai candidati di un partito si rafforzano a vicenda anziché polarizzarsi. Questo crea un sistema di parallelismo piuttosto che di sottrazione, potenziando il risultato complessivo del partito.
Quota Minima: Per essere eletti, non è necessario ottenere una maggioranza di voti ma una quota minima. La definizione di questa quota è specifica della tecnica proporzionale. Ciò significa che, idealmente, nel sistema proporzionale non ci sono vinti, poiché non si basa sul principio della maggioranza.
Risultato Unanimitario: Idealmente, il corpo rappresentativo formato mediante l’elezione proporzionale rappresenta tutti gli elettori e non va contro i voti di nessuno, risultando quindi come eletto all'unanimità. Tuttavia, nella pratica, ci saranno sempre minoranze non rappresentate che non hanno ottenuto il minimo di voti necessari.
Compromesso e Integrazione Sociale: Il sistema proporzionale favorisce il compromesso e l'accomodamento tra diversi interessi politici, creando una sintesi dalla contrapposizione di tesi e antitesi politiche. Questo metodo è inteso a superare la polarizzazione e a favorire l'unità sociale.

Il sistema proporzionale è preferito nella democrazia parlamentare perché permette una rappresentanza più equa e inclusiva di tutte le forze politiche, rispettando il principio di compromesso e di integrazione sociale.

3) Qual è il più importante effetto del principio di maggioranza, secondo Kelsen?
Secondo Kelsen, il più importante effetto del principio di maggioranza non risiede tanto nel fatto che a prevalere sia la volontà della maggioranza numerica, quanto piuttosto nel fatto che questo principio induce gli individui che costituiscono la comunità sociale a organizzarsi essenzialmente in due gruppi contrapposti. Questa organizzazione in due gruppi principali permette di superare i molteplici fattori di differenziazione e scissione presenti nella società, mantenendo un'unica opposizione fondamentale. Inoltre, la forza di integrazione sociale derivante da questo sistema è una caratteristica fondamentale del principio di maggioranza .

4) Che cosa sono i «corpi elettorali»?
Nel contesto del testo di Kelsen, i "corpi elettorali" si riferiscono ai gruppi di elettori che partecipano al processo elettorale. Nel sistema elettorale proporzionale, i corpi elettorali non sono costituiti dagli abitanti di un territorio circoscritto ma dagli appartenenti a un partito politico, ossia da tutte le persone che condividono lo stesso convincimento politico. Questi corpi elettorali formati secondo un principio di personalità, e non di territorialità, sono quelli tra i quali vengono distribuiti i mandati da assegnare, in base alla volontà espressa da tali gruppi.

5) Che cosa intende Kelsen per «compromesso»?
Secondo Kelsen, il "compromesso" è essenziale per il funzionamento della democrazia parlamentare. Esso emerge come una sintesi superiore derivante dalle decisioni della maggioranza che devono tenere conto delle posizioni della minoranza. Kelsen sottolinea che il significato autentico del principio di maggioranza nella democrazia reale è meglio descritto come un principio di "maggioranza e minoranza", in quanto implica una dialettica continua tra i due gruppi principali della società.

Il compromesso viene inteso come il risultato dell'influenza reciproca tra maggioranza e minoranza, non come un diktat imposto dalla maggioranza alla minoranza. Questa interazione permette alla volontà generale di manifestarsi come una risultante dei vari orientamenti politici in conflitto. La procedura parlamentare, attraverso la sua tecnica di contraddittorio dialettico, è orientata proprio al raggiungimento di un compromesso, considerato una via di mezzo tra interessi contrapposti, permettendo l'espressione e la sintesi dei diversi interessi politici rappresentati in Parlamento.

6) Come viene caratterizzata la prassi parlamentare? Rispondi facendo anche riferimento alla dialettica tra maggioranza e minoranza.
La prassi parlamentare viene caratterizzata come una procedura orientata al conseguimento di un compromesso. L'intera tecnica parlamentare si basa su un contraddittorio dialettico fatto di discorsi e repliche, argomenti e contro-argomenti. Questo processo è finalizzato a raggiungere una linea mediana tra interessi contrapposti e a creare una risultante tra forze sociali di senso contrario.

Il principio di maggioranza nella democrazia parlamentare, quindi, non si manifesta come un diktat imposto dalla maggioranza alla minoranza ma come il risultato dell'influsso reciprocamente esercitato dai due gruppi. In questo modo, la volontà generale non emerge come un'imposizione della maggioranza ma come una sintesi delle diverse posizioni. La forza di integrazione sociale è fondamentale, e una dittatura della maggioranza sulla minoranza non è possibile a lungo termine, perché una minoranza esclusa dal processo rinuncerebbe alla partecipazione, privando la maggioranza del suo carattere.

In sintesi, la prassi parlamentare esprime il significato autentico del principio di maggioranza attraverso il compromesso e l'accomodamento tra i vari antagonismi politici, garantendo che i diversi interessi dei gruppi rappresentati possano esprimersi e manifestarsi in una procedura pubblica.

7) Quale condizione di rappresentanza del corpo elettorale si realizza in un sistema proporzionale ideale?
In un sistema proporzionale ideale, secondo quanto descritto nel testo, si realizza una condizione di rappresentanza in cui il corpo rappresentativo che si forma mediante l'elezione proporzionale è visto come un'unità che riflette l'insieme dei corpi elettorali parziali, cioè i partiti politici. Questo sistema mira a distribuire i mandati in base alla proporzione dei voti ricevuti da ciascun partito, permettendo così che ogni partito sia rappresentato proporzionalmente alla sua consistenza numerica. In questo contesto, la rappresentanza è vista come ottenuta con i voti di tutti e contro i voti di nessuno, rappresentando una sorta di consenso quasi unanime all'interno del corpo rappresentativo eletto.


Guida alla Comprensione


1) Perché il principio di maggioranza garantisce il miglior accordo possibile tra la volontà generale e la volontà dei singoli?
Il principio di maggioranza garantisce il miglior accordo possibile tra la volontà generale e la volontà dei singoli perché, dal punto di vista ideologico, implica la formazione della volontà generale che corrisponde al massimo accordo possibile tra questa e la volontà degli individui a essa sottoposti. Quando la volontà generale coincide con un numero di volontà individuali superiore a quello con cui è in dissenso (come avviene nel caso di una deliberazione a maggioranza), si consegue il valore massimo di libertà possibile, presupponendo la libertà come autodeterminazione. Questo è evidenziato nel testo: "Dal punto di vista ideologico, ossia all’interno del sistema dell’ideologia democratica di libertà, il principio di maggioranza implica la formazione della volontà generale a fronte del massimo accordo possibile fra la medesima e la volontà degli individui a essa sottoposti."

2) Perché l'idea che la maggioranza rappresenti anche la minoranza viene dichiarata da Kelsen una finzione? Come si può sostenere, allora, che si formi ugualmente una volontà generale?
Kelsen considera l'idea che la maggioranza rappresenti anche la minoranza una finzione perché, nella realtà sociale, la maggioranza numerica non esercita un dominio assoluto sulla minoranza. Nel testo si legge: "Prescindendo dalla finzione secondo cui la maggioranza rappresenterebbe anche la minoranza e la volontà della maggioranza coinciderebbe con la volontà generale, il principio di maggioranza si rivela dunque essere il principio del dominio della maggioranza sulla minoranza."

Tuttavia, Kelsen sostiene che si formi ugualmente una volontà generale non attraverso un diktat imposto dalla maggioranza alla minoranza ma come risultato dell'influsso reciproco tra i due gruppi. Egli afferma: "La volontà generale infatti, formata secondo il cosiddetto principio di maggioranza, non si manifesta sotto forma di diktat imposto dalla maggioranza alla minoranza ma come l’esito dell’influsso reciprocamente esercitato dai due gruppi, cioè come la risultante dei loro orientamenti politici in conflitto."

In sintesi, la volontà generale emerge dal compromesso e dalla dialettica tra maggioranza e minoranza, piuttosto che da una semplice imposizione della maggioranza.

3) Kelsen attribuisce una grande importanza alla formazione di due gruppi sociali contrapposti, considerandoli funzionali allo sviluppo del dibattito democratico. Sai spiegare perché? Quale concezione del ruolo del parlamento è strettamente connessa a questa tesi?
Kelsen attribuisce grande importanza alla formazione di due gruppi sociali contrapposti poiché ritiene che questo fenomeno sia funzionale allo sviluppo del dibattito democratico. Secondo Kelsen, l'importanza del principio di maggioranza non risiede tanto nel fatto che vinca la volontà della maggioranza numerica, quanto nel fatto che questa tendenza a formare una maggioranza e a conquistarla porta alla formazione di due gruppi principali che si contrappongono e lottano per il potere. Questo processo supera i vari fattori di differenziazione e scissione all'interno della società, mantenendo un'unica opposizione fondamentale. I due gruppi, pur differendo in forza numerica, non variano significativamente nella loro valenza politica e sociale, contribuendo così all'integrazione sociale.

La concezione del ruolo del parlamento strettamente connessa a questa tesi è quella di un'istituzione orientata al compromesso. Kelsen sottolinea che l'intera procedura parlamentare, con il suo contraddittorio dialettico basato su discorsi, repliche, argomenti e contro-argomenti, mira al raggiungimento di un compromesso. Il parlamento non dovrebbe essere visto come un luogo in cui una verità superiore e assoluta emerge, piuttosto come un'arena in cui si cerca una sintesi tra interessi politici conflittuali, ottenendo un compromesso che rappresenti la risultante degli orientamenti politici in conflitto. Questo processo dialettico e contraddittorio del parlamento garantisce che i diversi interessi dei gruppi rappresentati possano esprimersi e influenzarsi reciprocamente, evitando così una dittatura della maggioranza sulla minoranza.

4) Riassumi i motivi di preferibilità del sistema proporzionale.
Secondo Kelsen, il sistema elettorale proporzionale è preferibile per una democrazia parlamentare per i seguenti motivi:

Rappresentanza Proporzionale: Ogni partito è rappresentato da un numero di eletti corrispondente alla sua consistenza numerica, garantendo una rappresentanza più equa e precisa delle diverse forze politiche presenti nella società.
Superamento del Principio di Maggioranza: Non essendo necessario ottenere la maggioranza dei voti ma solo una "quota minima", si evitano situazioni in cui una minoranza numerica possa dominare sulla maggioranza numerica attraverso artifici tecnici o governi di minoranza.
Riduzione dei Conflitti Elettorali: In un sistema proporzionale, la somma dei voti ottenuti dai membri di un partito si affianca a quella degli altri partiti, creando un parallelismo piuttosto che una polarizzazione. Questo riduce la competizione interna e favorisce la cooperazione all'interno dei partiti.
Inclusività: La rappresentanza eletta con un sistema proporzionale è vista come eletta con i voti di tutti e contro i voti di nessuno, creando un corpo rappresentativo che, idealmente, riflette l'unanimità del corpo elettorale.
Compromesso e Coesione Sociale: La procedura parlamentare basata su un sistema proporzionale favorisce il compromesso tra le diverse forze politiche, integrando le varie posizioni e contribuendo alla coesione sociale.

In sintesi, Kelsen sostiene che il sistema proporzionale è più adatto a riflettere la composizione reale della società, ridurre i conflitti elettorali e promuovere il compromesso e la cooperazione tra le diverse forze politiche.

Fonti: Zanichetti, libri scolastici superiori

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