Georg Wilhelm Friedrich Hegel - Il ruolo delle corporazioni


Immagine Georg Wilhelm Friedrich Hegel
1) Introduzione
2) Lettura
3) Guida alla lettura
4) Guida alla Comprensione

Introduzione


Nell'analisi della società civile presentata nei "Lineamenti di filosofia del diritto", Hegel attribuisce un ruolo cruciale alla "polizia" e alle corporazioni. La polizia funge da autorità centrale per la sicurezza pubblica, assicurando la protezione delle persone e delle proprietà. Inoltre, è incaricata di intervenire nella vita economica e sociale per mitigare gli effetti negativi causati dal sistema dei bisogni, in cui ogni individuo persegue solo il proprio interesse personale.

Le corporazioni, invece, sono strutture organizzative per coloro che esercitano arti e mestieri, ovvero il "ceto dell'industria". Il loro scopo non si limita alla tutela degli interessi dei membri; devono anche promuovere relazioni di collaborazione e supporto reciproco per coltivare un senso di appartenenza alla collettività. Introdurre l'etica nella società civile, le corporazioni rappresentano il primo passo verso il superamento della frammentazione delle relazioni economiche individuali, preparando il terreno per il legame più alto che si realizza nello Stato. Nei paragrafi proposti, emerge l'importanza della corporazione come "seconda famiglia", ossia come "seconda radice etica dello Stato".


Lettura


251. L'organizzazione del lavoro della società civile, secondo la natura della propria particolarità, si scompone in diversi rami. Quando tale uguaglianza in sé della particolarità, in quanto è elemento comune, accede all'esistenza nell'associazione, allora il fine egoistico orientato sul particolare si coglie e si afferma a un tempo come universale. Qui il membro della società civile è, secondo la propria abilità particolare, membro della corporazione – il fine universale della quale è quindi interamente concreto –, e il suo peculiare compito e interesse non si estende oltre l'ambito dell'industria.

252. Secondo questa determinazione e sotto la sorveglianza della potenza pubblica, la corporazione ha il diritto: di curare gli interessi della propria cerchia; di accettare i membri sulla base della qualità oggettiva della loro abilità e rettitudine, e in una quantità che si determina secondo il contesto generale; di proteggere i propri appartenenti dalle accidentalità particolari e di farsi carico della loro formazione professionale. In generale, la corporazione ha il diritto di svolgere per i suoi membri la funzione di seconda famiglia – funzione che rimane invece più indeterminata per la società civile generale, essendo questa più lontana dagli individui e dal loro bisogno particolare.

Colui che lavora nell'industria è diverso sia da chi lavora a giornata, sia da chi presta singoli servizi accidentali. Egli, cioè il mastro o colui che vuole diventarlo, infatti, è membro dell'associazione non per un singolo guadagno accidentale, bensì per l'intera estensione – per l'aspetto universale – della propria sussistenza particolare.
I privilegi in quanto diritti di un ramo della società civile raccolto in una corporazione, sono differenti dai privilegi veri e propri nel senso etimologico della parola: questi ultimi sono eccezioni accidentali alla legge universale, mentre i primi non sono altro che disposizioni legali le quali rientrano nella natura della particolarità di un ramo essenziale della società stessa.

253. Nella corporazione, la famiglia non ha soltanto il terreno saldo in cui si assicura – in base alla capacità – la propria sussistenza e dispone di un patrimonio stabile [...], ma entrambe le cose le sono qui anche riconosciute. Pertanto, il membro di una corporazione non ha necessità di dar prova, con ulteriori dimostrazioni esterne, della propria bravura e del proprio ordinario tenore di vita, e di dimostrare che è qualcuno. In tal modo, viene anche riconosciuto che egli (1) appartiene a una totalità che è essa stessa un membro della società generale, e (2) ha interesse e premura per il fine più disinteressato di questa totalità. Il membro della corporazione ha così il suo onore nel suo ceto. [...]

Quando ci si deve lamentare del lusso e della mania dello spreco delle classi industriali – alla qual cosa si collega il generarsi della plebe (2442) –, allora, accanto alle altre cause (per esempio, la sempre crescente meccanizzazione del lavoro), non bisogna trascurarne il fondamento etico, il quale consiste appunto in ciò che si è detto in questo paragrafo.

Se non è membro di una corporazione legittimata (e un'entità comune costituisce una corporazione solo in quanto è legittimata), il singolo non ha onore cetuale, è ridotto dal proprio isolamento al lato egoistico dell'industria, e la sua sussistenza e il suo godimento sono instabili. Egli cercherà quindi di ottenere il suo riconoscimento attraverso gli attestati esteriori del suo successo nella sua industria; ma questi attestati sono illimitati, perché qui non ha luogo una vita conforme al proprio ceto, e non si instaura nessun tenore di vita adeguato a esso proprio perché questo ceto non esiste: nella società civile, infatti, esiste soltanto quell'entità comune che è legalmente istituita e riconosciuta.

Nella corporazione, l'aiuto ricevuto dalla povertà perde sia il suo carattere accidentale, sia il suo carattere ingiustamente umiliante; qui la ricchezza, nel proprio dovere verso la propria associazione, perde l'orgoglio e l'invidia che può suscitare – perde, cioè, l'orgoglio nel suo possessore, l'invidia negli altri, e la rettitudine ottiene il proprio autentico riconoscimento e onore.

254. La corporazione implica una limitazione dei cosiddetto diritto naturale di esercitare la propria abilità, e di guadagnare con essa quanto c'è da guadagnare, soltanto nella misura in cui tale abilità viene qui determinata razionalmente, vale a dire: solo nella misura in cui essa, venendo liberata dalla propria opinione e accidentalità, dal pericolo tanto per sé quanto per altri, viene riconosciuta, assicurata e, al tempo stesso, elevata ad attività consapevole in vista di un fine comune.

255. Rispetto alla famiglia, la corporazione costituisce la seconda radice etica dello Stato, radice che è fondata nella società civile. La famiglia contiene in unità sostanziale i momenti della particolarità soggettiva e dell'universalità oggettiva. La corporazione, invece, unifica in una modalità interiore questi momenti, i quali, nella società civile, sono innanzitutto sdoppiati (1) nella particolarità riflessa entro sé del bisogno e del godimento, e (2) nell'universalità giuridica astratta. Nell'unificazione operata dalla corporazione, dunque, il benessere particolare è come diritto ed è realizzato. [...]

256. Il fine della corporazione, in quanto limitato e finito, ha la propria verità nel fine universale in sé e per sé e nella realtà assoluta di tale fine. Questa verità vale analogamente per la separazione data nell'ordinamento poliziesco esteriore e per l'identità relativa di questo ordinamento. La sfera della società civile, pertanto, passa nello Stato.


Guida alla lettura


1) Elenca i compiti specifici di una corporazione e spiega brevemente in che cosa essi consistano.
I compiti specifici di una corporazione, come delineato nel testo, sono i seguenti:

Tutela degli interessi dei membri:

La corporazione ha il diritto di curare gli interessi della propria cerchia, proteggendo i propri appartenenti dalle accidentalità particolari e occupandosi della loro formazione professionale.

Accettazione dei membri:

La corporazione accetta nuovi membri sulla base della qualità oggettiva della loro abilità e rettitudine, e in una quantità che si determina secondo il contesto generale.

Funzione di seconda famiglia:

La corporazione svolge per i suoi membri la funzione di seconda famiglia, offrendo un senso di appartenenza e riconoscimento che va oltre il semplice legame economico. Questa funzione è più indeterminata per la società civile generale, che è più lontana dagli individui e dai loro bisogni particolari.

Assicurazione della sussistenza e del patrimonio:

La corporazione offre un terreno saldo in cui le famiglie possono assicurarsi la propria sussistenza e disporre di un patrimonio stabile. I membri della corporazione non devono dimostrare continuamente la propria bravura o il loro status, poiché questo viene riconosciuto all'interno della corporazione stessa.

Stabilità e onore cetuale:

Essere membro di una corporazione legittimata conferisce un onore cetuale e stabilità economica, distinguendo i membri della corporazione dagli individui isolati che operano in maniera egoistica nell'industria e la cui sussistenza è instabile.

Superamento dell'isolamento egoistico:

La corporazione aiuta a superare l'isolamento egoistico dell'industria, fornendo ai membri un riconoscimento e un tenore di vita adeguato che non si basa solo sui successi esteriori.

Supporto etico e morale:

La corporazione riduce l'orgoglio e l'invidia, e l'aiuto dato alla povertà perde il suo carattere umiliante, poiché la ricchezza e la rettitudine ottengono un riconoscimento autentico e un onore collettivo.

Questi compiti non solo proteggono e sostengono i membri della corporazione ma contribuiscono anche a integrare la vita etica nella società civile, promuovendo la collaborazione e il senso di appartenenza, e fungendo da "seconda radice etica dello Stato".

2) Quale significato ha la parola «privilegio»? E che cosa sono i privilegi di cui gode una corporazione?
Nel contesto del testo di Hegel, la parola «privilegio» ha un significato specifico e differente rispetto al senso etimologico comune. I privilegi di cui gode una corporazione non sono eccezioni alla legge universale ma sono disposizioni legali che appartengono alla natura particolare di un ramo essenziale della società civile.

I privilegi di una corporazione, secondo Hegel, includono:

Curare gli interessi della propria cerchia: La corporazione ha il diritto di proteggere e promuovere gli interessi dei suoi membri.
Accettare membri sulla base della loro abilità e rettitudine: I membri sono ammessi alla corporazione basandosi sulla qualità oggettiva delle loro abilità e del loro carattere morale.
Proteggere i membri dalle accidentalità particolari: La corporazione offre una certa sicurezza ai suoi membri contro le eventualità imprevedibili della vita.
Farsi carico della formazione professionale dei membri: La corporazione ha il compito di garantire l'addestramento e la crescita professionale dei suoi aderenti.

Inoltre, la corporazione svolge la funzione di "seconda famiglia", fornendo una struttura sociale e un senso di appartenenza che vanno oltre la semplice associazione lavorativa. Questo legame contribuisce a un'unità etica e sociale più solida all'interno della società civile, contrapponendosi alla disgregazione tipica delle relazioni economiche individualistiche.

3) Spiega il significato di questa frase: «qui [nella corporazione] la ricchezza, nel proprio dovere verso la propria associazione, perde l'orgoglio e l'invidia che può suscitare».
La frase «qui [nella corporazione] la ricchezza, nel proprio dovere verso la propria associazione, perde l'orgoglio e l'invidia che può suscitare» significa che, all'interno della corporazione, la ricchezza non è più motivo di vanto personale o di invidia da parte degli altri membri. Questo avviene perché nella corporazione la ricchezza viene utilizzata per il bene comune e per adempiere ai doveri verso l'associazione stessa.

In questo contesto, la corporazione agisce come una "seconda famiglia" in cui i membri collaborano e si sostengono reciprocamente. La ricchezza individuale viene impiegata per aiutare la collettività, riducendo così il carattere accidentale e umiliante dell'aiuto ai poveri. Inoltre, il contributo alla corporazione rende la ricchezza un mezzo per ottenere onore e riconoscimento sociale basati su criteri di rettitudine e appartenenza, piuttosto che su meri successi materiali. Questo sistema etico e organizzativo riduce sia l'orgoglio del ricco, perché la sua ricchezza è vincolata a doveri comuni, sia l'invidia degli altri, poiché tutti beneficiano della solidarietà e della cooperazione interne alla corporazione.

In sintesi, all'interno della corporazione, la ricchezza viene vista come uno strumento per il bene collettivo, piuttosto che come una fonte di prestigio individuale o di divisione sociale.


Guida alla Comprensione


1) In che senso l'appartenenza al ceto evita all'individuo di dover dimostrare di «essere qualcuno»?
L'appartenenza al ceto, secondo Hegel, evita all'individuo di dover dimostrare di "essere qualcuno" perché la corporazione, come espressione del ceto, fornisce un riconoscimento intrinseco del valore e delle capacità dell'individuo. Questo riconoscimento è formalizzato e stabilito all'interno della struttura sociale, eliminando la necessità di prove ulteriori di bravura o tenore di vita esterno.

Nel testo si legge che nella corporazione "la famiglia non ha soltanto il terreno saldo in cui si assicura – in base alla capacità – la propria sussistenza e dispone di un patrimonio stabile [...], ma entrambe le cose le sono qui anche riconosciute". Questo implica che l'individuo, in quanto membro della corporazione, viene automaticamente considerato parte di una totalità con un riconoscimento sociale e professionale predefinito. Di conseguenza, "il membro di una corporazione non ha necessità di dar prova, con ulteriori dimostrazioni esterne, della propria bravura e del proprio ordinario tenore di vita, e di dimostrare che è qualcuno".

Pertanto, l'integrazione nella corporazione stabilisce un'identità e un'onorabilità riconosciute dalla società che sostituiscono la necessità di dimostrazioni esterne e contingenti per ottenere rispetto e status.

2) Fuori e dentro la corporazione l'individuo ottiene il «riconoscimento» di quello che è in due modi differenti: quali?
L'individuo ottiene il «riconoscimento» di quello che è in due modi differenti:

Dentro la corporazione: L'individuo ottiene riconoscimento attraverso la sua appartenenza alla corporazione stessa. La corporazione offre un terreno stabile per la sussistenza, riconosce la capacità e il patrimonio stabile dell'individuo e lo fa appartenere a una totalità che è un membro della società generale. Qui, il suo onore è legato al ceto e il suo ruolo e valore sono riconosciuti all'interno di una struttura collettiva e legittimata. Questo riconoscimento è dato dall'integrazione nella totalità della corporazione, che opera come una "seconda famiglia".
Fuori dalla corporazione: L'individuo, se non è membro di una corporazione legittimata, non ha un onore cetuale riconosciuto e il suo riconoscimento deve essere ottenuto attraverso dimostrazioni esteriori del suo successo nell'industria. Questo significa che l'individuo è ridotto al lato egoistico dell'industria, cercando di affermarsi attraverso i successi individuali e materiali, i quali sono illimitati e instabili. In assenza di un ceto riconosciuto, l'individuo deve dimostrare continuamente il proprio valore attraverso mezzi esteriori, generando invidia e orgoglio.

Quindi, all'interno della corporazione, il riconoscimento è strutturato, stabile e legato all'appartenenza a un ceto, mentre al di fuori della corporazione, è instabile e basato su successi individuali e materiali.

3) Che cosa significa che «la corporazione implica una limitazione del cosiddetto diritto naturale di esercitare la propria abilità»?
Nel contesto del testo, la frase «la corporazione implica una limitazione del cosiddetto diritto naturale di esercitare la propria abilità» significa che l'adesione a una corporazione comporta delle restrizioni sul diritto individuale, considerato naturale, di esercitare liberamente le proprie capacità e di guadagnare da esse. Questa limitazione è giustificata e regolamentata dalla corporazione stessa per diversi motivi razionali:

Determinazione Razionale dell'Abilità: L'abilità individuale viene inquadrata e valutata secondo criteri oggettivi e razionali, non lasciata alla sola opinione o al caso.
Sicurezza per Sé e per gli Altri: L'esercizio delle abilità è regolamentato per minimizzare i pericoli e garantire sicurezza, sia per chi le esercita che per gli altri.
Assicurazione e Riconoscimento: L'abilità viene riconosciuta ufficialmente e assicurata, il che significa che è protetta e legittimata.
Elevazione a un Fine Comune: L'abilità individuale è orientata verso il raggiungimento di un obiettivo comune e consapevole, superando così l'egoismo individuale.

Quindi, mentre il "diritto naturale" di esercitare liberamente le proprie capacità potrebbe sembrare illimitato, l'appartenenza a una corporazione impone una struttura che incanala queste abilità verso fini più ampi e collettivi, migliorando la coesione sociale e garantendo un ordinamento più stabile e giusto.

4) In che senso la corporazione è la «seconda radice etica dello Stato»? Rispondi spiegando perché, in quanto parte della corporazione, un lavoratore esce dall'ambito esclusivo del suo privato interesse e si dispone a vivere eticamente come cittadino dello Stato.
La corporazione è definita da Hegel come la «seconda radice etica dello Stato» perché essa rappresenta un passaggio cruciale dalla sfera dell'interesse privato a quella della vita etica collettiva. In altre parole, la corporazione agisce come un ponte che permette agli individui di trascendere il loro egoismo e di entrare in una dimensione di appartenenza e responsabilità verso la comunità.

Nel sistema hegeliano, la società civile è caratterizzata dalla frammentazione e dalla competizione tra individui che perseguono i propri interessi personali. In questo contesto, l'azione della «polizia» e delle «corporazioni» è fondamentale per correggere gli effetti negativi di tali dinamiche. La corporazione, in particolare, organizza i lavoratori dell'industria in modo tale che i loro interessi privati siano armonizzati con un fine universale e collettivo.

Ecco alcuni punti chiave dal testo che illustrano come la corporazione realizzi questa funzione:

Appartenenza e Identità (Paragrafo 251 e 253): Nella corporazione, il lavoratore trova una struttura di appartenenza che va oltre il mero interesse privato. Questa appartenenza conferisce un onore cetuale che riconosce il suo ruolo come membro di una totalità più ampia e non solo come individuo isolato. Questo riconoscimento permette al lavoratore di vedersi non solo come un perseguente del proprio interesse ma come parte di un collettivo con un fine più alto.
Tutela e Sostegno (Paragrafo 252): Le corporazioni non solo proteggono gli interessi economici dei loro membri ma offrono anche supporto e formazione, fungendo da «seconda famiglia». Questa funzione di sostegno e protezione aiuta a stabilizzare la vita economica e sociale del lavoratore, promuovendo una sicurezza che va oltre l'incertezza e l'isolamento tipici della società civile.
Dimensione Etica (Paragrafo 255): La corporazione unisce l'interesse particolare del lavoratore con l'universalità oggettiva, superando la disgregazione della società civile. Qui, il benessere particolare del lavoratore viene riconosciuto come diritto ma in un contesto che lo lega a un fine comune e universale. Questo permette al lavoratore di vivere eticamente, riconoscendo i propri doveri verso la comunità e lo Stato.
Elevazione e Riconoscimento (Paragrafo 254): La corporazione limita il cosiddetto diritto naturale di esercitare liberamente la propria abilità ma lo fa in modo razionale e ordinato. Questo processo di riconoscimento e regolamentazione eleva l'attività lavorativa a una consapevolezza etica e collettiva, liberandola dall'arbitrarietà e dall'egoismo.
Collegamento con lo Stato (Paragrafo 256): La corporazione rappresenta una fase intermedia che prepara il passaggio dalla società civile allo Stato. Nella corporazione, gli individui imparano a vedere i loro fini particolari come parte di un fine universale. Questa integrazione è essenziale per la costruzione di uno Stato etico in cui la volontà universale trova la sua piena realizzazione.

In sintesi, la corporazione permette al lavoratore di superare il suo esclusivo interesse privato, integrandolo in una comunità etica che riflette i valori e i fini dello Stato. Questa trasformazione è fondamentale per il passaggio dalla frammentazione della società civile all'unità etica dello Stato, facendo della corporazione la «seconda radice etica dello Stato».

Fonti: Zanichetti, libri scolastici superiori

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