Arthur Schopenhauer - Nel corpo si rivela la volontà


Immagine Arthur Schopenhauer
1) Introduzione
2) Lettura
3) Guida alla lettura
4) Guida alla Comprensione

Introduzione


Nel secondo libro del suo celebre lavoro "Il Mondo come volontà e rappresentazione", Schopenhauer ci introduce a un punto cruciale del suo processo di indagine filosofica. Qui avviene una transizione significativa: dall'ambito della rappresentazione, governato dalla logica del pensiero, si giunge al mondo autentico, dove la Volontà regna sovrana.

Secondo il pensiero del filosofo, la verità metafisica dell'essere, nota come la "cosa in sé" nell'ambito della filosofia kantiana, può essere svelata seguendo un percorso accessibile a ogni individuo. Questo cammino non si basa sulle capacità cognitive, bensì sull'esperienza diretta del proprio corpo. Attraverso la consapevolezza corporea, infatti, l'individuo riconosce se stesso come manifestazione della "volontà", in ogni sua manifestazione fisica, che si traduce sempre in una tensione mentale desiderante e una propensione all'azione. Partendo da questa intuizione, resa possibile dall'esperienza immediata, Schopenhauer estende poi il medesimo principio a tutti gli esseri viventi. In tal modo, ritiene di avere individuato il piano metafisico della realtà, un terreno che la filosofia della rappresentazione aveva dichiarato inaccessibile.


Lettura


18. In realtà sarebbe impossibile trovare il significato di questo mondo che ci sta dinanzi come rappresentazione, oppure comprendere il suo passaggio da semplice rappresentazione del soggetto conoscente a qualcosa d'altro e di più, se il filosofo stesso non fosse qualcosa di più che un puro soggetto conoscente (una testa d'angelo alata, senza corpo).

Ma il filosofo ha la sua radice nel mondo; ci si trova come individuo, e cioè la sua conoscenza, condizione e fulcro del mondo come rappresentazione, è necessariamente condizionata al corpo, le cui affezioni, come abbiam fatto vedere, porgono all'intelletto il suo punto di partenza per l'intuizione del mondo medesimo. Per il soggetto puramente conoscitivo il corpo è una rappresentazione come un'altra, un oggetto fra altri oggetti, i suoi movimenti e le sue azioni non sono per lui, sotto questo punto di vista, nulla di diverso dalle modificazioni di qualsiasi altro oggetto intuitivo, e gli resterebbero altrettanto estranei e incomprensibili se il loro significato non gli venisse rivelato in modo del tutto speciale.

Egli vedrebbe le sue azioni seguire con la costanza di una legge fisica i motivi che si presentano, proprio come le modificazioni degli altri oggetti seguono le cause, gli eccitamenti, i motivi. Però non potrebbe comprendere l'influenza dei motivi, più che non comprenda il collegamento degli altri effetti visibili con le loro cause. L'essenza intima e incomprensibile delle estrinsecazioni e delle azioni del suo corpo verrebbe da lui chiamata, come gli piacesse, piacere, forza, qualità o carattere; senza però che ne sapesse nulla di più positivo.

Ora le cose non stanno punto così; anzi al contrario: è l'individuo, il soggetto conoscente, quello che dà la parola dell'enigma; e questa si chiama volontà. Questa parola, questa sola, offre al soggetto la chiave della propria esistenza fenomenica; gliene rivela il significato, e gli mostra il meccanismo interiore che anima il suo essere, il suo fare, i suoi movimenti.

Al soggetto conoscente che deve la sua individuazione all'identità con il proprio corpo, esso corpo è dato in due maniere affatto diverse: da un lato come rappresentazione intuitiva dell'intelletto, come oggetto fra oggetti, sottostante alle loro leggi; ma insieme dall'altro lato, è dato come qualcosa di immediatamente conosciuto da ciascuno, e che vien designato col nome di volontà.

Ogni atto reale della sua volontà è sempre infallibilmente anche un movimento del suo corpo; il soggetto non può voler effettivamente un atto, senza insieme costatare che questo atto appare come movimento del suo corpo. L'atto volitivo e l'azione del corpo non sono due stati differenti, conosciuti in modo obiettivo, e collegati secondo il principio di causalità; non stanno tra loro nella relazione di causa ed effetto: sono, al contrario, una sola e medesima cosa che ci è data in due maniere essenzialmente diverse: da un lato immediatamente, dall'altro come intuizione per l'intelletto. L'azione del corpo non è che l'atto della volontà oggettivato, cioè divenuto visibile all'intuizione.


Guida alla lettura


1) Spiega il significato della metafora della testa d'angelo, con riferimento al soggetto conoscitivo.
La metafora della "testa d'angelo alata, senza corpo" si riferisce al concetto che il filosofo stesso, inteso come soggetto conoscitivo, non può essere considerato solo come un ente che osserva oggettivamente il mondo ma deve essere compreso come qualcosa di più complesso e radicato nella realtà fenomenica.

In base al testo fornito, Schopenhauer spiega che il filosofo non può comprendere appieno il mondo come rappresentazione se non considera la sua stessa esistenza e il suo rapporto con il mondo fenomenico. La metafora suggerisce che il filosofo non può essere semplicemente un ente astratto o trascendente ma deve essere considerato come un individuo incarnato, connesso al mondo attraverso il suo corpo e le sue esperienze corporee.

Quindi, la "testa d'angelo alata, senza corpo" rappresenta metaforicamente il concetto che il filosofo non può essere solo un soggetto conoscente distaccato e incorporeo ma deve essere compreso come un individuo radicato nella realtà corporea e soggetto alle sue leggi e influenze.

2) Descrivi i passaggi che portano a spostare l'attenzione dal pensiero del filosofo alla sua esperienza come individuo e come corpo vivente.
Il testo indica che Schopenhauer sposta l'attenzione dal pensiero astratto del filosofo alla sua esperienza individuale e corporea attraverso diversi passaggi:

Schopenhauer evidenzia che il filosofo non può comprendere appieno il significato del mondo e il passaggio dalla semplice rappresentazione alla realtà senza considerare se stesso come più di un semplice soggetto conoscente. Questo suggerisce un'iniziale consapevolezza dell'importanza dell'esperienza personale.

Schopenhauer sottolinea che il filosofo ha la sua radice nel mondo come individuo, il che implica un riconoscimento dell'importanza dell'esperienza soggettiva nell'approccio alla comprensione del mondo.

Il concetto di volontà viene introdotto come la chiave per comprendere l'esistenza fenomenica e il meccanismo interiore che anima l'essere. Questo sposta l'attenzione dal pensiero astratto alla volontà come esperienza soggettiva e personale.

Schopenhauer continua a illustrare come ogni atto della volontà si manifesti come un movimento del corpo, evidenziando l'interconnessione tra esperienza interiore e azione corporea.

Questi passaggi conducono alla trasformazione dell'attenzione dal pensiero del filosofo alla sua esperienza personale e corporea, enfatizzando l'importanza di comprendere il mondo attraverso la lente dell'esperienza individuale anziché solo attraverso il pensiero astratto.

3) Come emerge dal testo il concetto di volontà?
Dal testo emerge il concetto di volontà come l'essenza profonda che anima l'essere umano e gli esseri viventi. Schopenhauer sostiene che la volontà è la parola chiave dell'esistenza fenomenica dell'individuo e che ogni atto della volontà si manifesta come un movimento del corpo. La volontà non è solo un concetto astratto ma una realtà vissuta e immediata, percepite sia soggettivamente che oggettivamente. Infatti, l'azione del corpo è considerata l'oggettivazione dell'atto della volontà, visibile all'intuizione.

In sostanza, il concetto di volontà emerge come l'essenza fondamentale che guida le azioni e i movimenti dell'essere umano, rivelando il significato profondo della propria esistenza fenomenica.

4) Distingui i due modi in cui il soggetto può conoscere il suo corpo.
Nel testo, Schopenhauer descrive due modi in cui il soggetto può conoscere il proprio corpo:

Come rappresentazione intuitiva dell'intelletto: Il corpo è considerato come un oggetto fra gli altri oggetti, sottoposto alle leggi e ai principi dell'intelletto. Questo modo di conoscere il corpo è quello tipico della percezione sensoriale e della comprensione razionale.
Come qualcosa di immediatamente conosciuto da ciascuno: Qui il corpo è inteso come una realtà soggettiva immediata, non mediata dalla percezione sensoriale o dalla riflessione intellettuale. Questo tipo di conoscenza del corpo è descritto come una conoscenza diretta e immediata, senza l'intermediazione di concetti o rappresentazioni.

Quindi, il soggetto può conoscere il proprio corpo sia attraverso una percezione oggettiva e razionale, sia attraverso un'esperienza soggettiva immediata e intuitiva.

5) Che rapporto c'è, secondo Schopenhauer, tra atto volitivo e azione del corpo?
Secondo Schopenhauer, non c'è una separazione tra atto volitivo e azione del corpo; sono invece due aspetti della stessa realtà. Ogni atto della volontà si manifesta sempre come un movimento del corpo. L'atto volitivo e l'azione del corpo non sono considerati come stati separati legati da una relazione di causa ed effetto ma sono piuttosto una singola e medesima cosa, percepita in modo diverso. L'azione del corpo è semplicemente l'atto della volontà oggettivato, diventato visibile all'intuizione.


Guida alla Comprensione


1) Secondo Schopenhauer il corpo permette di compiere un'esperienza conoscitiva diversa da quella intellettuale. Spiega di che cosa si tratta, aggiungendo eventualmente qualche esempio.
Secondo Schopenhauer, il corpo permette di compiere un'esperienza conoscitiva diversa da quella intellettuale attraverso il sentire di sé stesso come volontà. Questo tipo di esperienza non si basa sulle capacità conoscitive intellettuali ma sul sentire diretto del proprio essere come volontà, caratterizzato da una tensione mentale desiderante e da una propensione all'azione.

Un esempio di questa esperienza potrebbe essere quando una persona si sente profondamente desiderosa di qualcosa, come il desiderio di mangiare quando si è affamati. In questo caso, non è tanto l'intelletto che guida il desiderio ma piuttosto la volontà che si manifesta attraverso sensazioni corporee di fame e il conseguente desiderio di soddisfare quel bisogno fisico.

Questa forma di conoscenza corporea, basata sul sentire immediato di sé stesso come volontà, è considerata da Schopenhauer cruciale per comprendere la verità metafisica dell'essere e il passaggio dal mondo della rappresentazione al mondo reale dominato dalla Volontà.

2) Spiega la differenza tra soggetto, nel senso filosoficointellettuale, e soggetto conoscente, nel senso concreto di individuo che fa esperienze conoscitive.
Nel senso filosofico-intellettuale, il concetto di "soggetto" si riferisce a un'entità che possiede coscienza, razionalità e capacità di percezione. Questo concetto è spesso usato in filosofia per indicare l'individuo pensante e percepente, capace di esperire il mondo e di riflettere su di esso.

D'altra parte, nel senso concreto di individuo che fa esperienze conoscitive, il termine "soggetto conoscente" si riferisce a un individuo reale che si immerge nell'esperienza, che percepisce e conosce il mondo circostante attraverso i sensi e la mente. Questo individuo è soggetto alle leggi della percezione, della conoscenza e la sua comprensione del mondo è condizionata dalle sue capacità cognitive e dalle sue esperienze personali.

Nel testo, Schopenhauer discute del soggetto conoscente come individuo che rivela il significato dell'enigma del mondo attraverso la sua volontà. Questo soggetto conoscente è quindi sia un individuo reale che fa esperienze conoscitive, sia un ente intellettuale che riflette sulla natura dell'esistenza.

3) Schopenhauer sottolinea che tra volizione della mente e azione del corpo non c'è un rapporto di causaeffetto. Che cosa significa e quali implicazioni ha questa affermazione?
Questa affermazione di Schopenhauer indica che non vi è una relazione di causa ed effetto tra la volizione della mente e l'azione del corpo. In altre parole, non si può considerare l'atto di volontà come la causa diretta dell'azione corporea, né l'azione corporea come l'effetto diretto della volizione della mente.

Questo concetto ha diverse implicazioni:

Unità dell'Essere: Schopenhauer sostiene che l'atto di volontà e l'azione del corpo sono due aspetti della stessa realtà, anziché due entità separate legate da una relazione di causa ed effetto. Questo suggerisce un'unità fondamentale dell'essere umano, dove la mente e il corpo sono interconnessi.
Rifiuto del Determinismo: Questa prospettiva mette in discussione il determinismo causale, secondo cui ogni evento è causato da eventi precedenti in una catena infinita di cause ed effetti. Schopenhauer suggerisce che l'atto di volontà e l'azione corporea non seguono questa logica deterministica ma sono piuttosto manifestazioni simultanee di una realtà più complessa.
Dualità di Prospettiva: Schopenhauer distingue tra la prospettiva soggettiva, dove l'atto di volontà è esperito direttamente, e la prospettiva oggettiva, dove l'azione corporea è percepita come un fenomeno esterno. Questa dualità di prospettiva suggerisce che la comprensione completa dell'essere umano richiede un'esplorazione sia della dimensione soggettiva che di quella oggettiva.

In breve, questa affermazione di Schopenhauer suggerisce che la relazione tra mente e corpo è più complessa di una semplice causa ed effetto, e invita a considerare l'essenza dell'essere umano in modo più ampio e integrato.

Fonti: Zanichetti, libri scolastici superiori

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