Epicuro - Giustizia e senso del giusto derivano dai patti


Immagine Epicuro
1) Introduzione
2) Lettura
3) Guida alla lettura
4) Guida alla Comprensione

Introduzione


Il filosofo Diogene Laerzio ci tramanda una serie di 40 Massime fondamentali attribuite a Epicuro, il celebre pensatore dell'antichità. Queste brevi sentenze, concepite per essere facilmente memorizzate, rappresentano un punto focale nei principi dell'esistenzialismo epicureo. Sebbene non sia possibile stabilire con certezza se furono effettivamente scritte da Epicuro stesso, esse contengono gli insegnamenti fondamentali su come condurre una vita felice. Le prime quattro massime, ad esempio, compongono il famoso "quadrifarmaco", un insieme di principi guida per raggiungere la felicità. Interessanti sono anche alcune delle ultime massime, che offrono uno sguardo nella concezione epicurea della giustizia, un tema di cui abbiamo poche altre fonti. Secondo Epicuro, la società nasce da un accordo tra individui, motivato dalla ricerca del benessere comune. Questo concetto sottolinea come i principi di giustizia siano soggetti all'evoluzione delle leggi nel corso del tempo.


Lettura


XXXI. La giustizia propria della natura è un simbolo del conveniente, in vista del non danneggiare e non essere danneggiati reciprocamente.
XXXII. Non ci sarebbe né giustizia né ingiustizia per quegli animali che non sono in grado di stringere patti al fine di non danneggiare né essere danneggiati reciprocamente. E lo stesso vale anche per quanti, tra i popoli, non hanno saputo o voluto stringere patti per non danneggiare o essere danneggiati.
XXXIII. Non c'è qualcosa come una giustizia in sé, ma solo un certo accordo nei rapporti reciproci e sempre limitatamente a quei luoghi in cui c'è un impegno a non danneggiare né ad essere danneggiati vicendevolmente.

XXXIV. L'ingiustizia non è, in se stessa, un male, ma lo diventa nella paura che nasce dal timore di non sfuggire a chi è preposto a punire simili atti.
XXXV. Non è possibile che chi compie di nascosto un atto contro i patti convenuti di non danneggiare e non essere danneggiati abbia fondata fiducia di non essere scoperto, anche se fino ad oggi fosse riuscito a rimanere impunito diecimila volte. Infatti, non potrà mai sapere se lo rimarrà fino alla morte.

XXXVI. Dal punto di vista generale, la giustizia è la stessa per tutti: perché è qualcosa di utile nei rapporti reciproci di una collettività; ma per la particolarità di un luogo specifico o di qualsiasi causa circoscritta, non è detto che per tutti sia giusta la stessa cosa.

XXXVII. Ciò che è attestato giovare nei bisogni di una collettività, ha il carattere del giusto, tanto che sia il medesimo per tutti quanto che non lo sia. Qualora, poi, si istituisca una legge, ma essa non si adatti all'utile della collettività, questo non riveste più la natura del giusto. E qualora varii l'utile in rapporto alla giustizia e per qualche tempo si adatti alla prolessi, ciò non di meno per quel periodo di tempo era giusto, per quanti non si turbano per parole vuote, ma guardano ai fatti.

XXXVIII. Quando, in assenza di circostanze nuove, le cose considerate giuste a partire dai fatti si rivelano non conformi alla prolessi, queste non sarebbero giuste. Quando, invece, è per l'intervento di nuove circostanze che le stesse cose poste come giuste non sono più convenienti, allora vuol dire che erano giuste finché erano utili alla convivenza collettiva, mentre poi non lo sono più state, perché non recavano giovamento.


Guida alla lettura


1) Che cos'è un patto?
Secondo Epicuro, un patto è un accordo o un contratto tra gli uomini. È un'intesa reciproca mediante la quale le persone si associano per poter raggiungere ciò che è utile per loro. Questo patto può riguardare il non danneggiare né essere danneggiati reciprocamente, contribuendo così alla convivenza pacifica e al benessere della società.

2) Da quale timore nasce la disposizione all'accordo secondo Epicuro?
Secondo Epicuro, la disposizione all'accordo nasce dal timore di non sfuggire a chi è preposto a punire gli atti contrari ai patti convenuti di non danneggiare e non essere danneggiati.

3) Che cosa deriva dal patto per la coscienza che gli individui hanno della giustizia?
La coscienza che gli individui hanno della giustizia deriva dal patto che Epicuro sostiene sia alla base della nascita della società. Epicuro sostiene che gli uomini si associino per poter ricercare ciò che è utile e da questo patto nascono i principi di giustizia. La consapevolezza della giustizia si fonda quindi sulla reciproca promessa di non danneggiarsi reciprocamente, un principio che emerge dall'accordo tra gli individui all'interno della società.

4) In che modo la legge genera comunque una tendenza a rispettare i patti?
La legge genera una tendenza a rispettare i patti in quanto stabilisce norme e regole che definiscono ciò che è giusto e ciò che è sbagliato all'interno di una società. Queste norme legali fungono da deterrente nei confronti di coloro che potrebbero essere tentati di violare i patti o di comportarsi in modo ingiusto. Inoltre, la presenza di leggi stabilisce un sistema di punizioni per coloro che infrangono i patti, il che può dissuadere ulteriormente comportamenti scorretti. Pertanto, anche se la giustizia non è intrinseca, dipende dagli accordi reciproci e dalle leggi. La presenza di queste leggi promuove il rispetto dei patti e dei principi di giustizia.


Guida alla Comprensione


1) Che cosa significa che la giustizia deriva dai patti umani?
Secondo Epicuro, la giustizia deriva dai patti umani nel senso che la società e le norme di giustizia nascono da un patto volontario tra gli individui. Questo patto è un accordo attraverso il quale le persone si associano per perseguire ciò che è utile e conveniente per la loro convivenza. In altre parole, la giustizia è il risultato di un consenso reciproco tra gli esseri umani per evitare di danneggiarsi reciprocamente e per garantire il benessere collettivo. Epicuro sottolinea che i principi di giustizia dipendono dalle leggi stabilite dagli uomini, le quali possono variare nel tempo in base alle necessità e alle circostanze della società.

2) Spiega il motivo negativo del patto, che mira a evitare il male individuale, e quello positivo che mira all'utilità sociale.
Il motivo negativo del patto, come descritto da Epicuro nella XXXII Massima, riguarda l'evitare il male individuale, cioè il danno reciproco tra gli individui. Epicuro afferma che per gli animali e per quei popoli che non sono in grado di stringere patti reciproci, non ci sarebbe né giustizia né ingiustizia, in quanto la capacità di formare accordi per evitare il danneggiamento reciproco è fondamentale per la concezione di giustizia di Epicuro.

Il motivo positivo del patto, invece, è quello che mira all'utilità sociale, come indicato nella XXXVII Massima. Epicuro afferma che ciò che è attestato giovare nei bisogni di una collettività ha il carattere del giusto, indicando che ciò che è utile per il benessere della comunità è considerato giusto. Tuttavia, se una legge o un accordo non si adattano all'utilità della collettività, allora non rivestono più la natura del giusto secondo l'interpretazione epicurea. In sostanza, Epicuro considera giusto ciò che è utile per la società nel suo insieme.

3) Qual è il valore civile che Epicuro attribuisce alla giustizia, negandole un valore in sé?
Epicuro attribuisce alla giustizia un valore civile basato sull'utilità e sul benessere della collettività. Egli nega l'esistenza di una giustizia intrinseca o assoluta, sostenendo che la giustizia dipende dagli accordi reciproci e dalle leggi che regolano i rapporti tra gli individui. In altre parole, ciò che è giusto è ciò che risulta utile per la convivenza pacifica e il benessere della società. Epicuro enfatizza il concetto che la giustizia non è un concetto statico, ma può variare in base alle circostanze e all'utilità che essa apporta alla collettività.

Fonti: Zanichetti, libri scolastici superiori

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