Aristotele - L'apprensione dei principi


Immagine Aristotele
1) Introduzione
2) Lettura
3) Guida alla lettura
4) Guida alla Comprensione

Introduzione


Nell'ambito degli Analitici secondi, viene trattato il concetto del sillogismo scientifico, una forma di ragionamento che conduce a conclusioni certe a partire da premesse vere. Tuttavia, sorge un'importante questione: poiché la verità delle premesse deriva dalle conclusioni di sillogismi precedenti, c'è il rischio di rimandare all'infinito la fondazione della catena di deduzioni. Aristotele affronta questa sfida introducendo il concetto di "principi", le premesse prime da cui dipendono tutti i sillogismi all'interno di una scienza. Questi principi sono indimostrabili e devono essere conosciuti intuitivamente. Nella conclusione degli Analitici secondi, Aristotele esplora il processo attraverso cui è possibile risalire ai principi fondamentali che permettono di definire l'essenza degli oggetti di studio di una scienza. Egli individua l'"intelletto" come la facoltà intuitiva che guida questo processo, sintetizzando le esperienze accumulate nella memoria per giungere all'universale. Utilizzando un metodo induttivo, si risale ai principi, mentre la scienza che ne deriva è dimostrativa. Con questa concezione, Aristotele supera il problema dell'origine della conoscenza in modo diverso rispetto a Platone.


Lettura


Per ciò che riguarda, dunque, il sillogismo e la dimostrazione, che cos'è ciascuno e come si costituisce, è evidente, ed al tempo stesso anche per ciò che riguarda la scienza apodittica: infatti è la stessa cosa.

Invece per ciò che riguarda i principi, come diventano noti e qual è l'abito che li rende noti, a coloro che precedentemente hanno incontrato difficoltà sarà chiaro da quanto segue. Che dunque non possa capitare di conoscere scientificamente mediante la dimostrazione senza conoscere i principi primi immediati, si è detto prima.

Quanto invece alla conoscenza dei immediati, si potrebbero sollevare delle difficoltà: se sia la medesima o non sia la medesima apodittica, e se di ciascuna delle due cose vi sia scienza, oppure dell'una scienza, dell'altra un altro genere , e se gli abiti, non essendo innati, si ingenerano, oppure, essendo innati, sono passati inavvertiti.

Ora, se quei sono un nostro possesso, vi è un assurdo: infatti avviene che passi inosservato di possedere delle conoscenze più rigorose della dimostrazione.

Se invece li acquisiamo non possedendoli precedentemente, come potremmo renderli noti e come potremmo apprenderli da una conoscenza che prima non sussiste? In effetti è assurdo, come abbiamo detto anche nel caso della dimostrazione. È evidente, pertanto, che né è possibile che siano un nostro possesso, né che si ingenerino in coloro che li ignorano e che non ne hanno nessun possesso. È necessario, pertanto, possedere una certa facoltà , però non possederne una tale che per esattezza sia più pregevole di essi.

La medesima , per la verità, risulta sussistere per tutti i viventi. Ché essi possiedono una connaturata facoltà di distinguere che si chiama sensazione; però, pur essendo presente la sensazione, in alcuni tra i viventi si ingenera una persistenza dell'impressione sensibile, in altri non s'ingenera.

Ebbene, per tutti quelli per i quali non s'ingenera, o totalmente o nell'ambito di quelle cose per le quali non s'ingenera, non vi è conoscenza all'infuori del sentire; invece in quelli nei quali , oltreché sentire è insito l'avere in più nell'anima. E col verificarsi di molte di questo tipo, si origina già una differenza, per cui per gli uni dalla persistenza delle cose di questo genere sorge una nozione, per altri no.

Dalla sensazione si origina dunque il ricordo, come diciamo, e dal verificarsi spesse volte il ricordo della medesima cosa, l'esperienza: ché i molteplici ricordi costituiscono con il loro numero una sola esperienza.

E dall'esperienza o dall'universale che è tutto in riposo nell'anima, dall'uno a lato dei molti, che in tutti essi è insito, uno identico, si origina il principio dell'arte e della scienza: se abbia ad oggetto la generazione, dell'arte; se abbia ad oggetto ciò che è, della scienza.

Pertanto, né gli abiti sono innati come determinati, né si originano da alcuni abiti più noti, bensì dalla sensazione: come in una battaglia, verificandosi una fuga, se uno si arresta si arresta un altro, poi un altro ancora, fino a giungere all'inizio . L'anima risulta essere di tal fatta da essere in grado di sentire questa .

Ciò che s'è prima detto, non s'è detto chiaramente; esponiamolo di nuovo. Quando, in effetti, una delle cose indifferenziate si arresta, innanzitutto nell'anima un universale (e difatti si sente l'individuale, ma la sensazione è dell'universale: per esempio, dell'uomo, ma non dell'uomo Callia); tra questi si produce, a sua volta, un nuovo arresto, fino a che si fermino le prive di parti e gli universali: per esempio, «vivente di tal natura», fino a che a «vivente», e in questo in ugual modo.

Ora, è chiaro che per noi è necessario conoscere le cose prime per induzione: ed infatti è in questo modo che la sensazione produce in l'universale. E poiché, tra gli abiti relativi al pensiero con i quali diciamo il vero, gli uni sono sempre veri, gli altri accolgono il falso (per esempio, l'opinione e il ragionamento; invece la scienza e l'intellezione sono sempre ), e nessun altro genere di conoscenza è più esatto dell'intellezione, ed i principi sono più noti delle dimostrazioni, ed ogni scienza s'accompagna a ragionamento: dei principi non vi può essere scienza.

E poiché nulla può capitare che sia più vero della scienza ad eccezione dell'intellezione, si avrà intellezione dei principi, tanto se si indaga a partire da queste quanto che il principio della dimostrazione non è una dimostrazione, per cui neppure il della scienza è una scienza. Se, dunque, oltre la scienza non possediamo nessun altro genere veritiero , l'intellezione sarà principio di scienza. E, da un lato, essa sarà principio del principio e, dall'altro, ogni si rapporta ad ogni cosa in modo simile.


Guida alla lettura


1) Che cosa sono i principi?
I principi, secondo il testo di Aristotele, sono concetti fondamentali e indimostrabili da cui dipendono tutti i sillogismi all'interno di una scienza. Essi sono le basi su cui si fondano le deduzioni e le conclusioni raggiunte attraverso il ragionamento scientifico. Aristotele afferma che i principi sono necessariamente indimostrabili e devono essere conosciuti intuitivamente in modo evidente. In sostanza, sono le fondamenta su cui si erige il sapere scientifico e rappresentano la base a partire dalla quale si costruiscono le dimostrazioni e le conoscenze.

2) Possiamo conoscerli attraverso dimostrazioni?
Secondo Aristotele, i principi non possono essere conosciuti attraverso dimostrazioni. Egli sostiene che i principi sono necessariamente indimostrabili e devono essere conosciuti intuitivamente in modo evidente. La dimostrazione è un processo che parte dai principi per arrivare a conclusioni, ma i principi stessi non possono essere dimostrati, altrimenti si creerebbe un regresso infinito. Quindi, non possiamo conoscere i principi attraverso dimostrazioni ma solo mediante un'intuizione evidente.

3) Possediamo i principi in modo innato?
Secondo quanto discusso nel testo, Aristotele argomenta che i principi non sono posseduti innatamente. Egli spiega che i principi non possono essere nostri possedimenti, né si sviluppano in coloro che li ignorano. Aristotele sostiene che è necessario possedere una certa facoltà per acquisire i principi, ma questa facoltà non è superiore ai principi stessi in termini di valore. Quindi, possiamo concludere che, secondo Aristotele, i principi non sono posseduti in modo innato, ma sono acquisiti attraverso un processo che coinvolge la sensazione e l'intelletto.

4) Descrivi il passaggio dalla sensazione alla nozione di una cosa, attraverso il ricordo, seguendo il paragone dell'uomo con gli animali.
Il passaggio dalla sensazione alla nozione di una cosa, attraverso il ricordo, viene descritto da Aristotele mediante un confronto tra gli uomini e gli animali. Egli spiega che tutti i viventi possiedono una facoltà innata chiamata sensazione, che consente loro di percepire l'ambiente circostante. Tuttavia, mentre negli animali la sensazione può rimanere solo un'esperienza fugace, negli esseri umani essa può portare al ricordo e all'esperienza.

Aristotele afferma che alcuni individui possono avere una "persistenza dell'impressione sensibile", ovvero possono trattenere le sensazioni e trasformarle in ricordi. Questo avviene attraverso il processo di ricordo, nel quale l'individuo mantiene nell'anima l'impressione sensibile di ciò che ha percepito.

Successivamente, il ricordo ripetuto della stessa esperienza porta all'esperienza stessa, che consiste nell'accumulo di molteplici ricordi simili. È importante notare che l'esperienza non è solo la somma dei singoli ricordi, ma una conoscenza più ampia e generale che emerge dall'osservazione ripetuta di fenomeni simili.

Infine, dall'esperienza o dall'universale che è presente nell'anima, si origina il principio dell'arte e della scienza. Questo principio, che può essere applicato alla generazione (arte) o all'essere (scienza), si sviluppa grazie alla capacità dell'anima di elaborare e comprendere le nozioni ricavate dall'esperienza.

In sintesi, il passaggio dalla sensazione alla nozione di una cosa avviene attraverso il ricordo e l'esperienza, che permettono agli individui di acquisire conoscenze più ampie e generali rispetto alle semplici percezioni sensoriali. Questo processo è peculiare agli esseri umani, poiché possiedono la capacità di elaborare e comprendere le esperienze in modo più complesso rispetto agli animali.

5) Descrivi la formazione dell'universale secondo la metafora degli uomini dell'esercito che si fermano uno dopo l'altro.
Nel testo, Aristotele utilizza una metafora per descrivere la formazione dell'universale. Egli paragona questo processo al movimento degli uomini in un esercito che si fermano uno dopo l'altro. Questa analogia è utilizzata per illustrare come l'anima, attraverso la sensazione, giunga a formulare concetti universali.

Nella metafora, Aristotele spiega che quando si verifica una sensazione, essa genera un "arresto" nell'anima, simile al momento in cui un soldato si ferma durante una battaglia. Questo arresto rappresenta l'individuazione di qualcosa di particolare, di singolo, che è percepito attraverso i sensi. Tuttavia, successivamente, questo particolare viene generalizzato, esteso a una categoria più ampia, come quando un altro soldato si ferma dopo il primo, e così via. Ogni volta che si ferma un soldato (ovvero, ogni volta che si verifica una sensazione), si aggiunge una nuova dimensione all'universale, fino a che si raggiunge il concetto più generale, privo di parti, che rappresenta l'universale stesso.

Questo processo illustra come, attraverso la percezione sensoriale e il ricordo delle molteplici esperienze, l'anima arrivi a formulare concetti universali che rappresentano categorie più ampie di oggetti e fenomeni.

6) Definisci il concetto di induzione
Il concetto di induzione si riferisce a un metodo di ragionamento che consiste nell'estrarre conclusioni generali basate sull'osservazione di casi specifici. In altre parole, si tratta di inferire una regola generale o una conclusione universale a partire da osservazioni particolari o casi specifici. Ad esempio, se osserviamo ripetutamente che tutti i corvi che abbiamo incontrato sono neri, possiamo indurre che tutti i corvi sono neri. Tuttavia, l'induzione non garantisce la verità delle conclusioni in modo assoluto, poiché si basa sull'esperienza e può essere influenzata da casi non rappresentativi o da informazioni incomplete.

7) Tra dimostrazione e principio, chi dipende dall'altro?
Nel testo di Aristotele, si afferma che i principi sono necessari per la dimostrazione. Quindi, possiamo dire che la dimostrazione dipende dai principi. I principi sono le fondamenta su cui si basa la dimostrazione, poiché le premesse prime sono essenziali per costruire un ragionamento logico e scientifico.

8) Che cos'è l'intelletto?
Nel testo, l'intelletto è descritto come una facoltà che presiede alle operazioni attraverso cui si giunge all'universale. È un'abilità intuitiva che sintetizza le immagini accumulate nella memoria dall'esperienza. Aristotele utilizza l'intelletto come strumento per risalire ai principi fondamentali che permettono di fondare una scienza e definire l'essenza dei suoi oggetti. In breve, l'intelletto è la capacità di raggiungere una comprensione intuitiva e universale, che va oltre la semplice sensazione e esperienza empirica.

9) Che cosa sono gli universali?
Gli universali, nel contesto filosofico aristotelico, sono concetti o idee generali che rappresentano caratteristiche o proprietà comuni a più individui. Ad esempio, "umanità" è un universale che rappresenta la caratteristica comune a tutti gli individui che sono esseri umani. Gli universali sono concetti astratti che esistono al di fuori degli individui stessi e sono considerati fondamentali per la comprensione della realtà e per la formazione di concetti scientifici e filosofici. Aristotele distingueva tra universali in rebus, che esistono negli individui stessi, e universali ante rem, che esistono solo nella mente.


Guida alla Comprensione


1) Spiega la difficoltà del regresso all'infinito nella fondazione delle premesse del discorso scientifico.
La difficoltà del regresso all'infinito nella fondazione delle premesse del discorso scientifico è evidenziata nel testo attraverso l'analisi degli Analitici Secondi di Aristotele. Secondo Aristotele, il sillogismo scientifico, che è il fondamento del ragionamento scientifico, si basa su premesse vere che conducono a conclusioni certe. Tuttavia, poiché la verità delle premesse deriva dalle conclusioni di precedenti sillogismi, vi è il rischio di rimandare all'infinito la catena di deduzioni che costituiscono la base del ragionamento scientifico.

In altre parole, se ogni premessa deve essere dimostrata da un'altra premessa e questa a sua volta da un'altra ancora e così via all'infinito, non si arriva mai a una base solida su cui costruire il ragionamento scientifico. Questo porta a una sorta di circolarità nel processo deduttivo, poiché si finisce per dover dimostrare una premessa concludendo da altre premesse che sono a loro volta dimostrate dalla premessa originaria.

Questo regresso all'infinito mette in discussione la validità del metodo scientifico, poiché senza premesse fondamentali che non necessitano di ulteriori dimostrazioni, non sarebbe possibile costruire un sistema scientifico stabile e coerente. Aristotele affronta questa difficoltà introducendo il concetto di "principi" che sono premesse prime indimostrabili e conosciute intuitivamente. Questi principi fungono da fondamento stabile su cui si basa il ragionamento scientifico, consentendo di evitare il regresso all'infinito e di stabilire una base solida per la conoscenza scientifica.

2) Perché la conoscenza dei principi è necessaria alla scienza?
La conoscenza dei principi è necessaria alla scienza perché i principi costituiscono le fondamenta su cui si basa l'intera struttura del sapere scientifico. Essi rappresentano le verità fondamentali e indimostrabili da cui derivano tutte le altre conoscenze all'interno di una disciplina scientifica. Senza una comprensione chiara e intuitiva dei principi, non sarebbe possibile stabilire le basi solide su cui costruire dimostrazioni e ragionamenti scientifici. In altre parole, i principi forniscono il fondamento logico e concettuale su cui si basano le teorie e le deduzioni scientifiche, consentendo così di ottenere conoscenze certe e valide nel campo della scienza.

3) Perché non è derivabile dai procedimenti dimostrativi della scienza?
Il principio non è derivabile dai procedimenti dimostrativi della scienza perché esso stesso è la base su cui si fondano tali procedimenti. In altre parole, i principi sono necessariamente indimostrabili e devono essere conosciuti intuitivamente in modo evidente. Aristotele sostiene che senza conoscere i principi primi immediati non è possibile avere una conoscenza scientifica mediante la dimostrazione. Questo significa che i principi sono fondamentali e precedono i procedimenti dimostrativi della scienza, costituendo la base su cui tali procedimenti si basano anziché essere derivati da essi.

4) Considera l'ipotesi che i principi primi siano innati (come pensava Platone) e spiega in che modo Aristotele la respinge.
Aristotele respinge l'ipotesi che i principi primi siano innati, come sosteneva Platone, mediante un ragionamento basato sulla teoria dell'induzione e sull'importanza della sensazione e dell'esperienza nell'acquisizione della conoscenza.

Aristotele argomenta che se i principi fossero innati, sarebbe assurdo che alcuni individui possedessero conoscenze più rigorose della dimostrazione senza averle acquisite precedentemente. Questo implicherebbe che alcuni individui avrebbero una conoscenza preesistente, che sarebbe incoerente con il processo di acquisizione e formazione della conoscenza.

Invece, Aristotele sostiene che i principi non possono essere innati ma devono essere acquisiti attraverso la sensazione e l'esperienza. Egli spiega che dalla sensazione si origina il ricordo, dall'esperienza si forma l'universale e dai molteplici ricordi si sviluppa la conoscenza. Aristotele attribuisce grande importanza al ruolo della sensazione e dell'esperienza nel processo di formazione della conoscenza, sottolineando che è attraverso queste esperienze che si acquisiscono gli elementi primi su cui si basa la conoscenza.

Pertanto, Aristotele respinge l'ipotesi degli innatismi, sostenendo che i principi primi non sono innati, ma sono acquisiti attraverso l'esperienza sensoriale e il ragionamento induttivo.

5) Ricostruisci il ragionamento con cui Aristotele identifica l'intelletto come facoltà intuitiva e poi ne vede gli effetti in un procedimento induttivo.
Il ragionamento di Aristotele riguardo all'identificazione dell'intelletto come facoltà intuitiva e ai suoi effetti in un procedimento induttivo può essere ricostruito come segue:

Premessa sulla necessità dei principi indimostrabili: Aristotele sostiene che nelle scienze, i principi sono fondamentali ma indimostrabili, cioè non possono essere dedotti da altri ragionamenti. Questi principi sono la base da cui derivano tutte le conclusioni.
Riflessione sull'origine della conoscenza: Aristotele si chiede come sia possibile risalire a questi principi, ovvero alle premesse prime da cui dipendono tutti i ragionamenti all'interno di una scienza.
Identificazione dell'intelletto come facoltà intuitiva: Aristotele suggerisce che l'intelletto è la facoltà che presiede alle operazioni attraverso cui si giunge all'universale. L'intelletto sintetizza le immagini accumulate nella memoria dall'esperienza. In altre parole, l'intelletto è la capacità intuitiva che permette di comprendere i principi fondamentali senza bisogno di dimostrazioni logiche.
Procedimento induttivo: Aristotele spiega che il procedimento per risalire ai principi è induttivo. Si parte dall'esperienza e dal ricordo delle impressioni sensibili. Attraverso il processo di riflessione su molteplici esperienze simili, si giunge a formulare concetti universali. Questi concetti universali costituiscono la base per la formazione dei principi, da cui derivano le scienze.

In sintesi, Aristotele identifica l'intelletto come la facoltà intuitiva che permette di comprendere i principi fondamentali senza bisogno di dimostrazioni, e vede gli effetti di questa facoltà nel processo induttivo attraverso cui si giunge alla conoscenza dei principi.

6) Spiega come si combinano conoscenza degli universali (su base induttiva) e scienza degli oggetti (su base deduttiva).
Nel testo, Aristotele parla della combinazione tra la conoscenza degli universali ottenuta tramite l'induzione e la scienza degli oggetti ottenuta tramite la deduzione.

Conoscenza degli universali (induttiva): Aristotele spiega che la conoscenza degli universali, ovvero le idee generali o i concetti astratti, è ottenuta attraverso l'induzione. Questo processo inizia con l'esperienza sensoriale, durante la quale percepiamo molteplici casi particolari di una determinata cosa. Ad esempio, attraverso la sensazione, riconosciamo vari esemplari di "uomo". Queste molteplici esperienze si combinano nella nostra mente, formando un'idea generale di "uomo" che comprende tutte le caratteristiche comuni a tutti gli esemplari osservati. Questa idea generale è l'universale che emerge dall'induzione.
Scienza degli oggetti (deduttiva): Aristotele afferma che la scienza degli oggetti, che riguarda la conoscenza specifica e precisa degli oggetti stessi, è ottenuta tramite la deduzione. Questo processo implica l'utilizzo di ragionamenti deduttivi a partire da principi o assiomi fondamentali, noti intuitivamente e non derivati da altre dimostrazioni. Utilizzando questi principi come fondamenta, la mente procede logicamente attraverso dimostrazioni per giungere a conclusioni specifiche riguardanti gli oggetti di studio.

Quindi, per Aristotele, la combinazione avviene nel seguente modo:

Partendo dagli universali (induzione): La conoscenza degli universali fornisce la base da cui partire per costruire la scienza degli oggetti. Questi universali sono ottenuti tramite l'induzione, che aggrega le esperienze sensoriali per formare concetti generali.
Applicando la scienza degli oggetti (deduzione): Una volta acquisita la conoscenza degli universali, questa viene applicata come base per la deduzione. Utilizzando la deduzione, si possono derivare conclusioni specifiche riguardanti gli oggetti di studio, partendo dai principi universali noti.

In sintesi, la conoscenza degli universali (induzione) fornisce il fondamento su cui si basa la scienza degli oggetti (deduzione), consentendo di derivare conclusioni specifiche e precise attraverso ragionamenti logici e dimostrazioni.

Fonti: Zanichetti, libri scolastici superiori

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